Economia

CETA, Fava: "Lombardia farà pressioni perché non venga ratificato il trattato"

“Ben vengano le aperture ai nuovi mercati – conclude Fava - ma sulla tutela delle nostre denominazioni non accetteremo passi indietro”.

 

MILANO _  “Sul Ceta, l’accordo transatlantico di libero scambio con il Canada, sono molto scettico: mi auguro che non venga ratificato. Il prezzo per il sistema agricolo del Nord sarebbe troppo alto e annuncio che Regione Lombardia nelle prossime settimane utilizzerà tutti gli strumenti politici e istituzionali di cui dispone per convincere la maggioranza del Senato che la ratifica di un trattato di questo tipo potrebbe creare un precedente molto pericoloso e addirittura far ripartire quel processo, morto per scelta americana, del Ttip”.

Contro il Ceta si schiera apertamente l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che denuncia “l’estrema fretta nel tentativo di questo Parlamento, assolutamente delegittimato e a fine corsa, di voler a tutti i costi approvare in tempi rapidi questo trattato transatlantico, del quale francamente non si comprendono esattamente le necessità”.

La vocazione all’internazionalizzazione è da perseguire, per Fava, ma non ad ogni costo e sulle spalle delle imprese e del Made in Italy. “Che si sia un interesse da parte del sistema agroalimentare italiano ad incrementare la capacità di penetrazione nei mercati del Nord America è cosa nota – afferma l’assessore lombardo – ma che venga spacciata questa modalità, peraltro solo in minima parte afferente alle produzioni alimentari, per la soluzione di tutti i problemi e per l’apertura di fatto al mercato nordamericano è una panzana totale”.

Conseguenze pericolose. “Piuttosto – prosegue Fava – pare che il Pd e buona parte della maggioranza di governo fingano di ignorare le conseguenze devastanti che questo accordo potrebbe avere su alcune decine di denominazioni, che rischiano di vedere vanificati gli sforzi di decenni di investimenti in tutela e promozione”. E a pagare il prezzo più alto sarebbe l’economia alimentare del Nord, più propensa all’export.

“Lungi da me l’idea di iscrivermi al lungo elenco di complottisti, che in questo paese intravedono sistematicamente oscure manovre dietro ad ogni scelta di natura economica – si schermisce Fava -. Ciononostante, non posso non prendere atto del fatto che in questo momento soggetti con scarsa conoscenza del problema stiano sottovalutando le conseguenze di un’iniziativa che ci farebbe tornare indietro nel tempo”.

“Ben vengano le aperture ai nuovi mercati – conclude Fava – ma sulla tutela delle nostre denominazioni non accetteremo passi indietro”.

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