Economia

Composad, si torna a trattare (forse più serenamente): ora in gioco tutti i 271 licenziati

Le regole di assunzione saranno ridefinite e tutti i 271 licenziati torneranno in gioco, venendo così incontro la motto “o tutti o nessuno” portato avanti da due delle sigle sindacali e dalla grande maggioranza dei lavoratori. Di contro gli scioperanti toglieranno il blocco a oltranza ai cancelli, pur mantenendo il presidio.

VIADANA/MILANO – Un po’ di sereno dopo la tempesta dentro la vertenza ex soci Viadana Facchini contro la nuova cooperativa appaltatrice dei lavori in Composad. Da martedì non c’è più il blocco ai cancelli dell’azienda di Saviola perché i manifestanti hanno voluto allentare la tensione come da più parti richiesto. Anche per dare segno di buona volontà nei confronti degli interlocutori. Stavolta i sindacati sembrano uniti. O per lo meno un riavvicinamento c’è stato: dopo il caos e la tensione dei giorni scorni, alla Viadana Facchini si intravedono spiragli di normalità o, senza esagerare, un sentiero per provare a sbloccare la situazione.

Dopo l’opposizione di Adl Cobas e Cisl, che hanno accusato Composad e i vertici della cooperativa di non rispettare accordi presi da tempo, calpestando così i diritti, e le buste paga, dei lavoratori, mentre la Cgil aveva provato a trattare con la nuova cooperativa 3L, chiamata appunto alle 200 assunzioni, su 271, partite nei giorni scorsi, ecco che stavolta tutte le sigle sindacali si sono sedute allo stesso tavolo. Lo hanno fatto martedì a Milano, per la precisione, presso l’Agenzia Regionale per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro: qui il presidente Ismail Marku ed il vice Paolo Zanazzi di Viadana Facchini, accanto ad Attilio Dadda per Legacoop e il funzionario Arifl Giuliano Spreafico, hanno incontrato i sindacati con Adl Cobas (Stefano Re), Fit Cisl (Emmanuele Monti ed il segretario regionale Bruno Verco), Uil (Enore Facchini) e Marzio Uberti per la Filt Cgil.

Da lì, da un tentativo di unione di intenti, si è ripartiti con un primario accordo: quale? Le regole di assunzione saranno ridefinite e tutti i 271 licenziati torneranno in gioco, venendo così incontro la motto “o tutti o nessuno” portato avanti da due delle sigle sindacali e dalla grande maggioranza dei lavoratori licenziati (come ha confermato il referendum dei giorni scorsi che ha rigetto l’accordo Legacoop-Facchini-Cgil-3L). Di contro gli scioperanti toglieranno (anzi hanno già tolto) il blocco a oltranza ai cancelli, pur mantenendo il presidio. Cosa accadrà ora? Un nuovo accordo è in attesa appunto di essere sviluppato e siglato entro la fine di giugno, come hanno garantito le parti dopo oltre sei ore di discussione. Un punto che rappresenta un raggio si sole in una vicenda da mesi parecchio nebulosa. L’importante, è stato chiarito, è che il reimpiego riguardi tutti i 271 operai, senza lasciare fuori nessuno.

“Fondamentalmente chiediamo che si torni a ragionare in termini di assunzioni reali, non con scadenze temporali e soprattutto con sotterfugi ed esclusioni nei confronti di chi ha sinora protestato – dice Stefano Re dei Cobas – . Se fino a poco tempo fa erano 350 i lavoratori occupati non si comprende perché adesso si debba scendere a 150-200. Eventualmente si deve ragionare seriamente sugli eusberi e trovare una soluzione soddisfacente in termini economici per tutti quelli che non troveranno posto. Ma non si può lasciare per strada gente che ha lavorato qui ogni giorno da 10-15 anni”.

Sui conti della Facchini interviene Ibrahim, un lavoratore senegalese iscritto alla Cisl: “Ci dicono che da quando siamo passati sotto l’Ati (Associazione temporanea d’impresa) siano stati persi in sette mesi più di un milione e trecentomila euro per la differenza tra una diminuzione del fatturato e le retribuzioni a noi erogate. Ma io credo che qualcuno ha messo quei soldi, non penso siano stati chiesti alle Banche e mi domando dove sono andati a finire?”. Infine lo stesso Ibrahim ritorna sulla polemica delle nuove assunzioni fatte non alla luce del sole. “A noi risulta che persone della nuova Cooperativa siano andati persino presso il Tempio Sikh di Martignana per cercare di arruolare nuovi soci. Ce lo sono venuti a dire loro stessi, indignati e contrariati.”

Rosario Pisani 

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