Sabbioneta, a Palazzo Ducale ecco i dissuasori contro il parcheggio selvaggio
Davanti al palazzo Ducale e al palazzo del Cavalleggero sono stati posizionati due "dissuasori" in marmo, che sin dal colore e con la forma poco ingombrante, risultano in effetti coerenti col contesto. “Spero non si vedranno più auto o furgoni parcheggiati a pochi centimetri da un palazzo del 1500" spiega Vincenzi.
SABBIONETA – L’annuncio è stato dato dal sindaco di Sabbioneta Aldo Vincenzi mediante il proprio profilo Facebook: un’operazione, quella portata a termine nella giornata di martedì, che non tutti hanno notato, proprio perché poco impattante, ma preziosa per evitare un problema diffuso come quello del parcheggio selvaggio, anche davanti a monumenti e palazzi storici della Piccola Atene.
Davanti al palazzo Ducale e al palazzo del Cavalleggero sono stati posizionati due “dissuasori” in marmo, che sin dal colore e dalla forma poco ingombrante, risultano in effetti coerenti col contesto. “Da oggi spero non si vedranno più auto o furgoni parcheggiati a pochi centimetri da un palazzo del 1500 – spiega Vincenzi, giustificando l’operazione – un “pugno nell’occhio” insopportabile per cittadini e turisti. Finalmente la visuale del nostro Palazzo Ducale può essere gustata interamente, senza invasioni improprie”.
Il primo plauso è giunto da Giovanni Sartori, uomo di cultura e non a caso in questo settore assessore con la giunta precedente a quella di Vincenzi, peraltro di segno politico opposto. Parlando infatti di ottima soluzione, Sartori sempre su Facebook ha commentato spiegando che “nel Cinquecento sul lato destro del palazzo era posto un plinto con la statua bronzea del duca loricato all’antica opera di Leone Leoni, rimosso nel 1657, mente ai lati del tetto vi erano i due obelischi in marmo simbolo del patriziato veneto ottenuto da Vespasiano Gonzaga nel 1587 dal doge Pasquale Cicogna. Ecco la giustificazione storica di questa intelligente operazione. Il mio plauso e spero che i cittadini imparino ad aver rispetto del proprio patrimonio”.
Giovanni Gardani