Ambiente

Tavolo del bacino Padano contro lo smog: arriva l'ok del Ministro Galletti

"Questa modalità di trovarci a livello politico ogni mese, con incontri preceduti da riunioni tecniche - ha spiegato l'assessore regionale Terzi - sta dando i primi risultati. Solo pochi giorni fa, abbiamo inviato una lettera al ministro Galletti, a firma dei quattro assessori all'Ambiente di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna".

MILANO – “Il tavolo di lavoro sul Bacino padano sta andando avanti a spron battuto”. Così l’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione Lombardia Claudia Terzi, a margine dell’incontro con il presidente Maroni, il ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti e gli assessori all’Ambiente delle Regioni Emilia-Romagna (Paola Gazzolo) e Piemonte (Alberto Valmaggia) martedì a Palazzo Lombardia per discutere dell’attuazione dell’accordo del Bacino Padano e del Protocollo antismog e affrontare le misure di mitigazione proposte dalle Regioni.

PRIMI RISULTATI – “Questa modalità di trovarci a livello politico ogni mese, con incontri preceduti da riunioni tecniche – prosegue Terzi – sta dando i primi risultati. Solo pochi giorni fa, abbiamo inviato una lettera al ministro Galletti, a firma dei quattro assessori all’Ambiente di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, contenente 11 misure che riteniamo fondamentali e prioritarie, da attuarsi a livello nazionale. Ne abbiamo discusso oggi nel dettaglio – chiosa la titolare lombarda all’Ambiente – incassando un’apertura importante da parte del livello nazionale, rispetto ad interventi e provvedimenti italiani che rafforzerebbero quelle che sono misure già adottati a livello regionale”.

GLI 11 PUNTI – “Questi 11 punti – spiega Terzi – si basano sui tre principali fattori di pressione ambientale: il traffico veicolare, in particolare aprendo la discussione sul diesel, per evitare di andare avanti a macchia di leopardo e con provvedimenti diversi a livello regionale; il Pm 10 da riscaldamento domestico, con il divieto di installare impianti di riscaldamento, a biomasse legnose, al di sotto di una certa classe emissiva, come abbiamo fatto col Protocollo aria; e poi interventi necessari a livello nazionale, strutturali, ma che sottintendono anche un livello europeo, per quanto riguarda l’agricoltura e la produzione di ammoniaca dalla zootecnia, finanziati in questo caso dall’Unione europea”.

RASSICURAZIONI SUI TEMPI – “Rispetto a queste nostre misure – precisa ancora l’assessore – abbiamo riscontrato una volontà significativa da parte del ministro, quindi abbiamo chiesto una verifica sui tempi e nelle prossime riunioni tecniche appronteremo un’agenda rispetto a questi interventi. Ricordiamoci però – conclude la titolare all’Ambiente – che gli assessori  e il ministro dell’Ambiente, da soli, ben poco possono fare rispetto a queste azioni che dipendono anche da altri ministeri e livelli istituzionali di governo, la cui attenzione sollecitiamo perché talvolta latitanti. Le soluzioni ai problemi di qualità dell’aria in Europa possono arrivare esclusivamente da un impegno e da una responsabilità condivisa di tutti gli attori coinvolti, compresa la stessa Unione europea.

IL NODO DELLE RISORSE – Sul fronte delle risorse, Terzi chiarisce che “i provvedimenti vanno di pari passo. Il punto di partenza che abbiamo condiviso è l’idea di non muoverci solo in termini di divieti, ma anche di bonus. A questo riguardo – conclude Terzi –  il ministro ha espresso un particolare apprezzamento verso i bonus fiscali che in prima battuta non potranno che essere indirizzati alle nostre imprese che dovrebbero sostenere dei sacrifici soprattutto per la sostituzione dei veicoli più inquinanti”.

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