Mattia Festa, 18 anni, volontario della Croce Rossa di ritorno da Camerino
"Gli altri campi estivi che avevo fatto, quattro, erano esercitazioni, questo era operativo, una cosa diversa. Devo ringraziare Rino Berardi per aver avuto fiducia in me. Per partire mi serviva il suo assenso, e lui me lo ha dato"
CASALMAGGIORE – Il vento fortissimo, e poi la neve. La terra che trema a cui dopo un po’ ci fai – se non l’abitudine – meno caso. E la gente, quella rimasta a lottare, quella che non se ne vuole andare nonostante tutto. “Soprattutto anziani – spiega Mattia Festa, volontario – che pur non avendo più nulla sono lì. Gente in cerca di parole, di una stretta di mano, di un abbraccio”.
Mattia Festa, da Casalmaggiore, 18 anni compiuti ieri, è uno dei più giovani volontari della Croce Rossa Comitato di Casalmaggiore. A Camerino ci ha passato una settimana, nel campo che la Croce Rossa gestisce in loco, come addetto al campo: “Eravamo lì per distribuire cibi caldi – spiega – ma anche per tutte le necessità di Camerino e delle sue frazioni. Ci chiamavano per ogni esigenza, dal cibo appunto al generatore che si era fermato, ed oltre alle chiamate tutte le mattine andavamo a controllare le tende ad aria montate nei giardini delle case. Eravamo lì a disposizione”.
Pochi anni sulle spalle, ma una grande anima quella di Mattia. Nell’area terremotata è andato il 31 dicembre per fare ritorno il 7 gennaio, dando la disponibilità in un turno a cavallo con l’ultimo dell’anno: “Nessun rimpianto – prosegue – credo di aver passato un ultimo dell’anno tra i più belli che abbia mai passato. Abbiamo festeggiato tutti, sfollati e volontari nella tenda mensa della Croce Rossa: nulla di esagerato, niente di strabiliante. Ma un’emozione che non vi so raccontare. Chi me l’ha fatto fare? Credo sia stata una scelta che sentivo di dover fare ed ho approfittato del fatto che fossi in vacanza dalla scuola”.
Mattia non è uno sprovveduto: ha fatto corsi, ottenuto il riconoscimento, partecipato ad altri campi sin da quando aveva quindici anni, sempre in Croce Rossa. Poi, grazie anche all’aiuto fondamentale del presidente Rino Berardi, ha fatto richiesta ed è stato preso: “Gli altri campi estivi che avevo fatto, quattro, erano esercitazioni, questo era operativo, una cosa diversa. Devo ringraziare Rino Berardi per aver avuto fiducia in me. Per partire mi serviva il suo assenso, e lui me lo ha dato senza pensarci due volte”. Ha fatto in tempo a lavorare con la neve. Freddo e vento. A girare tra le macerie: “La zona storica di Camerino non c’è più. Stesso destino per Popoli, San Pellegrino, Ancara. Piccoli borghi, due o tre tende da andare a controllare tutti i giorni. Disponibilità 24 ore su 24. Quando ci chiamava la Protezione Civile o gli stessi cittadini per qualunque problema si partiva”.
Poi i legami sociali, la condivisione con gli altri volontari: “Da Casalmaggiore son partito da solo, aggregato ad un gruppo di volontari di Saronno che mi han preso su al casello dell’autostrada”. Tante storie da portarsi dentro. Ce ne ha voluta raccontare una: “Quella di Graziella, un’anziana di Camerino che col terremoto ha perso tutto. Un giorno, passeggiando con lei ci ha raccontato della sua vita precedente, della quotidianità e delle piccole cose andate tutte irrimediabilmente perse sotto un cumulo di macerie. Tanti ricordi, e mi veniva da piangere. Le avevano messo a disposizione un modulo abitativo ma lei preferiva stare con gli sfollati perché, ci diceva, qui si è tutti insieme, e ci si parla, e i problemi li viviamo tutti. Quando alla fine è stata convinta ad accettare di trasferirsi, l’abbiamo aiutata a caricare le valigie. Ci ha abbracciato e ci ha chiesto di non dimenticarsi di lei, di andarla a trovare”. O quella dei commercianti di Camerino: “Tutti quelli che avevano perso il negozio hanno deciso di organizzare sotto le tende un piccolo villaggio di Natale. Il tempo non li ha però aiutati, ci han chiamato perché l’acqua accumulatasi sulle coperture rischiava di far cadere le tende. Li abbiamo aiutati a rimettere in sicurezza il luogo dove avevano attrezzato le loro bancarelle, dove la gente andava a vivere le sue feste. E così hanno potuto andare avanti”.
Mattia ha pure un record. Quello del più giovane volontario CRI presente a Camerino. Partito a 17 anni, con la preparazione giusta e soprattutto con quel carico d’umanità che traspare pure dai suoi racconti, tornato con un bagaglio di esperienza che l’ha ulteriormente caricato: “Spero naturalmente che emergenze non debbano essercene più, ma se vi fossero sarei pronto a ripartire, anche domani e per qualunque luogo”. Mattia è così. Gli chiedi qualche immagine a corredo dell’intervista, ti spiega che ne ha solo qualcuna scattata da qualche altro volontario che era lì con lui. “Non ho fatto foto e selfie, ero lì per altro e non mi piaceva fermarmi a fotografare”. Le sue immagini e la sua storia l’ha scritta dentro. Una storia bella fatta di vento gelido e neve, di abbracci e sorrisi raccolti con una divisa rosso sangue addosso in una terra che si muove, tra gente il cui cuore si muove ancora più forte. Così, come il suo.
Nazzareno Condina