Economia

Marcella Boccia, appello ai lavoratori Composad: "Siate dalla parte di chi manifesta"

"Lavoratrici e lavoratori dell'azienda Composad, state vivendo anche voi un disagio, ce ne rendiamo conto tutti - scrive la donna - . Siete giustamente preoccupati per il vostro futuro. La situazione, per i lavoratori della ex cooperativa Viadana Facchini è, tuttavia, molto più disagevole della vostra".

VIADANA – E’ un autentico appello quello che Marcella Boccia intende lanciare ai lavoratori della Composad, gli stessi che nei giorni scorsi avevano protestato per lo sciopero chiedendo a gran voce: “Lasciateci lavorare”. Boccia è la donna, vice preside del centro provinciale Istruzioni adulti di Mantova, che nei giorni scorsi aveva dato il via a uno sciopero della fame proprio per solidarietà verso la situazione dei 271 licenziati della Composad. “Lavoratrici e lavoratori dell’azienda Composad, state vivendo anche voi un disagio, ce ne rendiamo conto tutti – scrive la donna – . Siete giustamente preoccupati per il vostro futuro. La situazione, per i lavoratori della ex cooperativa Viadana Facchini è, tuttavia, molto più disagevole della vostra, perché persone disoneste avevano già deciso per il loro futuro: li hanno derubati e sbattuti fuori, come bestie da macello. Purtroppo, nella vita può accadere a ciascuno di noi di perdere il lavoro o di doverlo rifiutare perché il contratto viola i nostri diritti: orari improbabili cambiati da un giorno all’altro, paga troppo bassa, capitali sociali che si pretendono, mentre i precedenti non vengono restituiti. Questo è accaduto ai lavoratori della ex Viadana Facchini fino a ieri. Oggi stanno valutando la nuova proposta e decideranno tutti insieme la scelta che riterranno migliore. Può darsi che la accetteranno o può darsi che saranno necessarie altre piccole modifiche da contrattare. Lo decideranno loro, in maniera democratica”.

“Diamogli tempo – esorta Marcella Boccia – . E ve lo dice una che non vede l’ora che la situazione si risolva, per poter riprendere a mangiare, poiché sta facendo lo sciopero della fame in loro solidarietà. Diamogli il tempo di risolvere questo grave problema, senza giudicarli, attaccarli, o, addirittura organizzare manifestazioni contro di loro. A tutti può capitare di trovarsi in una situazione come la loro. Ma se si è solidali, i tempi di risoluzione si accorciano. Voi avete un ottimo contratto, a condizioni che avete accettato perché positive, immagino. Il vostro posto di lavoro non è a rischio. L’azienda per la quale lavorate è molto ricca e i ricchi non vogliono dividere niente con nessuno. Ecco perché fomentano l’odio verso chi “fa perdere commesse” e vi chiedono di odiare chi non accetta le loro condizioni. Beh, rinunceranno ad una nuova Ferrari, in cambio di latte e pane per i bambini delle famiglie senza lavoro. I ricchi non fanno beneficenza. Producono ricchezza, e lo fanno per se stessi. Dove pende il piatto della bilancia, secondo voi? Con chi state? Con chi vi tratta da numeri e codici fiscali sulla busta paga, o con colleghi che stanno vivendo una vera e propria tragedia?”.

“Non voglio giudicare le vostre scelte – prosegue Boccia nel suo appello – ma vi garantisco che se aveste scioperato insieme a loro fin dall’inizio, per portare solidarietà alle donne e agli uomini che hanno perso il lavoro, l’azienda avrebbe prodotto un accordo favorevole in men che non si dica. Solo quando i lavoratori sono solidali, le battaglie si vincono e vincono tutti, chi sta dentro e chi sta fuori. Cosa accadrebbe se, fra un anno, la situazione si ribaltasse? Se foste voi ad essere derubati e sbattuti fuori, come bestie, cosa farebbero queste signore e questi signori che in questi giorni vedete stazionare davanti all’azienda, sotto al sole? Ve lo dico io, e mi ci gioco la testa: farebbero sciopero con voi. Vi mostrerebbero tutta la solidarietà ed il calore umano che neanche potreste immaginare. Vi preparerebbero da mangiare. Non organizzerebbero mai una manifestazione contro di voi. Vi difenderebbero da chi vi odia. Non ci conosciamo e, sinceramente, non so quanto conti la mia opinione, ma voglio ugualmente fare un appello al vostro cuore e chiedervi di ripensarci, di non fare azioni contro duecento famiglie in difficoltà, ma, anzi, unitevi a loro e fategli sentire che state dalla parte del popolo oppresso e non dei padroni schiavisti”.

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