Politica

Listone, non passa mozione su tutela suolo. Rimandata (forse) a tempi migliori

Giovanni Leoni: "Sino a che non si troverà una formula vera per sensibilizzare al recupero l'imprenditore che non vende neppure un metro quadro di area edificabile, perché c'è un grosso blocco, non può pensare ad un recuperò pur con la fiscalità agevolata mettendo dei prezzi poi superiori al nuovo".

CASALMAGGIORE – No alla mappatura delle case sfitte e delle aree di degrado urbanistico del territorio. No, al momento (per il vicesindaco Giovanni Leoni) e no perché costa (per il consigliere di maggioranza e delegato al Parco Golena Orlando Ferroni). Cassata la mozione, a firma del Listone e illustrata in Consiglio Comunale dal consigliere Alessandro Rosa. “Un censimento permette un’idea chiara chiara sul loro utilizzo, magari anche a fini sociali come prevede la carta Costituzionale ed il Codice Civile, per poter cominciare a ragionare sulla preservazione del paesaggio”. A rispondere il sindaco Filippo Bongiovanni che ha rimarcato come la questione fosse già stata affrontata con la precedente amministrazione (11 giugno 2012, sempre il Listone, a presentarla la compianta Ermelinda Casali e il consigliere Carlo Sante Gardani). Quella mozione fu approvata all’unanimità (o quasi) e dopo oltre un anno senza risultati i dati (fermi al censimento Istat del 2011 e 2013 per privati e pubblico). “Difficilmente potremmo rispondere in maniera piena a questa richiesta. E’ vero che annualmente in Europa il consumo di suolo complessivo è di 1000 km quadrati all’anno, ma nel mezzo, per quel che ci riguarda è intervenuta Regione Lombardia con la legge 31/2014. Oggi noi anche volendo non potremmo consentire ad un privato di avere nuove aree residenziali se non quelle previste nel PGT del 2010. La legge Regionale va incontro realmente a queste richieste. Oggi questa mozione ha perso tutto il significato che aveva nel 2012, prima di quella legge in cui il comune poteva fare quel che voleva, fatto salvo e c’è pure il PTCP che individua le aree agricole strategiche in cui il comune non poteva intervenire comunque. La frenesia non riguarda né la mia amministrazione, né quella precedente. Di passi avanti ne sono stati fatti. Oggi il censimento ha perso la sua valenza. Mettiamo pure che a Casalmaggiore ci siano 1500 case sfitte. Volevo capire di questo dato quali siano le finalità”.

Alessandro Rosa ha chiarito: “Immaginavo che mi avrebbe citato la legge Regionale ma la mia richiesta è piuttosto chiara. Immaginavo che mi avrebbe citato l’ultimo dato del 2013, ma quel dato oggi è piuttosto obsoleto. Allora aveva segnalato come approssimativo quel dato quando era all’opposizione, oggi la palla è sua. Intende effettuare questa verifica o respingere la mozione? Poi è chiaro che il dato non è fine a se stesso, ma è un dato su cui ragionare. Per vedere se è possibile fare qualche operazione su edifici abbandonati o fatiscenti. Nel diritto romano il ‘positum aut sospensum’, le opere in bilico o fatiscenti che possono provocare dei danni erano segnalate e punite gravemente. La mozione segnala l’importanza dell’edilizia sociale pubblica. Il censimento è un dato”.

Ad intervenire il consigliere Francesco Ruberti: “Io l’ho letta attentamente, apprezzo di solito l’atteggiamento propositivo de il Listone e voglio vederla come forma di proposta, ed ho provato ad esaminare nel concreto la proposta”. Sugli edifici abbandonati e fatiscenti: “Qui entriamo in un mondo che è già diverso che a parte alcuni edifici comunali, gran parte delle unità fatiscenti o inagibili sono privati, per cui andare ad intervenire lì significa entrare in un mondo che non finirà mai più e che non si ferma con un censimento. Non dimentichiamoci mai che è stata fatta specialmente durante la bolla speculativa un’accelerazione dell’edificato anche supportato da un enorme domanda, ma non dimentichiamoci che anche questa amministrazione ha giovato degli introiti degli oneri comunali che ne derivavano”. L’ultima parte della mozione è stata poi ripresa dallo stesso Ruberti, che ha rimarcato che il fatto della destinazione degli immobili fatiscenti o vuoti per finalità sociali “Mi fa paura, e spiego il perché. Cosa vuol dire che molti di questi edifici vuoti che sono privati possono essere utilizzati per finalità sociali? E mi fermo qui perché non voglio entrare nella polemica politica”. Ruberti ha pure spiegato che molti edifici vuoti sono magari lasciti testamentari di genitori ai figli e dell’incidenza della crisi nello stop ai recuperi e alle vendite degli immobili per mancanza di fondi o per l’esigenza di non vendere le strutture in tempi in cui i prezzi si sono notevolmente abbassati. “Non tutti i privati hanno le capacità o le possibilità di poter aggiustare, magari si pensi a chi ha ereditato una cascina, per metterla a posto servono molti soldi. Sul pubblico possiamo discutere. Piacerebbe a tutti mettere in sicurezza il territorio e gli edifici. Faccio un banalissimo esempio. Se io dovessi mettere in sicurezza tutti gli edifici minimo servono tre bilanci comunali. A me piace il discorso propositivo su quel che si dovrebbe fare, se io lo valuto è una bellissima cosa da dire in un parlamento con dei propositi diversi. Poi ricordiamo che un censimento sui vuoti o gli sfitti è dinamico, e in sei mesi cambia. Capisco la buona volontà, non vedo la possibilità di arrivare ad un dato”.

