Tante rose bianche per Rosangela Schiroli: la città si ferma per il suo funerale
"Si fa fatica a riflettere sul mistero della morte - ha spiegato il parroco don Cesare Nisoli - soprattutto quella che ci appare terribilmente ingiusta come questa. Ci diciamo frasi di circostanza, era destino, ma non basta a sciogliere tutti gli interrogativi"
CASALMAGGIORE – Un cuscino di rose bianche, posate ad una ad una con dolcezza dagli allievi. Facce attonite, tese, alcune commosse. Alcuni di loro con un cuore rosso appuntato sul petto. Dietro insegnanti e genitori vigili. Alcuni bimbi cercavano conforto nel sorriso accennato di papà e mamme, altri non ce l’hanno fatta e sono scoppiati in un pianto. Forse liberatorio, di certo di grandissima tristezza. Sono stati i bambini a dare l’ultimo saluto alla maestra Rosy prima che il carro funebre chiudesse le sue porte per accompagnarla al cimitero di Casalmaggiore, là dove la sua casa sarà per sempre, ed è stato il momento più toccante di una cerimonia partecipata, vissuta da una folla che mai si era vista per un funerale in città. Il duomo di Santo Stefano stracolmo in entrambe le navate laterali, in tutti i posti a sedere ed in ogni angolo in cui la gente ha trovato spazio, gente restata fuori ad attendere pazientemente le esequie. Tutti han voluto dare l’addio a Rosangela Schiroli, morta a soli 49 anni per un male fulminante che non ha neppure dato il tempo a tutti coloro che le volevano bene, di trovare una ragione. Una ragione alla morte, difficile a trovarsi per i piccoli, difficile anche per gli uomini di fede che hanno un disegno più alto a cui fare riferimento. “Si fa fatica a riflettere sul mistero della morte – ha spiegato il parroco don Cesare Nisoli – soprattutto quella che ci appare terribilmente ingiusta come questa. Ci diciamo frasi di circostanza, era destino, ma non basta a sciogliere tutti gli interrogativi”. Non è bastato, e lo si è letto in tantissimi occhi lucidi, in tanta tristezza che ha riempito l’animo di tutti. Non è bastato alle colleghe di lavoro, alle amiche di sempre, alle compagne di scuola dei figli, agli atleti del marito Edo, una colonna del volley locale che ha retto a stento il dolore suo e quello dei figli. “La morte dell’uomo – ha proseguito il parroco – non deve essere ritenuta una sciagura. Ci deve essere un senso alla vita e per questo, per il credente, deve avere un senso anche la morte. I giusti sono nelle mani di Dio”. Tanti avrebbero voluto dire due parole, lasciare un messaggio, ma il sacerdote ha voluto dare spazio solo alle colleghe di lavoro di Rosangela. “Eri arrivata in punta di piedi e nel tempo trascorso ti sei subito fatta apprezzare con il tuo sorriso” ha raccontato l’insegnante al microfono. E in punta di piedi Rosangela se ne è andata. Sorriso lieve e gentile, capelli biondi che ora si illuminano di sole in cielo e nei ricordi – per chi non ha cielo – di chi le ha voluto bene.
Nazzareno Condina