Cronaca

Bellini lascia l'Ats Valpadana, cosa cambia per Oglio Po? Lo chiediamo al dottor Toscani

A questo punto crede che siano in discussione le figure dei dirigenti già nominati da Bellini? «Il nuovo direttore generale potrà confermare la squadra esistente o sceglierne una di suo affidamento. Possibile che scelga un supporto che goda della sua fiducia» spiega Toscani.

CASALMAGGIORE – Approvata la riforma sanitaria con la creazione di 8 Ats in Regione Lombardia, nominato anche nell’Ats Val Padana (che unisce le province di Cremona e Mantova) il direttore generale, Aldo Bellini, chiamato a dirigerla, dopo che costui ha assegnato i diversi ruoli dirigenziali, preso conoscenza di un territorio che non è il suo (è bergamasco), ecco la notizia improvvisa: Bellini lascia, se ne va, in un certo senso promosso dalla Regione. E si attende il sostituto con cui ripartire da capo.

Non è una situazione nuova, ma dimostra ancora una volta come i meccanismi di scelta dei dirigenti della Sanità, non solo in Lombardia, creino problemi. Scelte politiche, che tengono raramente conto delle realtà in cui si calano. Possibile, viene da chiedersi, che tra gli 800mila abitanti cremonesi e mantovani non ci sia qualcuno in grado di occupare quel ruolo cercando di dare continuità, soprattutto in un momento così delicato? Non è un caso che nessuno dei tre dirigenti da lui scelti (direttore amministrativo, sanitario e socio-sanitario) appartengono alle provincia che sono chiamati ad amministrare. Speriamo almeno che il nuovo direttore generale individuato dal Pirellone conosca già il territorio.

La notizia dunque è che Aldo Bellini, nominato nel 2016, nello stesso anno lascia l’incarico, che egli ha assunto per primo dopo la riforma, di direttore generale dell’Ats Val Padana, quando alla scadenza dell’incarico mancano due anni. E’ stata la stessa Regione che l’aveva mandato a Mantova a richiamarlo, affidandogli la responsabilità dell’Unità operativa di programmazione ospedaliera. Una sorta di promozione insomma.

Sta di fatto che ciò avviene in concomitanza con la bocciatura, attraverso il referendum, delle aree vaste in sostituzione delle province, compreso quella tra Cremona e Mantova che sono unite nel progetto. E avviene in un momento delicato per i vari territori, non ultimo quello dell’Oglio Po che sta facendo grandi sforzi per dare un futuro dignitoso ai servizi che è in grado di affrire in particolare con l’ospedale di Vicomoscano.

Sugli sviluppi della situazione abbiamo sentito Claudio Toscani, presidente dell’Associazione Amici dell’Ospedale Oglio Po. Subito gli chiediamo se la decisione, non ancora formalizzata ma più che probabile, possa ritardare l’attuazione della riforma e creare ostacoli per le lotte che si stanno conducendo per difendere l’Oglio Po.

«E’ anche per me un motivo di sorpresa – afferma Toscani – perché era stato indicato recentemente. Avevamo iniziato a farci conoscere da lui creando rapporti per sopperire alla problematica più grossa del nostro ospedale, che è la sua identità interprovinciale. Visto però che la Regione ci ha concesso questa pur piccola apertura (l’Oglio Po non è una Asst ma ha mantenuto il distretto sanitario, ndr), non penso che ora ci metterà i bastoni tra le ruote. Certo la nostra autonomia è tutta da costruire, però è già riconosciuta dalla legge. Se noi la riempiamo di valori potrà essere un modello per altre realtà locali ben congegnate ma non troppo grosse come la nostra. La questione sta nella tempistica: probabilmente chi verrà a sostituire Bellini, sperando che sia in sintnia con la politica che voleva fare lui, avrà bisogno di verificare la situazione e farla sua, quindi probabile che ci voglia più tempo. Speriamo ovviamente in un’ampia collaborazione con la nostra zona. D’altro canto Bellini è stato promosso dalla Regione, non bocciato, quindi c’è motivo di credere che la sua politica meriti di trovare continuità. Peccato perché eravamo solo agli inizi del processo. Giusto che la Regione abbia una certa attenzione verso di noi, ma tante situazioni dobbiamo aiutarci noi a risolverle, prima fra tutte il problema del mantenimento del punto nascite: serve un pizzico di buona volontà da parte dei nostri medici di base e degli ospedalieri per mostrare la volontà del territorio».

A questo punto crede che siano in discussione le figure dei dirigenti già nominati da Bellini? «Il nuovo direttore generale potrà confermare la squadra esistente o sceglierne una di suo affidamento. Possibile che scelga un supporto che goda della sua fiducia». Ma nel nostro territorio non ci sono le competenze adeguate per dirigere le aziende sanitarie? Perché dobbiamo sempre attendere persone che vengono da fuori, trascorrono tempo per conoscere il territorio e poi se ne vanno per coprire altri incarichi? Soprattutto in questo momento delicato non sarebbe logico cercare di garantire continuità con qualcuno che nel territorio ci vive, e che ne conosca le problematiche sanitarie?  «Credo che questo modo di operare sia radicato, quindi difficile poter cambiare le cose. Credo che questo territorio di personalità ne possa offrire, ma serve anche la forza politica che le sostenga. Ora speriamo arrivi qualcuno che sia in sintonia coi territori. D’altra parte il direttore dell’Ats deve rimanere in contatto stretto con Milano per ottenere le risorse necessarie, e dovrà saper ottimizzare l’unificazione sovraprovinciale, che non è facile».

Vanni Raineri 

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