Rosa ha parlato di richieste strumentali per richiedere il censimento “Mi rendo conto che una volt acquisito il dato non potremo intervenire su tutti gli edifici fatiscenti. La mozione è articolata per arrivare ad un risultato finale”. Pierluigi Pasotto (CNC): “Noi voteremo questa mozione. Mi ricordo che ci fu la presentazione di questa richiesta che richiese un buon impegno per gli uffici comunali per redigere questa risposta. Se non ricordo male il sindaco non si dichiarò soddisfatto della risposta, che avrebbe preferito una risposta più articolata. E’ chiaro che la conoscenza del territorio può essere importante per stabilire la taratura dei servizi. Ricordo che anche durante la nostra amministrazione il consumo di territorio alla fine era quasi sempre zero, un po’ per nostra scelta, ma anche per la crisi tanti chiesero la riclassificazione, tornando da area edificabile ad area verde o agricola. Pensare al fabbisogno urbanistico in termini di utilità collegato ai servizi e al tessuto sociale che si va componendo è utile e i dati del 2013 sono ben lungi dall’essere attendibili oggi”. 

Poi è stato il turno di Orlando Ferroni che ha parlato di costi e benefici. I costi sono nettamente superiori, per cui non ne vale la pena. “Se devo mettere un po’ di energia che mi è rimasta in bilancio, la matterei sul censimento delle piante. Quello sarebbe un bene”. Un censimento, quello delle piante, ricordiamo chiesto da anni in cui si era registrata la disponibilità di Arcangelo Pirovano per farlo lui stesso, sgravando in parte l’amministrazione dell’onere e per il quale si era proposta una collaborazione con l’istituto agrario (di Viadana). Poi ha parlato della tutela dei cascinali e degli edifici storici. Per Ruberti i vantaggi per i recuperi sono enormi, ma la situazione economica è “micidiale” per cui non è possibile neppure pensarlo. E per il censimento gli uffici tecnici sono già oberati.

Il vicesindaco Giovanni Leoni, ha lasciato aperta una porta. “Mi verrebbe da fare una proposta. Le analisi statistica sono numeri. Quello che mi piace della proposta è la vera conoscenza della problematica o della situazione. Cosa che si fa sul campo”. Un tempo la si faceva casa per casa, struttura per struttura. Dando modo alle amministrazioni di avere una visione complessiva e di poter poi intervenire tramite i PRG, o ancor prima i Piani Particolareggiati. Poi una lunga digressione storica sulla concertazione tra enti, e sulle espansioni e sul ‘guadagno’ delle amministrazioni (non importava il colore)  perché questo significava entrate importanti per i comuni. “Potrei citare esempi di sindaci ambientalisti che quando si trattava di portare a casa soldi per le aree produttive facevano la guerra” per portare a casa i soldi. “In questo momento perché c’è un cambio di passo benvenuto da parte della regione e siamo in attesa che la Regione definisca per gli ambiti di trasformazione. In teoria se quegli ambiti non sono decollati potrebbero essere tolti”. Nel giugno 2017, per quel che prevede la legge regionale, quegli ambiti potrebbero essere ridefiniti. O addirittura eliminati. “Sino a che non si troverà una formula vera per sensibilizzare al recupero l’imprenditore che non vende neppure un metro quadro di area edificabile, perché c’è un grosso blocco, non può pensare ad un recuperò pur con la fiscalità agevolata mettendo dei prezzi poi superiori al nuovo. Diventa insostenibile dal punto di vista commerciale”. La regione non ha ancora definito le linee guida. “Propongo di tenere valida la mozione ma di riportarla nei termini di un momento socio economico ed urbanistico più puntuale”. Leoni ha rimarcato l’attenzione che si deve porre alle falde acquifere e al fiume, citando il problema dei seminterrati. Mirca Papetti (CNC) ha dato ragione a Leoni, pur ritenendo importante la mappatura.

Nonostante l’ora circa di discussione e il tentativo di togliere la temporalità alla mozione fatta da Rosa per salvarla all’ultimo istante, la mozione alla fine è stata respinta. Se ne parlerà in futuro forse. Alla luce – il dubitativo è pur sempre d’obbligo – dell’applicazione della legge regionale e della proposta del vicesindaco Leoni di provare a studiare nuovi e più allettanti incentivi al recupero delle aree dismesse. Sperando (le variabili aumentano) che la crisi nel frattempo indebolisca la morsa e che si possa pensare di ripartire. Non verso il ‘sol dell’avvenire’ (al momento dal punto di vista economico sono segnalate quasi esclusivamente nuvole) ma almeno verso prospettive un po’ più serene e casse comunali un po’ più floride.

Nazzareno Condina

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