Cultura

Le microvescicole per la cura dei tumori: Ferroni spiega a Padova i risultati della ricerca

“Abbiamo studiato gli exosomi - spiega Ferroni - particolare famiglia di queste microvescicole che hanno una membrana molto resistente e, di fatto, capace di proteggere ogni informazione contenuta all’interno della microvescicola stessa. Abbiamo studiato quelle dei suinetti, applicabili all'uomo".

PADOVA – Immaginiamo di avere a disposizione un sistema di trasporto infallibile e indistruttibile, ma al contempo infinitesimamente piccolo. Oltre che universale. Si chiamano microvescicole e possono trasportare, appunto, informazioni da una cellula all’altra e pure da un organismo all’altro, essendo questo un sistema, come detto, universale.

Già, ma dove sta il collegamento con Casalmaggiore, si chiederà il lettore? Ebbene, Orlando Ferroni, consigliere comunale per Casalmaggiore per la Libertà ma prima di tutto, nella vita, ricercatore in ambito veterinario specializzato in organoterapia staminale, due anni fa a Rimini presentò proprio una ricerca legata a queste microvescicole e sabato, a Padova, ha potuto presentare, in un convegno del Club dell’Omotossicologia, branca della medicina omeopatica, i risultati di diversi test portati avanti proprio su questo tema in vari laboratori. Che avrebbero dato esiti positivi e in qualche caso pure sorprendenti.

“Abbiamo studiato gli exosomi – spiega Ferroni – particolare famiglia di queste microvescicole che hanno una membrana molto resistente e, di fatto, capace di proteggere ogni informazione contenuta all’interno della microvescicola stessa. Abbiamo studiato quelle dei suinetti, per capire anche come sia possibile un trasporto su quelle umane, dato che di un sistema universale di trasporto si tratta, che dunque fa poca differenza dall’animale all’uomo. Ma le possibilità di sviluppo di questa ricerca sono notevoli anche in campo tumorale: non è il mio ambito, ma qualche ricercatore ha già proposto una strada importante e significativa, che può davvero essere rivoluzionaria”.

In che senso? “All’interno dei nostri organi è stata accertata la presenza di nicchie di cellule staminali adulte: proprio così, non embrionali ma adulte, dunque già formate. L’idea – spiega Ferroni – è di usare le microvescicole di cellule staminali adulte che possano trasportare informazioni a cellule malate, dando a queste ultime la possibilità di resettarsi e autorigenerarsi, senza nemmeno bisogno del trapianto. Per questo parliamo di rigenerazione cellulare e, di conseguenza, di medicina rigenerativa”. Una nuova frontiera, per la quale il contributo è dunque arrivato pure da Casalmaggiore.

Giovanni Gardani

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