Cronaca

Cesare Barbieri, ex tossico dipendente ora maratoneta: dalla droga si può uscire

Sei anni durissimi di lavoro su se stesso e l'incontro - un amore subito fortissimo - con la corsa. "Ho conosciuto un volontario della comunità che si allenava e ho voluto cominciare a seguirlo. I primi tempi è stata dura"

 

CASALMAGGIORE – “Non fallisce chi sbaglia, ma chi non fa dei propri errori un motivo per migliorarsi”. Calza a pennello la massima pubblicata sul suo profilo. Perché di strada, Cesare Barbieri, casalasco ormai trapiantato da oltre dieci anni a Reggio Emilia, ne ha fatta tanta. Domenica prossima Cesare, ormai sposato e padre, correrà la 26esima maratona della sua carriera. Quella della sua città di adozione, Reggio Emilia. “No, nessuna speranza di vincerla o arrivare tra i primi – ci spiega sorridendo – ma non importa. La sfida non è con gli altri, ma è con me stesso. La mia vittoria è arrivare e migliorarmi sempre”.

Ne sembrano passati tanti di più di anni dal periodo casalese. Quello più oscuro. Infanzia difficile, una gioventù fatta di tante cadute, sino alla droga. “Le ho provate davvero tutte – ci racconta – sino all’eroina. Alla fine facevo in vena”. Nel 2002 il punto più basso, Cesare viene arrestato a Reggio Emilia e finisce in carcere. Dal punto più basso poi la risalita: “In carcere ho iniziato a disintossicarmi da solo. E senza l’ausilio di medicine. E’ stata dura? Durissima ma da lì ho capito che ce la potevo fare”.

Nel 2003 ‘il maratoneta’ chiede di poter entrare in Comunità. Il giudice, visto anche il percorso in carcere, acconsente. Ad accoglierlo la Comunità CEIS Bellarosa di Reggio. “Non c’è stato un momento in cui ho capito di esserne completamente fuori – prosegue – perché con la droga hai la sensazione che non sia mai finita del tutto. Ma ho chiesto di entrare in comunità, sentivo di potercela fare”. Sei anni durissimi di lavoro su se stesso e l’incontro – un amore subito fortissimo – con la corsa. “Ho conosciuto un volontario della comunità che si allenava e ho voluto cominciare a seguirlo. I primi tempi è stata dura anche lì. Il mio fisico era segnato da anni di droga, non mi ero mai allenato (lo sport per lui si era tradotto, da bambino, in un po’ di calcio all’Oratorio Maffei dove faceva il portiere, ndr). Ho iniziato con poche centinaia di metri, poi un chilometro, poi sempre di più”.

Sei anni di comunità, il lavoro di giorno, poi Cesare, un impiego da autista per una ditta che si occupa di forniture di materiale idraulico, e alla sera il ritorno alla corsa: “La mia droga è diventata quella. Ogni volta che mi sentivo giù, ogni volta che sentivo di avere problemi cominciavo a correre. Era ed è tutt’ora una valvola importante di sfogo che mi fa sentire bene”. Nel 2010 la decisione di fare sul serio, da lì a poco la prima maratona, allenamenti continui “Corro quattro giorni alla settimana per almeno 10 km al giorno e poi nei week end le gare”. Con una particolare predisposizione “Mi piacciono le corse dure, preferisco le maratone alle mezze maratone e preferisco le ecomaratone. Ce ne sono poche in Italia, per questo quando è possibile mi sposto. Ma correre in mezzo alla natura, piuttosto che farlo in città, mi dà sensazioni belle. Non cerco risultati contro gli altri. Cerco sempre risultati con me stesso. Questo il segreto”.

Con le Maratone Cesare ha girato l’Europa. Madrid, Vienna, Nizza-Cannes, Budapest, oltre a tutte quelle che riesce a fare in Italia. “Partecipo a tutte quelle che posso nei week end. Se non ci sono maratone faccio le mezze”. Oggi per l’atleta di origini casalasche un’altra bella consapevolezza: “Sono rimasto legato alla Comunità che mi ha aiutato, continuo a fare il volontario lì. Un giorno alla settimana tengo i gruppi di autoaiuto. Mi danno i primi ingressi, i ragazzi difficili. Racconto la mia esperienza. Lì, in cerchio parlo del mio passato e del mio presente. Sono rimasto in contatto con alcuni medici di Casalmaggiore. Ogni tanto qualche ragazzo del Casalasco arriva qui. Anche lì da voi quello della droga è un problema serio. Per me è un impegno serio ed anche per questo ho voluto raccontare la mia storia affinché possa essere letta soprattutto da quei ragazzi che hanno problemi che pensano insuperabili”.Un altra cosa da ricordare. Una parentesi importante della sua vita. Una pietra in più sulla strada della ricostruzione. A Casalmaggiore restano una mamma, Caterina, e una sorella, Monica. E, nel cuore resta un’altra sorella, Cristina, morta in giovanissima età per un male inesorabile. Loro sono sempre nei suoi pensieri. Loro che hanno fatto tanto per vederlo stare bene. Un motivo in più per continuare a crescere.

La storia di Cesare Barbieri, ex tossicodipendente ora maratoneta, è la dimostrazione che c’è sempre una strada da poter percorrere per poter ambire ad essere migliori. Lui ha deciso di farla di corsa. Dall’altra parte del telefono si sente la vita che corre con lui. “Torno da mio figlio” dice in chiusura della telefonata. C’è sempre un motivo per cominciare a muoversi verso orizzonti migliori.

Nazzareno Condina

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