Cronaca

Don Giuseppe Nevi, guerra all'eresia dell'informe e a don Alberto Franzini

Un attacco frontale, fatto in un documento pubblicato sul sito della parrocchia e distribuito ieri nel corso delle celebrazioni anche nella sua ex parrocchia di Vicomoscano.

CASALMAGGIORE – Uno scontro a distanza, tra due posizioni differenti. Da una parte don Giuseppe Nevi, il parroco di Sant’Imerio di Cremona e prima ancora di Vicomoscano, dall’altra Don Alberto Franzini, responsabile del Duomo di Cremona e prima ancora abate della parrocchia di Santo Stefano a Casalmaggiore. Il parroco di San Imerio a Cremona, don Giuseppe Nevi, ha criticato il responsabile del Duomo, don Alberto Franzini, e lo stesso vescovo Antonio Napolioni per l’incontro interreligioso tra cattolici e musulmani che si è svolto domenica scorsa in cattedrale. Un attacco frontale, fatto in un documento pubblicato sul sito della parrocchia e distribuito ieri nel corso delle celebrazioni anche nella sua ex parrocchia di Vicomoscano. Questo il testo integrale.

“Il giornale on line ?Cremona Oggi afferma che addirittura il celebrante sia sceso per il segno di pace. Se questo è accaduto è ciò che davvero bisognerebbe giustificare. Mi chiedo, infatti: il segno della pace durante la Messa è solo un gesto di buona educazione e di vicinanza umana? Esso non si qualifica forse come il riconoscimento di una pace che non è nostra ma è quella di Dio e di Gesù risorto? E non è proprio per questo motivo che è collocato dalla liturgia tra i riti di comunione, quelli, cioè che precedono la ricezione del corpo di Cristo? Se questo fosse vero allora questa pace non può essere scambiata con chi non è battezzato. Mi pare, infatti, che il Codice di Diritto canonico (can. 844) non ammetta la comunicatio in sacris con le altre confessioni cristiane, se non a certe condizioni, e quindi tanto meno con chi non è cristiano per il semplice motivo che non è battezzato, quindi figlio di Dio, appartenente al Corpo di Cristo, fratello di Sangue. Non sembra sufficientemente fondato l’argomento di Mons. Franzini che, per giustificare il canto del Corano e la parola concessa al rappresentate dei musulmani di Cremona, ricorre al fatto che tutto è avvenuto al di fuori del presbiterio, definito come la parte più sacra della Chiesa, omettendo che tutta la Cattedrale è luogo sacro per i cristiani. Ogni chiesa cristiana infatti non è una semplice aula di riunione come la moschea o la sinagoga, é un luogo dedicato è consacrato. Basterebbe leggere il rituale per la Dedicazione della Chiesa per rendersi conto, attraverso le preghiere, del valore di tale edificio. Riporto per sinteticità dal Cerimoniale dei Vescovi il n. 43: “La Chiesa Cattedrale nella maestà delle sue strutture architettoniche raffigura il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuna anima, nello splendore della grazia, secondo il detto dell’apostolo: ‘Voi siete il tempio del Dio vivente’ (2 Cor 6,16). La Cattedrale è poi anche possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di quel corpo mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia”. Siamo proprio sicuri di aver onorato un tale spazio trasfigurato dalla grazia? Abbiamo custodito fedelmente per Dio e per i sacramenti questo spazio a lui promesso è riservato? Esistono documenti della Cei e di conferenze espiscopali regionali (non sto a citare) che in vario modo disciplinano il rapporto con l’Islam ed insistono in particolare sul l’attenzione da riservare all’uso degli spazi sacri e non, da parte dei fedeli di questa religione. Forse bisognerebbe approfondirli e decidere se sono da ritenersi ancora validi, dichiarandolo. Le affermazioni del rappresentante del Centro culturale islamico “La speranza” per noi cristiani sono inaccettabili perché non vere. E queste sono state pronunciate in Cattedrale difronte a fedeli plaudenti: mi riferisco al passaggio in cui si ripete una falsità teologica per noi evidente che,cioè, tutte le religioni pregano lo stesso Dio. Mi domando se su tali premesse l’augurio del parroco della Cattedrale ad una vera adesione alla propria fede si possa realizzare? Mi permetto una citazione del Card. Biffi: “Il cristianesimo, in sè, non è una concezione della realtà, non è un codice di precetti, non è una liturgia. Non è neppure uno slancio di solidarietà umana, nè una proposta di fraternità sociale. Anzi, il cristianesimo non è neanche una religione. È un avvenimento, è un fatto! Un fatto che si compendia in una persona. Oggi si sente dire che infondo tutte le religioni si equivalgono perché ognuna ha qualcosa di buono. Probabilmente è anche vero. Ma il cristianesimo con questo non c’entra. Perché il cristianesimo non è una religione, ma è Cristo. Cioè una persona”. Da ultimo propongo un ulteriore interrogativo: Perché questi gesti non scandalizzano la comunità cristiana ma appaiono, invece, come conquiste di un rinnovato clima culturale? Non mi avventuro in tentativi di risposta che forse sarebbero assai complessi. Sono tuttavia certo che ormai da decenni abbiamo ridotto la liturgia e le nostre chiese a contenitori da riempire con mille stravaganze, svuotandoli, inevitabilmente, della presenza di Dio. Quanta umanità e quanta poca divinità si respira nelle nostre liturgie! Quanto poco rispetto si ha del luogo santo! Ora, che si possa assistere a quanto è stato preparato e voluto in Cattedrale Domenica scorsa non è altro che il frutto maturo di quell’eresia dell’informe che ha colpito la liturgia cattolica”.

Nel mirino di don Nevi, sacerdote conosciuto per le posizioni ortodosse, responsabile dell’Ufficio per la pastorale familiare, c’è la partecipazione dell’Imam di Cremona, Noureddine Lakrichat, e del portavoce del centro culturale islamico ‘La Speranza’, Sadiq El Hassan alla funzione religiosa in Duomo.

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