Trenord, una saga senza buon senso: le ragioni dei pendolari, la burocrazia dell'azienda
Registriamo così un nuovo carteggio, con protesta, da parte di una ragazza pendolare che ha scelto di scrivere alla nostra redazione, informando dello scambio via mail avvenuto con i responsabili di Trenord. Riportiamo il botta e risposta in maniera integrale.
PIADENA – Ormai sembra essere un romanzo a puntate, dove però il lieto fine, per i pendolari e il buon senso, non c’è mai. Registriamo così un nuovo carteggio, con protesta, da parte di una ragazza pendolare che ha scelto di scrivere alla nostra redazione, informando dello scambio via mail avvenuto con i responsabili di Trenord.
Riportiamo il botta e risposta in maniera integrale. “Mi sono recata in stazione a Parma per prendere il treno nr. 20356 delle 19.22 – scrive la ragazza, riferendosi alla stazione di Piadena – e scopro che il treno è stato soppresso. L’unica alternativa rimasta era quello successivo ovvero il 20358. A causa del mancato viaggio nell’orario previsto ho perso un appuntamento importante con un cliente, inoltre sul treno successivo (il 20358) mi sentivo male per il caldo (soffro di pressione bassa) e la mancanza di aria condizionata. Visto l’ennesimo disservizio su questa linea ho scelto di non fare il biglietto. A bordo ho spiegato le mie motivazioni al controllore nr. 3102698 che però ha voluto lo stesso farmi un verbale di 42,50 euro (a fronte di un biglietto che costa 3,05 euro). In un primo momento mi sono rifiutata di dare le mie generalità, quindi il controllore ha pensato di chiamare il carabiniere in borghese nr. 536185 DM. Pertanto sono stata costretta a fornire il mio documento d’identità. Entrambi si sono rifiutati di fornirmi i loro nomi adducendo motivi di privacy, salvo poi sbandierare il mio documento in giro per la carrozza (il controllore l’ha preso con sè per andare ad aprire le porte e discutere con degli extracomunitari che volevano attraversare i binari mentre io venivo presidiata dal carabiniere neanche fossi una terrorista). Alla luce del danno subito per la perdita del mio appuntamento, per il comportamento indelicato dei due addetti citati sopra, e per l’ennesimo increscioso disservizio sulla rete Parma-Brescia (è nota la sequela di ritardi, sovraffollamenti fino al doppio della capienza su un’unica carrozza, condizioni igieniche e di sicurezza inesistenti, binario unico, incendi e quant’altro…), sono a richiedere un risarcimento pari a 500 euro per danni morali e materiali. Resto in attesa di vostra risposta nei tempi (da voi) stabiliti di 30 giorni. Qualora non sarà soddisfacente, procederò a vie legali a titolo personale, oltre alla class action già avviata verso Trenord per i disservizi su questa linea”.
La risposta alla prima mail del 9 giugno giunge il 23 dello stesso modo: non propriamente una replica celere: “Gentile signora, in merito al suo reclamo del 9 giugno – si legge nella risposta – innanzitutto le precisiamo che il possesso del biglietto, sui nostri treni, è indispensabile, anche per motivi assicurativi. Inoltre tutti coloro che, a qualsiasi titolo, utilizzano il servizio di trasporto erogato da Trenord, sottostanno alle disposizioni contenute nelle Condizioni Generali di Trasporto. Alla Sezione 5, Capitolo 14, Articolo 78 delle Condizioni Generali di trasporto, è indicato ‘Ove il passeggero sanzionato non corrisponda il dovuto, ai fini dell’elevazione del Verbale di Accertamento, lo stesso è tenuto a declinare le proprie generalità e comprovare le stesse con l’esibizione di un documento di riconoscimento valido. In caso di mancata presentazione di idoneo documento di riconoscimento il personale addetto al controllo provvede a fare scendere dal treno il trasgressore, elevando la sanzione con l’ausilio delle Forze dell’Ordine.’ Pertanto, il Capo Treno ha seguito la normativa corrente. Distinti saluti”.
La nuova risposta, ovviamente piccata, è sempre della pendolare. “Peccato – scrive la ragazza – avevate la possibilità di fare qualcosa di buono per rimediare almeno in parte ai disagi occorsi, e invece… vedo che continuate a voler avere ragione anche contro ogni evidenza. Non da ultimo il treno Brescia-Parma 20331 di stamattina soppresso che ha arrecato l’ennesimo disagio a noi pendolari. Oppure i due treni che questa settimana, nel picco del caldo pomeridiano si sono fermati inspiegabilmente per delle mezzore sotto al sole in mezzo alla campagna (e senza l’aria condizionata) sulla tratta Brescia-Parma. E’ solo una questione di tempo e ci scapperà il morto… E dato che avete l’indelicatezza di tirare in ballo “motivi assicurativi” e di citare degli articoli di legge, vi invito a leggere quanto previsto dal Codice Penale sul reato di disastro colposo: ai sensi dell’art. 430 c.p.: “Chiunque cagiona un disastro ferroviario è punito con la reclusione da cinque a quindici anni”. “Il delitto di cui all’art. 432 c.p. è un reato a forma libera con evento di pericolo oggettivo e concreto – quanto alla forma la legge non specifica la condotta delittuosa, ma considera tali tutti gli atti e le omissioni del reo, che da soli o insieme con eventuali forze naturali esterne siano tali da determinare un pericolo per la sicurezza dei trasporti – e si tratta di reato con evento di pericolo perché per la sua esistenza non si richiede il verificarsi di un effettivo danno materiale che costituisce circostanza aggravante, ma è sufficiente l’insorgenza di uno stato di fatto che renda possibile il danno” . Cass. 16.1.1985, Bosco. Come detto sotto, data la risposta non soddisfacente, procederò per vie legali per danni morali e materiali e a fornire la vostra risposta al mio reclamo ai giornalisti che già scrivono quotidianamente dei vostri disservizi”.
redazione@oglioponews.it