Martignana, la nuova mappa dopo il possibile strappo: quattro soluzioni al vaglio
E' vero che il bilancio di Martignana pone qualche quesito in più (come noto la Corte dei Conti lo ha messo sotto la lente di ingrandimento negli ultimi mesi dopo alcuni esposti), ma un comune in più col quale unirsi in matrimonio, di questi tempi, potrebbe fare comodo e gola a molti.
MARTIGNANA DI PO – Dove va, anzi con chi va, Martignana di Po? La domanda che dà origine a tutto, anche a una ridda di supposizioni che qualcuno definisce fantapolitica e altri invece avvicinano al vero, è proprio questa: sì, perché l’ordine del giorno del consiglio comunale inizialmente convocato dal comune casalasco giovedì 16 febbraio consegnava alla seduta la discussione sulla proposta di recesso su tutte le funzioni associate che Martignana ha in comune con Gussola e Torricella del Pizzo, all’interno della cornice dell’Unione Terrae Fluminis.
E poco, o forse tanto, importa che lo stesso consiglio, come spiegato mercoledì, sia stato annullato e rinviato a data da destinarsi. Il motivo lo ha rivelato lo stesso sindaco Alessandro Gozzi: “Vogliamo pensarci bene, vogliamo incontrare Stefano Belli Franzini ed Emanuel Sacchini, primi cittadini di Gussola e Torricella del Pizzo, e valutare. Del resto il decreto Mille Proroghe ci offre un altro anno di tempo”. Proprio così: almeno tre funzioni devono infatti essere associate per legge, ma ora la scadenza è stata spostata al 31 dicembre 2017, dunque ci sono oltre dieci mesi di tempo per decidere. Ed è qui che la domanda ritorna: cosa farà Martignana?
Non è una domanda di poco conto, perché osservando la posizione geografica stiamo parlando di comune baricentrico: Martignana avrebbe infatti quattro opportunità. Restare in Terrae Fluminis, oppure guardare a Casalmaggiore, geograficamente vicino e dal quale sono giunti, negli ultimi anni, 5-600 nuovi residenti, o ancora rivolgersi a Casteldidone e San Giovanni in Croce, che sono confinanti. In quest’ultimo caso, Martignana potrebbe guardare ad altre due Unioni già costituite, ossia l’Unione Foedus, con Rivarolo del Re, Casteldidone e Spineda, e l’Unione Palvareta Nova con San Giovanni, Solarolo Rainerio, San Martino del Lago e Voltido.
Ed è vero che il bilancio di Martignana pone qualche quesito in più (come noto la Corte dei Conti lo ha messo sotto la lente di ingrandimento negli ultimi mesi dopo alcuni esposti), ma un comune in più col quale unirsi in matrimonio, di questi tempi, potrebbe fare comodo e gola a molti. Il dubbio rimane, il quesito anche: l’impressione è che tutte le strade siano aperte e che la più difficile da percorrere sia quella della vecchia Unione, la Terrae Fluminis. Dalla quale Martignana, salvo clamorosi ribaltoni e nonostante il rinvio del consiglio di giovedì, dovrebbe comunque uscire.
Giovanni Gardani