Economia

La guerra dei Gal e il rischio di comprensorio a due velocità Il "giallo" della dottoressa Botti

Come a dire, per fare un esempio, che a Casalmaggiore si potrà investire, mentre ai vicini di casa di Gussola o Martignana potrebbe non arrivare nulla. Poco sensato, tenendo conto dell’unità strutturale e pure morfologica (parlando di investimenti rurali e di una zona a forte trazione agricola) dell’intero territorio.

Il rischio concreto, in attesa delle necessarie comunicazioni ufficiali, è il peggiore che sia stato paventato già in sede di spartizione della posta, e di suddivisione di un puzzle per il quale la scissione è risultata inevitabile. Ed è cioè il rischio di avere un comprensorio spaccato in due, quasi a due velocità: da un lato i territori, tra comuni e partner privati che hanno aderito al Gal Terre del Po, che riceveranno per una popolazione di quasi 110mila abitanti, circa 7 milioni di euro, per il doppio di investimenti già messi in conto; dall’altro chi invece è rimasto fedele alla causa del “vecchio” Gal, l’Oglio Po, quello storico del comprensorio, che però rimarrà quasi certamente fuori dai finanziamenti previsti.

Come a dire, per fare un esempio, che a Casalmaggiore si potrà investire, mentre ai vicini di casa di Gussola o Martignana potrebbe non arrivare nulla. Poco sensato, tenendo conto dell’unità strutturale e pure morfologica (parlando di investimenti rurali e di una zona a forte trazione agricola) dell’intero territorio. Col rischio che i confini comunali risultino a questo punto molto più marcati di quanto in realtà dovrebbero essere.

La polemica, come logico, e le reazioni sono ovviamente anche e soprattutto politiche. Prima di tutto, dopo la notizia del probabile mancato finanziamento al Gal Oglio Po, è intervenuto Giuseppe Torchio, per anni anima e presidente di quel gruppo di azione locale che, rimarcando il buon lavoro svolto per decenni, ha invitato alla prudenza in attesa delle verifiche del caso e, soprattutto, ha indirettamente messo in dubbio la terzietà di Regione Lombardia. Proprio così: politicamente nemico, o comunque lontano, da Torchio, l’assessore all’Agricoltura Gianni Fava aveva ammonito il Gal Oglio Po a ristrutturarsi secondo i nuovi criteri previsti dalla legge. Cosa che lo stesso Gal aveva fatto, mentre però la spaccatura con la diaspora di molti comuni verso il Terre del Po, si era ormai concretizzata. Da qui l’accusa nemmeno troppo velata di Torchio di avere favorito un Gal politicamente più vicino alle idee dell’assessore e di Regione Lombardia.

L’altra reazione pesante giunge da Commessaggio, probabile sede legale del nuovo Gal Terre del Po. Il sindaco Alessandro Sarasini ha infatti definito tardiva e offensiva la lettera di Davide Viola, vicepresidente della provincia di Cremona, capofila del Gal Oglio Po, indirizzata ad Alloni, Malvezzi e Lena, per chiedere ulteriori finanziamenti anche ai Gal rimasti fuori. “Una supplica che arriva fuori tempo massimo” ha detto Sarasini, escludendo una eventuale rappacificazione tra territori, ormai sempre più distanti. Questa poteva essere la soluzione davvero perseguibile, che però oggettivamente risulta difficilmente raggiungibile ora, con chi ha vinto che (giustamente) non è disposto a passi indietro e chi non è stato accontentato che cerca di salvare il salvabile. La mediazione, insomma, mai come stavolta sembra un’arma diplomatica giusta ma purtroppo destinata a fallire. E non è più tempo (ammesso che mai lo sia stato) di “volemose bene”, dopo tutto quanto si è detto e fatto negli ultimi mesi.

Anche perché peraltro, a mettere ulteriore pepe alla questione, spunta – come qualcuno ha fatto notare – il nome della dottoressa Giuseppina Botti inserita come coordinatrice nel Gal Patavino, premiato dalla Regione Veneto. E qualcuno già maligna: Botti, infatti, aveva seguito la pratica del Piano Sviluppo Rurale 2014-2020 del Gal Oglio Po. Ma, vista la sua nuova collocazione in un piano premiato in un’altra regione, si chiedono i detrattori e gli accusatori, quanto credeva davvero nel progetto Oglio Po?

Giovanni Gardani

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