Cronaca

Viadana centro del gioco d'azzardo e le Grazie come luogo di culto per clan Arena

A rivelarlo un’intercettazione in cui si svelano alcuni dei traffici illeciti, relativi al mercato del gioco d’azzardo, e delle slot machine in particolare. Piazzare i cosiddetti totem per fare soldi, tanti soldi, mediante l’azzardo on line in particolare.

VIADANA – La polemica su migranti e centri di accoglienza tocca anche Viadana, ma lo fa questa volta per vie traverse. Perché tutto parte dall’operazione denominata Jonny, un’inchiesta, appunto, sul centro di accoglienza gestito da don Edoardo Scordio a Isola di Capo Rizzuto, provincia di Crotone. Le accuse di associazione mafiosa e truffa aggravata sono a carico dello stesso parroco e anche di Leonardo Sacco, governatore della Misericordia, centro di accoglienza da martedì commissariato.

Già, ma cosa c’entra Viadana? Beh, per cominciare don Scordio aveva presieduto nel 2009 il comitato d’accoglienza di alcuni viadanesi in visita a Isola di Capo Rizzuto. Ma sin qui nulla di male. Il problema è che Viadana ricorre spesso come città citata nell’ordinanza di fermo. A Viadana viveva, come noto, Pasquale Riillo, nome grosso della cosca Arena, arrestato poi all’interno della maxi operazione Aemilia e che avrebbe ospitato nel 2004 Pasquale Arena, nipote addirittura del capo cosca Nicola. A rivelarlo un’intercettazione in cui si svelano alcuni dei traffici illeciti, relativi al mercato del gioco d’azzardo, e delle slot machine in particolare. Piazzare i cosiddetti totem per fare soldi, tanti soldi, mediante l’azzardo on line in particolare.

Non è tutto: come dimostrano i nomi usciti in queste ore, in particolare quello di don Edoardo Scordio, gli Arena sono sempre stata uomini legati al mondo della chiesa e devoti alla Madonna. Ecco perché, tra le mete preferite dalla cosca vi era anche un posto non lontano da Viadana e sempre in provincia di Mantova, anzi alle porte della capoluogo di provincia virgiliano: il Santuario della Madonna delle Grazie. Sessanta lumini per sessanta anni di pace, come si evince da un’altra intercettazione, accesi da esponenti della cosca degli Arena per proseguire l’armistizio, dopo un lungo periodo sanguinoso, con l’altro clan dei Nicoscia.

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