Adelmo Cervi e la memoria che non muore: Gussola così rivive la Grande Storia
Adelmo si è detto orgogliosamente comunista per gli ideali di suo padre, «non certo per quel criminale di Stalin, perchè il comunismo voleva creare un mondo più umano. Mio padre voleva cambiare il mondo, voleva sconfiggere le ingiustizie. Nel libro voglio raccontare la storia di un uomo che non si è mai sottomesso».
GUSSOLA – Un incontro emozionante seguito con attenzione dal numeroso pubblico che gremiva il Centro Culturale di Gussola domenica 23 aprile. Si tratta dell’incontro con Adelmo Cervi, figlio di Aldo, figlio di un uomo che voleva cambiare il mondo e che fu assassinato dai fascisti assieme ai suoi sei fratelli nel poligono di tiro di Reggio Emilia. Adelmo, schietto ed appassionato, senza mezze misure e “comunista” con orgoglio, ha presentato il suo libro “Io che conosco il tuo cuore”, storia di un partigiano raccontata dal figlio. «Non è una celebrazione di un mito, non è una biografia, ma un’insieme di emozioni legate al padre» ha detto Adelmo.
Ha introdotto l’incontro il professor Stefano Prandini. Dopo i saluti ed i ringraziamenti all’Arcibassa per la serie di eventi di carattere culturale che propone durante l’anno, e per quest’ultima di alto spessore, ha portato i saluti dell’Anpi Vincenzo Montuori, che ha parlato della Resistenza descrivendola «un fenomeno veramente popolare, non populista, con tendenza interclassista e pluripartitica; in tanti hanno partecipato, anche cattolici e monarchici».
Adelmo ha respinto stizzito all’affermazione sulla partecipazione di monarchici e, come un fiume in piena, ha cominciato a parlare della famiglia Cervi che non era una famiglia di socialisti bensì di cattolici praticanti. Aldo diventò comunista in carcere, la sua università politica. Partì per le montagne da solo perchè aveva capito in anticipo quel che sarebbe successo. Adelmo si è detto orgogliosamente comunista per gli ideali di suo padre, «non certo per quel criminale di Stalin, perchè il comunismo voleva creare un mondo più umano. Mio padre voleva cambiare il mondo, voleva sconfiggere le ingiustizie. Nel libro voglio raccontare la storia di un uomo che non si è mai sottomesso».
«Si parla spesso – ha aggiunto Prandini – dei fratelli Cervi come di un “blocco”, di una “banda”, ma ognuno aveva le sue caratteristiche e la propria individualità ed Adelmo cerca di descrivere la storia e la vita di suo papà senza analizzare archivi storici, lui ci parla col cuore e da qui traspare tutta la sua umanità dopo la mancanza del padre assassinato quando il piccolo Adelmo aveva solo 4 mesi». L’incontro si è concluso con una serie di canti partigiani eseguiti da “I Giorni Cantati”, da una lunga serie di dediche scritte sui numerosi libri che il pubblico ha voluto portarsi a casa ed una “cena partigiana” nel vicino Centro Anselmi.
V.R.