Non solo Malagò, Grifoni per un Coni "con meno sprechi per sport". Ed è legato al Casalasco
Grifoni è legato al comprensorio Oglio Po più di quanto non si pensi. “Come presidente della Fiso, ho avuto modo di conoscere Carlo Stassano, che fu anzi mio presidente in un determinato periodo della storia della nostra federazione. Conosco anche Andrea Visioli, Corrado Arduini e Laura Scaravonati".
L’uomo solo al comando, almeno questa volta, ha qualcuno che lo osserva. Magari da lontano, magari mentre chi sta davanti va in fuga, perché sono in pochi oggi a credere alla non rielezione di Giovanni Malagò, il prossimo 11 maggio, alla guida del Coni nazionale. Eppure sfidarlo significa fare sentire la presenza e soprattutto garantirsi la possibilità, in un contraddittorio sempre salutare, di porre sul tavolo questioni e cahiers de doléances.
Lo sfidante è Sergio Grifoni, arriva dal mondo dell’orienteering, uno sport che certo non va per la maggiore. Ma il punto non è questo. “Cosa possa fare io? Anzitutto mettere sul tappeto diversi problemi, che ci sono da anni ma non vengono affrontati e così si incancreniscono. Come del resto già sto facendo sul mio blog “Il Coni che vorrei”. Giusto pochi giorni fa il Corriere dello Sport analizzava le attitudini dei giovani allo sport: il bilancio è drammatico, abbiamo ragazzi che si indeboliscono a gambe e braccia, che non sanno fare una flessione o apprendersi a una traversa. Tutto questo è preoccupante, anche perché i risultati sono in continuo peggioramento”.
Il Coni cosa può fare? “Io penso che Coni e programmi scolastici debbano essere compenetrati, perché si lavora sulla stessa materia prima, ossia sui giovani. Oggi invece la scuola ha difficoltà a collaborare con le varie federazioni sportive”. E l’esempio diretto arriva dallo stesso Grifoni. “Da due anni ad Arezzo seguo da vicino scuole elementari, medie, liceo scientifico, liceo sportivo e anche scuola professionale. Pochissimi di questi ragazzi passano poi alle varie Federazioni. E anche gli insegnanti sono disincentivati: prima avevano a disposizione un gruzzoletto di 3mila euro circa l’anno per organizzare attività extra curricolari il pomeriggio, oggi invece non più”.
Grifoni è legato al comprensorio Oglio Po più di quanto non si pensi. “Come presidente della Fiso, ho avuto modo di conoscere Carlo Stassano, che fu anzi mio presidente in un determinato periodo della storia della nostra federazione. Conosco anche Andrea Visioli, Corrado Arduini e Laura Scaravonati. E devo dire che l’Atletica Interflumina, che lanciò proprio Laura prima del suo passaggio al Gruppo Sportivo Forestale, è sempre stata una delle società meglio organizzate e attrezzate. Il mio amore per l’orienteering è stato un colpo di fulmine a 28 anni, un’età già matura e dove è difficile entrare nella categoria Elite. A 35 anni, infatti, nei Master, ho conquistato qualche titolo italiano. Dai 14 ai 16 anni ho praticato hockey su ghiaccio, dai 16 ai 24 il rugby, poi mi sono sposato e trasferito in America per approfondire la mia carriera nel campo dell’energia nucleare, con un grosso progetto portato avanti assieme ad aziende italiane e svedesi. Ecco, proprio in Scandinavia incontrai l’orienteering. E con questo sport o rimani indifferente o ti innamori: nel mio caso la seconda prospettiva. E’ una disciplina che unisce la geografia, materia che mi ha sempre appassionato, i boschi e la natura, che hanno sempre una magia da raccontare, e la corsa ossia l’attività fisica. Ecco, in un solo sport ho trovato tutto. E questo tutto mi ha conquistato per non lasciarmi più”.
Torniamo al rapporto con Casalmaggiore, ma da una nuova prospettiva. “Ai tempi in cui Stassano era presidente Fiso, parliamo di anni ’90, vi erano 700 scuole che facevano orienteering: significava portare 100-150mila ragazzi l’anno a conoscere questo sport. Ora di tutto questo sforzo resta pochissimo. E il problema è generale, non riguarda solo l’orienteering”.
Colpa del calcio cannibale? “La Figc ha un budget di 150 milioni l’anno, la seconda federazione arriva a 50 milioni e su questa cifra se ne attestano altre 3-4. Poi si scende e si arriva a 10 milioni, dopo di che abbiamo il mare magnum di tutti gli altri sport. La Fiso ha 500mila euro a disposizione. Il problema però non è nella distribuzione delle risorse, ma nel fatto che il Coni applica le stesse regole, lo stesso statuto, gli stessi organi di giustizia, la stessa mastodontica e pesantissima struttura per ogni Federazione, che si parli di calcio così come di scacchi o di dama. E per il 70-80% delle federazioni sportive, questo significa avere costi di gestione pazzeschi. Non solo: noi come Fiso facciamo addirittura due bilanci. Uno che va al Coni, nel quale nessuno ci capisce nulla, a meno che non sia un revisore dei conti; un altro fatto per noi, appositamente per comprendere qualcosa”.
C’è poi un dato che fa riflettere. “Su 28 medaglie azzurre a Rio – spiega Grifoni – 20 sono arrivate da gruppi sportivi militari. Se questi, come è accaduto per il gruppo sportivo del Corpo Forestale dello Stato, dovessero chiudere, poi cosa accadrebbe? Anche il Coni a mio avviso deve farsi carico di queste spese, investendo forte anche, e non solo, sugli atleti di punta”.
Strutture, cioè impiantistica, e struttura. “Ho sentito nei giorni scorsi un’azienda che si occupa di ristrutturazione di enti pubblici e di aziende importanti. In 3-4 mesi sarebbe possibile fare come minimo il punto della situazione, per capire come riorganizzare gli uffici e risparmiare qualche soldo. Su 420 milioni che arrivano dallo Stato, il 50% resta al Coni: ma per fare cosa? Il punto è che il Coni aveva una struttura faraonica concepita al tempo in cui il Totocalcio creava ricchezza e ne riempiva le casse, forse persino in eccesso, ma l’ha mantenuta adesso che i tempi sono cambiati e il Coni dipende al 90% dallo Stato. Un po’ di personale è stato trasferito alle Federazioni, ma il Coni rimane lo stesso mastodonte esagerato di prima”.
E poi c’è il Coni Servizi. “Oggi il Consiglio Nazionale approva ogni anno due gruppi di delibere: uno per spostare i soldi sulle Federazioni e uno che trasferisce quasi tutto il resto al Coni Servizi. Anche qui vi sarebbero spazi di manovra per limare e migliorare”. Altro problema gli organi di Giustizia Sportiva. “Tutto è regolato come nel calcio, e le cifre che girano in Figc ve le ho svelate. Primo, secondo, terzo grado ossia Alta Corte di Giustizia del Coni. Ma per Federazioni che hanno un bilancio di 3-400mila euro, le spese della Giustizia Sportiva costituiscono una follia”.
Spendere meno o spendere meglio? “E’ possibile fare entrambe le cose, e la riprova arriva dalla Germania: noi abbiamo la corsa orientamento, la mountain bike, lo sci orientamento e il trail. È vero che loro hanno solo la corsa però con un bilancio di 30-40mila euro l’anno, un decimo del nostro, ci hanno ripreso e spesso in gara ci battono pure. Non hanno poteri soprannaturali, ma sanno evidentemente come gestire le risorse”.
Giovanni Gardani