Cronaca

Videosorveglianza, canone al Mise: lo Stato chiede soldi ai comuni per le videocamere

I sistemi di videosorveglianza fanno parte dei sistemi di informazione e quindi, chi li installa, è tenuto a corrispondere un canone al Mise (Ministero dello Sviluppo economico) sia si tratti di un privato che di un’Amministrazione locale

Paradossi e contraddizioni si rincorrono in questo Paese dove sembra che il massimo del divertimento sia quello di stilare regolamenti complicati. Infatti non è la prima volta in cui si odono critiche a proposito delle miriadi di leggi e leggine molto spesso incomprensibili, farragginose se non addirittura contradditorie. Prendiamo il caso delle tanto invocate telecamere che ogni Comune sta tentando di installare nei propri  territori per infondere sicurezza nella popolazione. Ebbene sta venendo avanti il rischio che i sindaci possano essere multati per queste loro lodevoli iniziative. Un’eventualità a dir poco comica in cui lo Stato farebbe piovere multe alle Amministrazioni comunali impegnate a rilevare infrazioni e comportamenti illeciti. Tutto parte da una circolare  inviata dal Ministero dello Sviluppo economico, tramite il suo Ispettorato territoriale di Pordenone, in cui si rileva la non conoscenza da parte degli Enti degli obblighi di legge previsti per l’installazione ed esercizio di reti e servizi di comunicazione elettronica. In sostanza, dice il regolamento, i sistemi di videosorveglianza fanno parte dei sistemi di informazione e quindi, chi li installa, è tenuto a corrispondere un canone al Mise (Ministero dello Sviluppo economico) sia si tratti di un privato che di un’Amministrazione locale. Da qui la deduzione che senza quel canone vi sia il rischio di un’ammenda. Una violazione di una norma, che pur in buona fede, andrà a colpire tutti quei primi cittadini che le telecamere le hanno già in funzione. Sulla rivista on line “poliziamunicipale.it” il direttore Stefano Manzelli conferma la normativa difendendo i sindaci molti dei quali non avrebbero mai immaginato che un sistema di telecamere a circuito chiuso  fosse paragonabile ad un sistema aperto di trasmissioni radio. “Resta però il fatto che senza quel canone scatta la sanzione rendendo cosi più faticosa la gestione del territorio di competenza. E questo contraddice – continua Manzelli – lo spirito della legge 14 del 2017 teso ad aumentare le competenze in materia di sicurezza”. I sindaci che hanno ricevuto ulteriori poteri di ordinanza su questioni di sicurezza e ordine pubblico al fine di migliorare la qualità della vita, se non pagano il canone a loro volta rischiano  quindi di essere raggiunti dalle sanzioni. A meno che la regola non convolga solo il territorio friulano. Davvero un paradosso, superabile soltanto se la gestione delle telecamere viene affidata direttamente allo Stato attraverso le Forze dell’Ordine, le uniche esentate dal pagamento del  balzello. Quando mai, qualcuno si chiede, la burocazia e le decisioni di funzionari complicati smetterà di primeggiare in questo Paese?

Rosario Pisani

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