Cronaca

Coldiretti, la firma delle nostre mucche sul latte italiano, ottimo risultato

Si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy, con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle.

CREMONA – “L’etichettatura di origine per il latte uht e i prodotti lattiero-caseari è una grandissima vittoria per gli agricoltori e per tutti i cittadini. Si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy, con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta. La nostra azione prosegue: il risultato raggiunto rappresenta un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario, dove occorre proseguire nella battaglia per la trasparenza , perché quanto abbiamo conquistato per il latte si applichi anche a tutti gli altri prodotti agroalimentari”. E’ quanto afferma Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Cremona, nel commentare l’attesa firma del decreto che introduce in etichetta l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero-caseari, da parte dei ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, dopo il via libera comunitario e il parere positivo delle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato e l’intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni.

Per Coldiretti, che non ha mai allentato la presa in questa battaglia, è una storica conquista. “L’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte è necessario per il 96% degli italiani che lo ritengono un elemento rilevante di trasparenza per fare scelte di acquisto consapevoli” prosegue Voltiniimmagine-1. Ben 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia (e fra queste, oltre 145mila in terra cremonese, dove si munge oltre un milione di tonnellate di latte all’anno, vale a dire circa il 10% del latte munto in Italia) possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro formaggi e yogurt che – sottolinea Coldiretti Cremona – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – continua la Coldiretti – salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale.

L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma – continua la Coldiretti – l’etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio.  Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili, secondo la Coldiretti. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario – conclude la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

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