Pendolari del rudo colpiscono ancora: sacchi in fila indiana tra San Martino e Spineda
Da quel poco che si poteva vedere, per non rischiare di imbrattarsi le mani, i sacchetti parevano racchiudere bottiglie, anche una di vino ancora da stappare, plasticame vario, giocattoli e indumenti dismessi. Il tutto chiuso nelle varie borsine e abbandonato sul ciglio della strada.
SAN MARTINO DALL’ARGINE – L’inciviltà e la maleducazione non hanno confini. Così come la stupidità e il desiderio di contravvenire alle regole solo per la voglia di sentirsi “diversi” e “menefreghisti”. Ma non è escluso nemmeno che ci siano residenti di altri paesi, che per dispetto si siano messi a portare i propri rifiuti nel paese confinante. I cosidetti pendolari del rudo.
Sabato pomeriggio il tragitto che collega San Martino a Spineda sembrava una vera discarica a cielo aperto. Cinque sacchetti di plastica con dentro ogni tipo di schifezza facevano da contorno alla strada. Appoggiati con una curiosa meticolosità sull’erba del fossato a distanza regolare l’uno dall’altro. Uno dopo l’altro come fossero dei birilli in fila indiana messi lì apposta da qualcuno che voleva far vedere a tutti ciò di cui era capace. Cioè non adeguarsi al comportamento della società civile che suggerisce di trasportare tutto in discarica o negli appositi contenitori.
Da quel poco che si poteva vedere, per non rischiare di imbrattarsi le mani, i sacchetti parevano racchiudere bottiglie, anche una di vino ancora da stappare, plasticame vario, giocattoli e indumenti dismessi. Il tutto chiuso nelle varie borsine e abbandonato sul ciglio della strada a pochi metri dalla località Cà dè Passeri, vicino al confine con la provincia di Cremona e il Comune di Spineda. L’auspicio è che gli addetti al controllo eseguano quelle verifiche che a Casalmaggiore la Polizia locale per esempio ogni tanto esegue assieme alle Gev. Cioè l’apertura dei sacchetti fuorilegge alla ricerca di eventuali tracce del trasgressore, come gli scontrini d’acquisto o il numero della tessera del supermercato o del bancomat. Un controllo che in certi casi si è rivelato utile. Unica traccia visibile superficialmente sabato era quella grande scritta “Gigante” sulla borsina di plastica. Il nome di un supermercato mantovano, ma probabilmente anche l’appellativo che senz’altro verrà dato al cervello dell’impavido trasgressore.
Rosario Pisani