San Benedetto, il sindaco Belli Franzini: "E' la curia che dovrebbe intervenire"
Belli Franzini: "Saremmo i primi ad essere felici se la curia decidesse di intervenire e se vi fosse una sottoscrizione per una ricerca archeologica parteciperemmo volentieri anche come Comune. Ma non dipende da noi"
GUSSOLA – Pietre che il tempo sgretola e porta via, segni di un passato a cui – fatti salvi i volontari che nell’ostinato silenzio fanno di tutto per preservare quel piccolo gioiello che guarda all’argine maestro – nessuno sembra tenere più. Non sembra tenerci particolarmente la curia che una decina di anni fa lasciò che la struttura venisse chiusa, amplificandone il senso di abbandono. Un tempo qui erano i gussolesi – o meglio, visto che ci tengono, gli abitanti di Borgolieto – a sposarsi, a battezzare i propri figli, ad accompagnarli nell’ultimo viaggio. Sono solo ricordi ormai. O poco più.
Ricordi. Quando si trattò di restaurare il duomo di Cremona quella stessa curia fece appello a tutte le parrocchie. Il vescovo era Enrico, dall’altra parte della barricata vi era don Paolo Antonini che da Casalmaggiore tuonò contro quell’obolo che le parrocchie avrebbero dovuto versare alla Chiesa madre, con tutti i problemi che le realtà periferiche avevano già per conto loro. Altri tempi, altre battaglie. Se succede il contrario, l’estremo lembo della provincia ad aver bisogno della curia per le sue strutture? Poco o nulla si muove, se non per lo strettissimo necessario. Il destino delle periferie è spesso segnato. Ciò che è lontano duole meno di quel che tocca da vicino chi amministra le cose.
“La chiesa parrocchiale – spiega il sindaco Stefano Belli Franzini – ha danni che andrebbero riparati, e se non si riesce a reperire i fondi neppure per quelle opere, figurarsi per san Benedetto di Borgolieto”. E’ il primo, il sindaco di Gussola, ad essere costernato. Il primo a non nascondere un certo avvilimento ed un senso grande di impotenza, dopo l’ennesimo atto vandalico portato a compimento da una manica di stolti che nulla sa della storia e poco sa pure dell’utilizzo del cervello.
E’ il disagio delle amministrazioni. Lo stesso che provano ed han provato i sindaci che si sono succeduti al governo di Casalmaggiore per la Chiesa dell’ospedale Vecchio, o per San Rocco. Pietre, solo pietre che il tempo leviga sino al giorno in cui – San Rocco è lì a testimoniarlo – indietro non si torna più e ciò che di meraviglioso la storia ci ha lasciato resta solo un ricordo. La proprietà di San Benedetto e del terreno attiguo non è del comune di Gussola, Belli Franzini ha incastonato nel suo territorio, un gioiello che, nell’ottica della ciclovia VenTo potrebbe davvero essere tappa importante per tutti gli appassionati di storia antica, e non ci può far nulla. Se non vedere la struttura ferma, in attesa del nulla. La Canonica è poco più di un rudere, del sito archeologico (alla fine del 1800 furono trovati reperti romani ma tutta l’area è stata eretta su un antico cimitero di origini romane, un’area vasta che si estende sino al tratto arginale e alle cascine attigue) neppure a parlarne. “Sarebbe prezioso per noi – prosegue Belli Franzini – avere la possibilità di un luogo così, anche nell’ottica di VenTo. Credo molto nella ciclovia, e sono un appassionato di storia antica. Purtroppo le amministrazioni in questi casi possono fare ben poco, se non continuare a sollecitare chi di dovere a muoversi”.
La stessa cosa fa da anni – in maniera ostinata e lodevole – il gruppo di volontari che si occupa di mantenere il sito in maniera decente. Spesso mettendoci del loro, anche in pecunia, per fare quel che è necessario. Sono anni che va avanti così. E’ del febbraio del 2012 un dossier, a loro cura, sullo stato della Chiesa “antica priora benedettina che sorge su un cimitero di epoca romana simbolo e anima stessa della gente di Borgolieto”. Sempre dallo stesso dossier: “Al suo interno vi sono numerose testimonianze non solo della devozione religiosa ma del laborioso spirito civico tramandato di generazione in generazione, consegnatoci intatto dai nostri avi. Da alcuni anni e con profondo nostro rammarico, San Benedetto resta chiusa e oltre ai temibili affronti del tempo deve affrontare quelli ancor più nefasti provocati da atti vandalici e tentativi di furto”. Che cosa è successo da allora ad adesso? Poco, o nulla. Pietre che il tempo sgretola e che cercano di resistere all’incuria e ai vandali. Qualcuno parla anche di lasciti testamentari negli ultimi cinquant’anni per la Chiesa, fermi chissà dove, e chissà perché. O già spesi in opere primarie. In un costume, del tutto italico, di lasciar cadere ciò che di bello il passato ci ha lasciato, il disagio va avanti, inarrestabile.
“Saremmo i primi ad essere felici se la curia decidesse di intervenire e se vi fosse una sottoscrizione per una ricerca archeologica parteciperemmo volentieri anche come Comune. Ma non dipende da noi. Servirebbe qualche privato”. Forse – ammesso che la cosa non sia già stata fatta da qualche privato – servirebbe una segnalazione alla Sovrintendenza. Non è che porti quasi mai a qualcosa di tangibile – le sovrintendenze hanno tempi per le regole e quasi mai soldi per gli interventi – ma quantomeno sarebbe un segno di come è importante, per un territorio, la sua storia. Anche un’indagine archeologica potrebbe essere importante. Ma servono soldi, serve la motivazione e serve soprattutto crederci. Forse più facile farlo in un Dio dei cieli anche per chi indossa l’abito talare. Per ora la Chiesa è lì, poggiata all’argine maestro, il balìa di vandali, con la sola sponda di un gruppo di volontari ad arginare il degrado. Terra di tombe e di nessuno. Ed è un vero peccato, che nessuna confessione e nessun dio in cielo o in terra potrà mai lavare.
Nazzareno Condina