Angelo Bertolini, l'antologica a Villa Sommi: malattia, morte e ricordo in 50 anni di carriera
Organizzata da Comune e Pro Loco e aperta a Villa Sommi Picenardi, di proprietà di Paola Cassani, che si è detta lieta di aprire le stanze della dimora all’arte, la mostra ha un titolo evocativo: “L’oblio della memoria”, voluto fortemente dalla curatrice Tiziana Cordani, che con Bertolini collabora da decenni.
TORRE DE’ PICENARDI – Una mostra per Torre, una mostra a Torre, una mostra su un’artista di Torre, ma anche una mostra dal tema che però dal locale passa all’universale. Angelo Bertolini, classe 1940 di Pozzo Baronzio, è da sempre uno sperimentatore di forme d’arte. Lo testimonia la scelta di passare dal classico olio ai bozzetti, alle composizioni con strati diversi di carta. Soprattutto lo conferma il fatto di scegliere figure, personaggi, sguardi intensi, a volte pure inquietanti e crepuscolari, di sicuro molto tosti. “Facciamo fatica – spiega Tiziana Cordani, curatrice della mostra – a confrontarci con temi sgradevoli come il dolore, la malattia e la morte. Ma questi temi sono stati affrontati in 50 anni di carriera proprio da Bertolini in varie opere. Proporle qui, in una cornice di una villa nobiliare, significa renderle attuali ma al contempo collegarle al passato”.
Organizzata da Comune e Pro Loco e aperta a Villa Sommi Picenardi, di proprietà di Paola Cassani, che si è detta lieta di aprire le stanze della dimora all’arte, la mostra ha un titolo evocativo: “L’oblio della memoria”, voluto fortemente dalla curatrice Tiziana Cordani, che con Bertolini collabora da decenni. “La memoria – sottolinea Cordani – è la base sulla quale ciascuno costruisce tutto il percorso di una vita. Perdere la memoria significa perdere la precisa identità e la cognizione di chi si è. Può capitare per mille ragioni, ma accettarlo è molto difficile e può portare anche a un percorso di annullamento”.
Quattro sezioni, un percorso lungo una vita: una stanza per bozzetti, studi e disegni, un’altra per le composizioni dagli anni ‘60 agli ’80, una per il percorso dagli ’80 ai 2000 e infine la salita conclusiva, quella segnata, a proposito del tema della memoria, anche dalla morte della madre di Bertolini, causata dall’Alzheimer, una delle malattia che più di tutte corrode l’esistenza di chi la subisce e di chi vive accanto. Non è un caso che proprio l’ultima sala sia quella della maggiore sperimentazione e, assieme, sofferenza. “In quest’ultima sala raccogliamo – spiega Cordani – le ultime ricerche a livello di tecnica e linguaggio di Bertolini. Crediamo di avere realizzato una mostra raffinata e preziosa nell’espressione, ma al contempo forte e che fa pensare. In un contesto in cui va di moda solo l’arte commerciale, una mostra che fa pensare e ha pure qualità formale merita di essere tenuta in considerazione”.
Riferimento colti non mancano, come in ogni grande artista: da Michelangelo Merisi detto Caravaggio, uno dei già tormentati geni della nostra storia, alla Pietà Rondanini di Michelangelo. Una sorta di approdo finale per l’uomo in cerca di risposte? “Può essere, ma ciascuno deve trovare il proprio percorso e la propria soluzione. Certo, la Pietà di Maria verso Gesù è una soluzione spirituale, di tipo Cristiano, ma non è l’unica possibile. Ognuno deve contemplare il proprio approdo – evidenzia Cordani – anche se è indubbio che la Pietas sia una delle poche cose che rende l’umanità davvero umana”.
Una mostra gioiello, che con le sue 70 opere inaugurerà sabato alle 11 e resterà aperta fino al 7 maggio nei giorni festivi, con la possibilità per gruppi e comitive di prenotare anche nei giorni feriali (lo stesso discorso vale per una visita alla stessa Villa, auspicata anzi dalla proprietaria Paola Casani). Una mostra in cui il quadro esalta ancora di più una splendida cornice, quella di Villa Sommi. “Da secoli questo luogo – precisa Fabio Maruti della Pro Loco di Torre dè Picenardi – è un simbolo e uno scrigno, dato che gli stessi Marchesi Picenardi lo vollero come un contenitore d’opere d’arte. Ora, come accaduto secoli fa, torna ad essere questo, consacrando il pittore più importante della nostra comunità, che tutti conosciamo e stimiamo come artista e come amico”. Un percorso tutto da vivere e interpretare, nell’ultima antologica di un artista legato alla sua Torre ma che non ha mai smesso di allargare i propri orizzonti.
Giovanni Gardani