Taglio di via Bruno, parla un frontaliero. "Se cade un ramo, la responsabilità è nostra"
Credo che chi ha tagliato abbia chiesto all'Aipo il permesso di farlo. Se chi si lamenta è lo stesso che magari ti può denunciare perchè gli è arrivato in testa un ramo cè qualcosa che non va
CASALMAGGIORE – Taglio delle piante in via Giordano Bruno, questione più complessa di quel che sembrerebbe. A contattarci, dopo le lamentele raccolte relative al taglio di alcuni esemplari sulla strada che conduce all’Argine Maestro e quello stesso argine lo costeggia, un frontaliero. Uno di coloro che abitano ‘fronte argine’ per intenderci che spiega come quel taglio sia una ‘necessità’ per evitare grane. “Conosco bene chi ha tagliato – ci spiega – e la questione è un po’ più complessa di quel che appare. Il Comune da qualche anno non esegue lavori di potatura”. Non è obbligato a farlo, ma la situazione di quelle piante è del tutto particolare. Sino a cinque anni fa la manutenzione veniva fatta dal comune, fu poi l’amministrazione Silla a comunicare ai frontalieri che della gestione di quelle piante se ne sarebbe dovuto occupare il frontista stesso. “I frontisti sono proprietari di una cosa che non possono utilizzare e ne hanno la totale responsabilità in caso di danni a cose o persone. Credo che chi ha tagliato abbia chiesto all’Aipo il permesso di farlo. Se chi si lamenta è lo stesso che magari ti può denunciare perchè gli è arrivato in testa un ramo cè qualcosa che non va”. Piante fronte strada su un terreno, la costa dell’argine, che pur vincolato ed inutilizzabile è di pertinenza dei privati che abitano dall’altra parte della strada. L’Aipo ha dato il permesso della potatura col vincolo che non si facciano morire le piante con la necessità poi di doverle togliere ed intervenite ‘strutturalmente’ sul piede dell’argine. “Se delle piante ne usufruiscono tutti allora la manutenzione e la responsabilità dovrebbe essere pubblica non privata, io sono anni che dico a mia moglie di tirarle via, e a me le piante piacciono ma non posso correre il rischio di una denuncia penale”.
Nazzareno Condina