Il Pipèn apre East Lombardy: "Tipicità da valorizzare puntando su rete e qualità"
Scelta a livello europeo per il 2017 come regione enogastronomica, l’East Lombardy si è presentata domenica nella sala consigliare del paese casalasco con un convegno al quale sono stati invitati ospiti doc.
TORRICELLA DEL PIZZO – Dalla piccola Torricella del Pizzo fino ad ogni angolo delle province di Cremona, Mantova, Brescia e Bergamo: della Lombardia orientale, insomma. O East Lombardy, per dare una sfumatura europea all’iniziativa. Scelta a livello europeo per il 2017 come regione enogastronomica, l’East Lombardy si è presentata domenica nella sala consigliare del paese casalasco con un convegno al quale sono stati invitati ospiti doc.
L’assessore al Turismo di Cremona Barbara Manfredini ha rimarcato l’attenzione territoriale che un prodotto come il Pipèn sottintende, aprendo al contempo strade verso le province limitrofe e, come dimostra l’evento in corso, pure con l’Europa intera. Una via del salame, del formaggio, della mostarda, queste le idee emerse, sposate anche dall’assessore regionale Gianni Fava. “La Lombardia di fatto è uno Stato, uno dei primi mercati mondiali per produzione – ha spiegato Fava – e abbiamo molte potenzialità ancora inespresse. Abbiamo messo in piedi più strutture che realtà operative e quindi dobbiamo sfruttare meglio queste occasioni. La nostra è la civiltà del maiale e come tale va evidenziata e spiegata, dato che siamo nel territorio in cui si mangia meglio e dove i prodotti sono i migliori”.
Fava ha evidenziato l’importanza dell’abbinamento tra turismo culturale e turismo gastronomico, uscendo dalla logica del mercato di nicchia, puntando comunque sulla qualità e non sulla quantità grazie alla promozione costante. Secondo Fava è invece sbagliato che a spingere il marchio East Lombardy siano soltanto chef stellati. “La loro presenza a questi eventi non deve necessariamente essere l’unico trampolino di lancio, bisogna piuttosto partire dalle trattorie, molto più legate alla gente”.
L’ambasciatrice di East Lombardy Carla Bertinelli Spotti ha rimarcato l’attenzione che i ristoratori stanno ponendo ai prodotti tipici, sottolineando però che, oltre alla presentazione vera e propria, un piatto va anche narrato nella sua storia e tradizione. “Spesso queste feste sono poco visibili – ha chiarito Bertinelli Spotti – eppure siamo di fronte a un vero e proprio tesoro: sul piedino, ad esempio, esistono ben nove diverse ricette in un singolo libro, come emerso da una ricerca storica”.
Anche Tessa Gelisio ha insistito sull’importanza del marketing, invitando a riprendere l’esempio della Toscana, la prima regione italiana a valorizzare i propri prodotti. “Oggi intravediamo treni che tra cinque anni saranno effettivi: si parla di ambiente, di salubrità, di benessere dell’animale, di Ogm Free, tutte caratteristiche che il consumatore chiederà”. Carlo Malvezzi, consigliere di Regione Lombardia, invitando a partire sempre da chi produce, ha rimarcato la Food Experience legata anche al contesto e non solo alla presenza, in via promozionale, di chef stellati, dicendosi in questo d’accordo con Fava: “Mangiare il cotechino qui nella nebbia non ha lo stesso sapore che farlo a New York” ha spiegato Malvezzi, sottolineando il grande lavoro svolto da Coldiretti sull’etichettatura del latte e valorizzando in questo modo differenze e storie dei prodotti.
Filippo Bongiovanni, sindaco di Casalmaggiore, comune inserito nel calendario di East Lombardy con due feste, una delle quale, la Fiera di San Carlo, affonda le radici nel 1640, ha sottolineato la capacità distintiva di un territorio all’interno di veri e propri percorsi culturali. Peraltro la zona della Lombardia Orientale è una delle tredici riserve Unesco, che si pone come obiettivo la capacità di conservare la diversità biologica dell’area per le specie: un onore ma anche un grande impegno, assieme al contratto di fiume con Piacenza e Lodi, altra azione che mira a mettere in rete le forze.
Paolo Voltini, presidente di Coldiretti, rimarcando la battaglia per l’etichettatura costata 16 anni di sudore e spesso anche derisione, ma finalmente vinta, ha parlato di punto di svolta per valorizzare il prodotto italiano, invitando a non addormentarsi (“pensate a quanto valgono per noi i dazi doganali imposti da Trump”) e a intensificare gli investimenti a livello locale, unendo alle feste anche un percorso condiviso. Ha chiuso il convegno Maurizio Santini, produttore storico e di qualità se si parla di suini. “Nessuno raggiunge il livello qualitativo di queste terre, che si identificano in qualche caso anche con un prodotto specifico: pensiamo al pizzetto, il salame col filetto, tipico di Torricella del Pizzo, anche se non inventato qui. Non è semplice da realizzare, serve carne con bassa umidità, ma alla fine il risultato è quello che tutti conosciamo. Il pizzetto è stato inizialmente croce e delizia per la nostra azienda, ma ora è divenuto elemento di marketing e prodotto di copertina, che esportiamo in tutta Europa. Da piccola particolarità è divenuto prodotto di qualità con volumi crescenti. Questo è l’esempio della strada da intraprendere con prudenza ma anche tanta fiducia”.
Giovanni Gardani