Fondazione Gonzaga, le verità di Malagola: "La politica sulla pelle della Casa di riposo"
Per quanto concerne il futuro, Malagola ha anche chiarito che la decisione sull’eventuale vendita di immobili verrà presa solo con un Cda completo. “Di conseguenza invito Vincenzi a procedere presto alla surroga del consiglio d’amministrazione della Fondazione".
SABBIONETA – “L’impressione è che si voglia fare una guerra politica sulla pelle della Casa di riposo Serini e soprattutto della Fondazione Gonzaga. E onestamente credo sia il caso di cambiare strategia”. Non usa giri di parole la presidente della Fondazione Sara Malagola, che ha convocato giovedì pomeriggio alle 15.30 nei locali di via della Stamperia a Sabbioneta una conferenza stampa per chiarire alcuni passaggi relativi alle contestate dimissioni di alcuni membri del Cda, Carla Pincella e Marilena Flisi, e del futuro di Fondazione Gonzaga e delle strutture ad essa assegnate.
“Partiamo dall’8 marzo, dall’incontro con il sindaco Aldo Vincenzi e l’assessore esterno Claudio Balestreri – spiega Malagola – durante il quale mi è stato spiegato che il bando per trovare i fondi per risistemare il giardino e alcune strutture gestite dalla Fondazione non era stato assegnato. A quel punto l’idea di vendere un immobile tra la ex Casa di riposo o la Casa di riposo, più appetibile sul mercato, mi è parsa una soluzione logica, anche se devo precisare che, contrariamente a quanto è stato detto, nessun incartamento è stato preparato per mettere le mani avanti: l’ultima delibera, semplicemente, era riferita alla valutazione di uno dei due immobili. Vincenzi e Balestreri si sono detti non disponibili alla vendita della Casa di riposo e allora, per sbloccare lo stallo, ho chiesto al Cda di votare in merito alla questione”.
Qui i primi grandi problemi. “Il sindaco ha chiesto, con un decreto – spiega Malagola, mostrando il documento – le dimissioni di Pincella e Flisi, e ha diffidato il consigliere Galeazzo Bocchi a partecipare alla votazione relativa alla vendita. Questo è il concetto di democrazia del primo cittadino. In ogni caso, ho deciso di sospendere la votazione perché il Cda non sarebbe stato al completo su una questione decisamente rilevante”.
Dettaglio significativo: Marilena Flisi si sarebbe dimessa di fronte al sindaco, e non di fronte alla presidente Malagola, perfezionando poi questa operazione soltanto giovedì mattina, poche ore prima della conferenza. “Peraltro alla consigliere Flisi ho proposto di lavorare su un progetto contro la violenza di genere, ma lei è rimasta sulla sua posizione. In questo modo, più che fare il bene della Fondazione, si lancia un messaggio politico, a mio avviso”.
Va detto che le questioni sollevate da Malagola, con tanto di replica, sono state molteplici. “Se avevamo paventato l’ipotesi di vendere la ex Casa di riposo o la Casa di riposo è soltanto per i problemi finanziari in cui versa la Fondazione. Affossare questa, significa automaticamente affossare pure la Casa di riposo: noi vogliamo salvare 15 dipendenti che, ora presi in carico all’interno di Csa, sono comunque interni alla Fondazione e per i quali dunque abbiamo spazio gestionale e decisionale”. “Vincenzi inoltre – insiste Malagola – sostiene che la Fondazione si giustifica con la presenza della Casa di riposo, ma non è vero, tanto è vero che, se fallisce la prima, chiude la seconda. Noi stiamo anche lavorando per dare vita a nuove attività che consentano di mantenere la ragione sociale, con un progetto che dovrebbe affiancarsi a Viadana contro la violenza di genere, come detto, e studiando la possibilità di creare mini alloggi per le donne vittime di violenza, oltre che un primo embrione di attività diurna per i pazienti che sfruttano l’assistenza domiciliare. Ma troviamo molti bastoni tra le ruote”.
L’accusa a Vincenzi è quella di avere cambiato idea, forse per opportunismo politico. “Ho una sua mail privata in cui mi spiegava che, da sindaco, non avrebbe interferito nella questione, trattandosi di un ente privato. Poi, dopo il consiglio comunale in cui il consigliere Balestreri ha preso una posizione a mio avviso irragionevole, ha cambiato idea, interferendo eccome. Se ha la soluzione, perché non la mette sul tavolo? Cosa cambia se ad applicarla è la presidente legittima della Fondazione oppure il sindaco che si erge a commissario? Se abbiamo a cuore la Fondazione, è importante salvarla, punto e basta”.
Per quanto concerne il futuro, Malagola ha anche chiarito che la decisione sull’eventuale vendita di immobili verrà presa solo con un Cda completo. “Di conseguenza invito Vincenzi a procedere presto alla surroga del consiglio d’amministrazione della Fondazione, altrimenti lo riterrò responsabile di quello che rischia di divenire, col passare del tempo, un disastro economico di grandi dimensioni: qui facciamo fatica anche solo a pagare le bollette”.
Giovanni Gardani