sulla Parità di Genere
per situazione dei fiumi
chiusure durante le feste
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CASALMAGGIORE – Ancora una volta disagi, ancora una volta nel mirino sono finiti i pendolari. E sempre sulla linea Parma-Brescia. Non vorremmo ripeterci o sembrare ridondanti, ma il caso specifico verificatosi mercoledì mattina riguarda anche un convoglio ben noto, tanto da sposarsi ormai benissimo con l’aggettivo “famigerato”: il treno 2033 che a Casalmaggiore, dove si è verificato il fattaccio, arriva alle 7.14 per ripartire pochi secondi dopo in direzione Parma.
Il problema è sempre lo stesso ed è proprio la recidiva di certe situazioni a suggerire che, forse, la soluzione non dovrebbe essere nemmeno così geniale o arzigogolata: il treno è monocarrozza e, quando arriva a Casalmaggiore, è praticamente già pieno. Soltanto un paio di settimane fa, il treno, stipato, era ripartito con passeggeri stretti come sardine, una sorta di carro bestiame, occupando anche il bagagliaio solitamente usato come deposito per biciclette o per oggetti ingombranti. In quel caso una ragazza, lungo il tragitto, proprio per la calca e il caldo, nonostante la stagione invernale, accusò un malore una decina di chilometri dopo la ripartenza.
Stavolta è andata, per certi versi, peggio: venti passeggeri, infatti, non sono riusciti a salire. Ora, il treno non è un bus delle grandi metropoli, che passa a intervalli alterni, abbastanza regolari e, soprattutto, ravvicinati. Se il treno lo perdi, devi arrangiarti: e si sono arrangiati, infatti, i venti passeggeri lasciati a piedi, che sono arrivati al lavoro, a scuola o all’università, per conto proprio, trovandosi un passaggio. E i pochi (anzi tanti) intimi che sono riusciti a salire sul treno? Beh, a loro è andata meglio, ma nemmeno troppo: il treno a Parma è arrivato con mezzora di ritardo, accumulata tra Casalmaggiore e la città ducale, nemmeno 30 chilometri di tragitto. Il motivo? Il capotreno prima di partire dalla stazione casalese s’è accertato che non venissero meno le condizioni minime di sicurezza. Sempre del treno 2033 delle 7.14, il famigerato. Come “Quel treno per Yuma”, nel famoso film western: ma almeno quel convoglio era puntuale…
Giovanni Gardani