Sereni, dentro la crisi: due si "salveranno" con pensione, per gli altri è durissima
Cosa accadrà ora? I 25 dipendenti di produzione e i 6 impiegati lavoreranno sempre a settimane alterne, ossia seguendo il contratto di solidarietà, fino al termine del mese di aprile. Poi la ditta aprirà dal 2 al 15 maggio, per rispettare determinati requisiti, dopo di che chiuderà definitivamente.
MARTIGNANA DI PO – “Il lavoro c’era”, ripetono le Rsu dell’azienda: e in effetti i prodotti realizzati dalla storica fornace della Coperture Sereni di Martignana di Po sono stati venduti, senza grossi avanzi o sovrapproduzioni difficili da smaltire. E’ vero che in questo momento storico il mercato del mattone è quello più in crisi (dal 2008 un calo del 60%), eppure questa particolare costola del vecchio Gruppo Sereni – separato qualche anno fa in tre diverse sedi, a Vicobellignano, Martignana di Po e Sanguigna, in provincia di Parma – riusciva a produrre. Ecco perché, nonostante il contratto di solidarietà in essere che ha di fatto spinto gli operai a lavorare in due turni diversi, a settimane alterne, possiamo quasi parlare di fulmine a ciel sereno.
La notizia è stata data ai dipendenti la scorsa settimana, in una riunione drammatica: parliamo di 31 persone a piedi, due sole delle quali ormai prossime alla pensione e che dunque giungeranno alla meta grazie agli ammortizzatori sociali previsti dopo il licenziamento. In questo gruppo troviamo una sola donna, per metà ragazzi extracomunitari, quasi tutti ghanesi e alcuni indiani (uno dei quali è tuttora in ferie e dunque è ignaro del destino che lo attenderà al ritorno), con tre invalidi, di cui solo uno ricollocabile, e fasce d’età svariate, dato che si va dai 30 ai 58 anni. Tutti gli stipendi, va sottolineato, sono stati pagati, dunque non vi sono arretrati.
La situazione della Coperture Sereni è differente, come detto, da quella di Eridano, altra sede storica, sorta negli anni ’60, che si trova a Vicobellignano, frazione di Casalmaggiore. In quest’ultimo caso, infatti, la produzione era effettivamente ferma, con tanti bancali di laterizi da solaio non venduti e lasciati nel vuoto desolante del grande piazzale che si affaccia sull’Asolana. A Martignana, invece, a spingere la famiglia De Checchi, che rilevò l’attività dopo una prima cessione della famiglia Sereni, è stato il bilancio, con spese considerate sempre più ingenti a fronte di incassi evidentemente non più soddisfacenti e sufficienti.
Cosa accadrà ora? I 25 dipendenti di produzione e i 6 impiegati lavoreranno sempre a settimane alterne, ossia seguendo il contratto di solidarietà, fino al termine del mese di aprile. Poi la ditta aprirà dal 2 al 15 maggio, per rispettare determinati requisiti, dopo di che chiuderà definitivamente. Difficile che, entro quel giorno, qualche possibile acquirente si faccia avanti. E per 31 dipendenti è una botta difficile da assorbire, anche e soprattutto a livello occupazionale: si pensi infatti che della trentina di licenziati dall’Eridano di Vicobellignano, che chiuse un anno fa, soltanto due ad oggi hanno trovato lavoro.
Giovanni Gardani