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Efrem Morelli, da Cella Dati al bronzo paralimpico a Rio Con l'aiuto di Devicenzi

Andrea Devicenzi aveva infatti aiutato Morelli nella preparazione psicologica alla gara, facendo da mental coach e lavorando dunque soprattutto sulla testa e sullo scarico della tensione. Una scelta che ha pagato: e la medaglia di Efrem Morelli ha portato l’Italia paralimpica di Rio in doppia cifra.

RIO DE JANEIRO – “Se devo puntare a una medaglia, punto a quella più preziosa, perché mi sento bene. Ma so che sarà una battaglia e dipenderà da tanti fattori: non mi resta che spingere”. La battaglia c’è stata, eccome, e la medaglia anche. E pazienza se non era del colore e del metallo più prezioso: Efrem Morelli ci aveva rivelato buone sensazioni prima di partire alla volta di Rio e alla sua terza Paralimpiade ha finalmente realizzato il suo sogno. Con lui, sull’aereo, verrà anche uno splendido bronzo conquistato nelle notte tra mercoledì e giovedì, quando in Brasile era tarda sera, nella sua gara preferita, i 50 metri rana. Una gara in cui non puoi fare calcoli, devi solo andare al massimo.

E al massimo è andato, per esempio, il cinese Jin che non a caso è primatista mondiale, seguito a ruota dallo spagnolo Luque, nella categoria SB3. L’argento poteva essere nelle corde di Efrem ed è stato in effetti sfiorato, ma nella giornata dorata dello sport paralimpico italiano con cinque primi posti conquistati in poche ore, Morelli, che si allena a Brescia ma è residente a Cella Dati, frazione di Pugnolo per la precisione, ha voluto lasciare la sua impronta, pardon la sua bracciata, con quel bronzo conquistato in 49’’92.

Nato nel 1979 a Crema, Morelli nel 2000 rimase vittima di una caduta durante una gara di motocross: da lì non è più stato in grado di muovere le gambe, ma ha messo muscoli e forza in quelle braccia, che lo hanno portato fino all’Olimpo. A Pechino e Londra aveva ammesso di non essere ancora maturo, a Rio arrivava sicuro dei suoi mezzi, oltre che forte di un bronzo europeo conquistato solo pochi mesi fa. Con Efrem gioisce tutto il movimento paralimpico italiano e le prime congratulazione sono giunte anche dal Casalasco, da Martignana di Po per la precisione: Andrea Devicenzi aveva infatti aiutato Morelli nella preparazione psicologica alla gara, facendo da mental coach e lavorando dunque soprattutto sulla testa e sullo scarico della tensione. Una scelta che ha pagato: e la medaglia di Efrem Morelli ha portato l’Italia paralimpica di Rio in doppia cifra, in una giornata decisamente da dieci e lode.

Giovanni Gardani 

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