Cronaca

Cesare Barbieri, dall'eroina a ultramaratona Passatore "A me le sfide piace vincerle!"

"A un certo punto mi facevano male ginocchia e schiena. Ho preso un antidolorifico a metà gara ma non mi sono fermato. Sono arrivato al traguardo e solo dopo ho sentito tutta la fatica addosso e sono crollato"

REGGIO EMILIA – Ce l’ha fatta a percorrere quei 100 km che separano Firenze da Faenza. I 100 km del Passatore, l’ultramaratona forse più famosa in Italia e in Europa. 102,49 km per l’esattezza, percorsi in 12 ore, 2 minuti e 35 secondi ad una media di 7 minuti a km. Oltre 8000 calorie consumate (per chi ama i dati). “E’ stata un’altra sfida, e le battaglie mi piace vincerle”.

Non è la sfida più importante vinta quella dell’ultramaratona portata a termine da Cesare Barbieri, casalasco trapiantato da anni a Reggio Emilia. Aveva già vinto in passato la lotta più dura, quella con se stesso. Sembrano passati secoli, è passato poco più di un lustro da una vita difficile, dall’incontro con le droghe (“Le ho provate tutte”) sino all’eroina, dal carcere a Reggio Emilia, dalla lenta disintossicazione. Sei anni, un’ultramaratona tutta in salita, affrontata con fatica ma pure con la consapevolezza che, dopo aver toccato il fondo estremo, non resta che perdersi per sempre. Oppure risalire. Così è stato per Cesare. Sei anni di comunità (nel 2003 dopo che aveva iniziato da solo a disintossicarsi dietro le sbarre, il giudice aveva acconsentito a farlo entrare al CEIS Bellarosa di Reggio Emilia) a ricostruire se stesso con carattere. E’ lì, nella comunità che Cesare, grazie alla conoscenza di un volontario appassionato di running, fa la conoscenza con la corsa.

Il fisico minato dalla tossicodipendenza piano piano rinasce. “Ho iniziato con poche centinaia di metri, poi qualche chilometro, poi qualcosa in più”. Una scala con gradini da salire, uno per volta. Nel 2010 la prima Maratona, poi via via altre sino all’ultima sfida. Ha avuto un po’ di paura Cesare, prima di partire. Lo aveva comunicato su facebook, mettendosi a nudo. Nonostante la preparazione, nonostante l’allenamento ferreo. Paura di non farcela, un sentimento umano.

Ma il Cesare Barbieri nuovo è uno che non fugge, uno che le paure le affronta. “L’ultramaratona? E’ stata meno dura di altre prove – spiega – ho sofferto di più in altre maratone. Forse perché mi ero fissato un ritmo da tenere con la mia compagna di corsa, un ritmo tutto sommato fattibile. Ho corso sempre? Sì, tranne due chilometri in cui ho camminato, il resto è stata corsa. Sono arrivato al traguardo”.

Difficoltà? qualcuna, come del resto può capitare in una gara così lunga (vinta per la cronaca per il 12imo anno consecutivo dallo specialista Giorgio Calcaterra il 7 ore, 3 minuti e 54 secondi): “A un certo punto mi facevano male ginocchia e schiena. Ho preso un antidolorifico a metà gara ma non mi sono fermato. Sono arrivato al traguardo e solo dopo ho sentito tutta la fatica addosso e sono crollato”.

Ieri defaticamento in bicicletta e domani? “Adesso devo recuperare un attimo le forze, ma non abbandonerò l’ultramaratona. Sto già pensando al Trail delle Alpi Apuane (60 km con 1700 metri di dislivello, un’altra esperienza massacrante, ndr). Non abbandonerò la corsa, ma devo pensare anche al lavoro e voglio dedicare più tempo a mio figlio”.

Tra gli allenamenti, le maratone, il lavoro e il figlio anche l’impegno a portare la propria testimonianza ai ragazzi ancora in difficoltà. Per Cesare, che continua a collaborare con la comunità che l’ha aiutato ad uscire dalla droga, una missione. La testimonianza che si può uscire dalla droga e il fatto che l’esperienza – la sua esperienza di vita – possa servire ad altri è qualcosa che lo gratifica. “Riesco a stupirmi di me stesso, sono il primo a non credere a quello che riesco poi a fare. Per preparare il passatore ho rinunciato a tante cose, ma non ne sono pentito. Resta la soddisfazione di avercela fatta. Se mi guardo indietro? Sì, e se penso a quindici anni fa sono io il primo ad essere stupito”.

Dall’eroina all’ultramaratona la strada è tanta, più lunga dei 100 km del passatore. Ricca di ostacoli, richiede forza, tantissima forza e coraggio. Un aiuto ma prima di tutto la convinzione in se stessi. Una strada difficile, tremendamente difficile. Ma non impossibile: Cesare Barbieri lo testimonia ogni giorno, al di là della corsa, col sudore ed il sorriso.

Nazzareno Condina

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...