Il grido di Daniela Crepaldi in mostra alla Casa della Poesia di Luciana Monteverdi
Il grido della Crepaldi è in mostra presso la Casa della Poesia. Non ha orari - il tempo ve lo abbiamo detto è un concetto dimenticato appena se ne varca la soglia - ma basta suonare il campanello per poterla vedere.

CASALMAGGIORE – Entrare nella Casa della Poesia di Luciana Monteverdi, in via Marconi a pochi passi dalla piazza Garibaldi, è sempre un passaggio di tipo esperienziale, ma anche una sorta di viaggio metafisico in una dimensione altra, distante e distinta dal resto. Il tempo è una variabile sconosciuta, una sorta di concetto sepolto perché l’importante è altro, è altrove. E’ nel silenzio, nella poesia delle parole e delle cose accumulate, nella voce lieve di Luciana. Nel primo salone, da qualche tempo trova spazio un’interessante opera dell’artista di origini casalasche (è nata a Casalmaggiore, i nonni sono di Villanova) Daniela Crepaldi. L’opera è ‘il grido’. Un uomo impegnato nella più naturale delle esigenze umane, la minzione, che si percepisce e viene percepito nudo e impotente di fronte agli sguardi che lo scrutano. Nulla ha da opporre, se non le mani ed appunto il grido, un urlo che stride ancor di più con l’assoluta quiete del luogo. Daniela Crepaldi – grazie all’Erasmus – ha potuto sperimentare intensamente in Grecia, a contatto con le radici classiche della scultura. Una scultura che la stessa scultrice ‘libera’ dalla plasticità e dall’ansia della perfezione fisica delle forme greche per renderla paradossalmente più vicina a chi guarda, più simile a chi osserva, capace di focalizzare non sulle forme, ma sull’essenza stessa del gesto. L’uomo impegnato nell’atto della minzione é l’uomo comune, quello che viene scoperto dagli sguardi, che viene attraversato dall’altro. Senza barriere, nudo di fronte al mondo seppur impegnato nel tentativo di nascondere e nascondersi. Daniela Crepaldi vive in piena solitudine, in un tratto impervio del Parco di Portovenere, in Liguria. Luciana Monteverdi ne ha curato la presentazione con la sua naturale grazia. Il grido della Crepaldi è in mostra presso la Casa della Poesia. Non ha orari – il tempo ve lo abbiamo detto è un concetto dimenticato appena se ne varca la soglia – ma basta suonare il campanello per poterla vedere. E se poi siete fortunati (in genere, se si decide di entrare lo si è) c’è il piccolo teatrino della poesia dove ascoltare le parole nascere e perché no, magari posarsi nel cuore. “Tale è il covo ombreggiato dei tordi. Vivono in una selva disadorna, come devono vivere gli artisti. Anch’io prendo esempio da loro” scriveva Pasternàk. Questo il destino scelto da Daniela Crepaldi per liberare la sua immaginazione. Questo il – poetico – destino che la unisce a Luciana Monteverdi, poetessa gentile.
Nazzareno Condina