Cronaca

Alessandra, casalese in Costa Rica: "Non c'è alcun Paradiso senza il proprio Inferno"

"Casalaschi, mi hanno chiesto se mi sento cittadina del mondo. Bè, ora che l’ ho visto posso rispondere con fermezza di no. Non perché non lo voglia. Perché non ci è permesso esserlo. Ormai il mondo è pieno di barriere, di stereotipi, di guerre, di gente armata tra un paese e l’altro che ti guarda come se fossi spazzatura".

COSTA RICA/CASALMAGGIORE – Torna a parlare il sito “Casalaschi nel Mondo”, torna a raccontare storie di ragazzi che da Casalmaggiore e dintorni sono partiti per nuove esperienze di vita all’estero. Proprio lunedì il portale ha pubblicato la storia di Alessandra Sarzi Braga, 26enne, da tre anni in Costa Rica. Ecco la sua storia, così come riportata sul sito.

“Mentre scrivo il nome del paese che è diventato la mia nuova casa, ho ventisei anni. Sono partita quando ne avevo 23. Sembrano pochi, tre anni. E in effetti sono passati con una velocità che mi ha sorpresa. A volte mi chiedo cosa sarebbe successo in questi tre anni se fossi rimasta a Casalmaggiore. Purtroppo, me lo immagino fin troppo bene. So già in linea di massima che cosa avrei fatto, ed è per questo che me ne sono andata. Perché non volevo che la mia vita fosse una lunga lista di ovvietà. Intendiamoci, casa è sempre casa. Non mi sento migliore o peggiore ad averla abbandonata, la mia terra sa che l’amerò per sempre. Ma si possono amare più posti contemporaneamente, ed io mi sento di dire che adoro questo pazzo, illogico, verde paese che è il Costa Rica.

Prima di partire non mi sono informata su nulla. Non sono andata a vedere foto su Google, non ho comprato una Lonley Planet da 70 euro, non ho cercato persone che già c’erano state. Nada. Armata solo di un coraggio che non sembrava essere il mio e qualche conoscenza  dell’inglese e dello spagnolo (che poi si sono rivelate inutili) sono piombata in un luogo dove le vie non hanno nomi e non esistono i numeri civici. Dove la sveglia al mattino è una scimmia urlatrice e le onde del mare ti accompagnano tutte le sere nel sonno più profondo. Dove c’è sempre caldo. Dove non potrai mai morire di fame o di sete. Dove impari ad amare la natura in tutte le sue forme, anche quelle meno belle. Potrei andare avanti giorni nel raccontare quanto è diverso e meraviglioso questo paese, ma ci sono altre cose più importanti da dire. Questo è un posto selvaggio. Se vuoi farne parte devi adattarti e dimenticare ogni pregiudizio,  accettando il fatto che qui tu sei un extracomunitario e come tale non hai diritto a nulla.

Siamo sinceri: non esiste nessun paradiso senza il proprio inferno. Poi, se vuoi vivere in uno o nell’ altro, quelli son fatti tuoi. L’ importante da sapere sul Costa Rica, però, è che non è così semplice come scrivono in internet. Non è il paese più felice del mondo, e nemmeno il più economico. Ho letto degli articoli dove si afferma che si può mangiare un pasto ricco per 5 euro. Ridicolo. E ho letto pure che si può prendere la residenza velocemente.  Io ho impiegato più di due anni solamente per riuscire a fare la richiesta di un permesso di lavoro. Nel mentre, ogni tre mesi abbiamo dovuto ( io e il mio compagno Luca ) uscire dal paese e rientrare per rinnovare la Visa, il permesso. Questo vuol dire andare in Nicaragua, paese uscito dalla guerra civile da solo una decina d’anni, stare li un giorno e poi tornare in Costa Rica. Sempre se ti lasciano passare. Quello che ho visto in quelle frontiere.. meglio lasciare stare. Non sono il genere di cose che si possano raccontare facilmente. Ho storie molte belle, ma anche storie molto brutte. E tutte insieme, fanno la MIA storia.

Casalaschi, mi hanno chiesto se mi sento cittadina del mondo. Bè, ora che l’ ho visto posso rispondere con fermezza di no. Non perché non lo voglia. Perché non ci è permesso esserlo. Ormai il mondo è pieno di barriere, di stereotipi, di guerre, di gente armata tra un paese e l’altro che ti guarda come se fossi spazzatura. Come potremo mai essere cittadini del mondo se ci sono posti in cui non ci lasciano entrare? Mi sembra una idea molto lontana dalla realtà. Mi sento casalasca perché tutta la mia cultura risiede in quei campi di angurie, nelle pietre antiche delle nostre chiese, nei pioppi della golena, nella nebbia , nel caldo e nel freddo, nella famiglia e negli amici, in quegli amici che quando torno posso riabbracciare e in quelli che ormai non ci sono più e che non ho potuto salutare.

Mi sento cittadina di questo nuovo paese perché condivido la libertà che ti permette avere. Ora stiamo molto bene: abbiamo affittato una attività ed abbiamo il nostro hotel a cento metri dal mare. Siamo in regola, abbiamo conti in banca e versiamo i contributi, siamo padroni di noi stessi. Ma non abbiamo iniziato così. Devi cominciare a lavorare in nero stando alle condizioni che ti offrono. Gli stipendi sono una miseria (io guadagnavo due dollari l’ora) ma qui è usanza dare la mancia ed è questa che ti permette di vivere. In due anni abbiamo guadagnato abbastanza per riuscire nella grande impresa. È questa la cosa che più mi piace di qui: se vuoi, puoi. Nulla a che vedere con la mentalità europea secondo la quale se sei giovane non sai nulla. Qui la gioventù e la salute sono doni del cielo, e così la penso anch’ io. Anche a costo di perdere credibilità con certi discorsi, voglio sottolineare l’ energia pura che luoghi del genere possono trasmetterti. Quando ci sono così tanti alberi- molti secolari-, così tanti animali che convivono, cascate di pioggia che disseta la terra. Ecco, tutto il resto non ha più importanza. Si, ti devi adattare. Devi adattarti a vivere in pieno. Pura Vida”.

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