Cronaca

Chiude il Panificio Baslenga. Bruno Ottolini: "Cediamo l'attività dopo vent'anni"

"Se entro fine anno riuscirò a cedere l'attività bene, altrimenti chiuderemo per sempre. Cedo la licenza, i macchinari ad un prezzo basso ed ho tanti clienti ma questo evidentemente per ora non è stato sufficente"

CASALMAGGIORE – La notte del 23 dicembre sarà l’ultima fatica della famiglia Ottolini. L’ultima del Panificio Baslenga. Almeno di quella parte di famiglia che é ancora qui. Una figlia di Bruno, 66 anni, é già partita da un po’. Vive in Australia dove fa dolci italiani con successo. Si sentono via Skype. Con l’anno prossimo partirà anche Davide che insieme al papà Bruno e alla mamma Gina portavano avanti l’attività dal lontano 1995.

“Potrebbe essere Australia anche per me – spiega Davide – o qualunque altro paese dove si possa lavorare con tranquillità. Fare una vita come questa non è semplice, e farla fra tasse, procedure burocratiche, mancanza di personale che possa darti una mano é ancora più difficile”. Beffa tra le beffe, a Davide qualche tempo fa è arrivata la carta della pensione. Termine lavoro 2053, pensione ridicola dopo tanti anni di fatica. “Chi me lo fa fare di restare qui?”. La notte al panificio Baslenga é un susseguirsi di operazioni ‘standardizzate’ ormai da anni. Un rito che ogni notte si consuma con la medesima e meticolosa attenzione che porta alla qualità del prodotto finito.

Bruno Ottolini aveva iniziato la sua attività nel 1965, a quindici anni, come garzone di un panettiere nella provincia parmense. Lì aveva imparato tutti i segreti (il suo pane parmigiano non ha rivali in tutto il territorio) e a quella mentalità artigianale é rimasto intimamente legato, sin dalla ricerca delle farine. Basta fermarsi una notte da Bruno e Davide a prendere la pizza o la focaccia ancora calde. Un po’di tempo da dedicarti loro l’han sempre avuto. Due chiacchiere in compagnia. A volte ci trovi i carabinieri fermi a prendere alla fine del turno la colazione da portare alle famiglie. Poi gli operai, e tanti ragazzi per i quali il rito della brioche o della focaccia prima di andare a casa è divenuto un classico. Dalle sei cominciano ad arrivare i genitori e le persone anziane. Le tante che abitano nell’area e per il quale il Panificio Cavour è diventato un punto di riferimento da raggiungere a piedi o in bicicletta.

Tra gli Ottolini e i clienti si è creato con gli anni un rapporto fiduciario. Dal 2013 l’attività è di Davide Ottolini. Ma mamma è papà sono sempre lì, a dargli una mano. Non c’é delusione in Bruno per la chiusura. Potrà dedicarsi alla seconda parte della sua vita insieme alla moglie e dormire di notte per fare quel che più gli piace di giorno. Come tutte le persone. 51 anni di attività d’altronde ce le ha alle spalle. “Se entro fine anno riuscirò a cedere l’attività bene, altrimenti chiuderemo per sempre. Cedo la licenza, i macchinari ad un prezzo basso ed ho tanti clienti ma questo evidentemente non è sufficente per far decidere a qualcuno di prendersi carico dell’attività. Ci fosse qualcuno disponibile lo invito a farsi vivo”.

Tra i clienti – che sanno della chiusura – un po’ di preoccupazione c’é. Le abitudini possono cambiare ma le persone lo fanno a fatica se all’abitudine si lega il rapporto umano e la qualità del prodotto. Se a quella stessa abitudine si legano i problemi di tanta gente che si muove a fatica. “Davide ha deciso di partire e fa bene. Purtroppo é così. Si chiude. L’attività é a disposizione di chi la vorrà portare avanti con passione. L’area forno è la più grande del circondario e poi c’é lo spazio vendita”.

Il quartiere Baslenga rischia dunque di perdere una delle pochissime attività rimaste, l’unica nell’area residenziale a ridosso del plesso scolastico omonimo. La speranza è che ci sia qualcuno che abbia ancora speranza in questo dannato paese massacrato da tasse e burocrazia, sempre più povero di attività e di sogni, con poche politiche di rilancio e tante inutili parole. Dove la gente chiude e se ne va in cerca di sorrisi lontani perché quelli vicini non bastano per avere un futuro e un presente migliore.

Nazzareno Condina

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