Caso Zardi, nessun risultato dal Luminol. Ma ora si punta sull'impronta di una scarpa
Non ha prodotto i risultati sperati la prova del Luminol, il composto chimico impiegato dalla polizia scientifica per rilevare il sangue nel ‘cold case’ dell’omicidio di Arianna Zardi, la 25enne studentessa di Teologia trovata morta il 2 ottobre del 2001 sotto un ponticello di Torricella del Pizzo. Il Luminol era stato utilizzato il 18 ottobre scorso sul luogo del delitto che era stato trasformato dagli esperti del Ris in una grande camera oscura con l’obiettivo di togliere al massimo la luminosità alla parte interna del ponticello, e trovare elementi utili all’indagine. Non è stato così, purtroppo: a distanza di 15 anni, il naturale inquinamento del luogo del delitto si è portato via tutte le tracce. Il tempo ha fatto sbiadire anche tutte le impronte papillari sugli effetti personali di Arianna. Fallito l’esame del Luminol, resta ancora una speranza: gli inquirenti puntano a scoprire cosa si celi dietro ad una traccia trovata sui jeans di Arianna. Si tratta di un’impronta dalla pressione abbastanza forte. Per il tecnico nominato dal Ris, quell’impronta, all’inizio attribuita al segno di uno pneumatico, potrebbe invece corrispondere a quella di una scarpa. La vittima, in sostanza, sarebbe stata uccisa e poi, con un calcio, nascosta alla vista. Un particolare che dunque farebbe pensare più all’omicidio che ad un incidente. Un elemento che il procuratore Roberto di Martino, titolare dell’inchiesta, dovrà approfondire insieme al procuratore generale del distretto di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso, al procuratore dei minori Emma Avezzù, che collabora alle indagini, e ai consulenti nominati dalla procura di Cremona: Andrea Verzelletti, Cristina Cattaneo, Vittorio Fineschi ed Emanuela Turillazzi. Fondamentale sarà anche capire se quella traccia trovata sui jeans possa essere o meno compatibile con un segno a vu trovato sul ginocchio della 25enne proprio in corrispondenza di quell’impronta di scarpa. Il corpo della giovane era stato riesumato l’8 gennaio scorso dal cimitero di Casalbellotto e trasferito all’Istituto di medicina legale dell’università degli studi di Milano. Ora, completati tutti gli esami, attende di essere restituito alla famiglia. Sull’altro fronte delle indagini, invece, sono ancora in corso gli accertamenti sugli esami del dna al quale erano state sottoposte alcune persone che facevano parte del giro di amicizie della vittima. Un’indagine complicata, quella del caso Zardi: la speranza di vederla risolta, nonostante il grande impegno profuso dagli inquirenti, è comunque appesa ad un lumicino.
Sara Pizzorni