Pendolari ancora come sardine: sul Casalmaggiore-Parma in 130 su un treno da 90 persone
Si ricorderà l’esempio del 1° marzo, quando una trentina di passeggeri restarono a piedi a Casalmaggiore dato che il treno monovagone non aveva più spazio per ospitare, appunto, altre persone. Stavolta è andata leggermente meglio, ma solo perché i pendolari si sono magicamente assottigliati...
CASALMAGGIORE – E’ tempo di Quaresima e allora meglio digiunare. L’hanno messa in battuta, non avendo probabilmente altra chance, i pendolari che ancora una volta, mercoledì mattina, per arrivare fino a Parma hanno dovuto fare ricorso ad equilibrismi e salti mortali, riuscendo per lo meno ad arrivare a destinazione. Già, ma in che condizioni?
Si ricorderà l’esempio del 1° marzo, quando una trentina di passeggeri restarono a piedi a Casalmaggiore dato che il treno monovagone non aveva più spazio per ospitare, appunto, altre persone. Stavolta è andata leggermente meglio, ma solo perché i pendolari si sono magicamente assottigliati. Scherzi a parte, sul treno, composto come sempre da un solo vagone, partito da Casalmaggiore alle 7.14 (sempre il solito convoglio numero 2033) per arrivare a Parma, sono riusciti a salire tutti, ottimizzando pure lo spazio del portabagagli e stando stretti come sardine.
All’arrivo nella città ducale, però, la Polizia Ferroviaria ha fatto la conta: non tanto per togliersi lo sfizio, ma per dimostrare con la matematica (metodo empirico) che le condizioni minime di sicurezza non sono così garantite. Su un treno che doveva ospitare 68 persone, più una ventina in piedi consentita, per un totale di circa 90 passeggeri, hanno viaggiato, da Casalmaggiore a Parma, quasi in 130. E c’è chi, non potendone più, non sta a guardare e ha contattato l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria, istituita nel 2007 e con sede a Firenze, per segnalare che, in questo modo, al di là del disservizio e dei ritardi, si mette a rischio anche l’incolumità dei passeggeri.
G.G.