Il miracolo Iris e una nuova biocomunità che al centro mette il Casalasco
Accanto alla nuova sede operativa di Casteldidone presentati da Maurizio Gritta e dai tanti enti, che hanno appoggiato il progetto, il percorso finanziato dal bando Emblematici Maggiori di Cariplo: tra le primizie un bosco sensoriale per i ciechi, la Torre Tonda e una scuola materna ecologica.
CASTELDIDONE – Un vero e proprio gioiello da 40mila metri quadrati con 14.700 di occupazione, nel cuore del Casalasco, talmente ben pensato e strutturato da avere ricevuto, su un totale di 5 milioni e 200mila euro di spesa, ben 2 milioni e 300mila euro da Fondazione Cariplo, unico del territorio gravitante attorno a Casalmaggiore ad essere scelto nel bando Emblematici Maggiori. La Fondazione Iris, con questo progetto di Biocomunità territoriale, è destinata a fare scuola in Europa, e in parte è già così, dato che Maurizio Gritta, l’imprenditore che ha fondato il miracolo della pasta bio nella vicina Calvatone, presenta la sua opera quasi quotidianamente a scuole e università, con le quali collabora. Il partenariato, che vede il proprio cuore pulsante a Casteldidone con Fondazione Iris a fare da capofila, ha ricevuto l’appoggio dell’Istituto Ospedaliero di Sospiro, della Fondazione Aragona di San Giovanni in Croce, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, dell’Atletica Interflumina e dell’Unione Lombardia di comuni Foedus, con l’ausilio tecnico del Gal Oglio Po, e con le varie entità che si sono impegnate e che ora dovranno fare vivere questa comunità.
Sostenibilità, biologico, ecologia e risparmio energetico: queste le parole chiave di un percorso che, attorno alla nuova fabbrica, costruita lungo la provinciale di Casteldidone con criteri all’avanguardia e mitigando l’impatto ambientale, dove Iris avrà la sua nuova sede operativa e produttiva, porterà alla costituzione di una scuola materna da 45 posti (espandibili a 60) – edificata in legno e pensata con il metodo della cooperazione voluto da Mario Lodi, e destinata ai figli delle operaie che lavoreranno in Iris ma aperta in generale a tutti comuni coinvolti – , di un edificio polifunzionale “Torre tonda”, fulcro dell’attività di ricerca, formazione, informazione e divulgazione sul biologico e infine di un parco pubblico sensoriale. Quest’ultimo in particolare sarà pensato per non vedenti, che potranno sviluppare le capacità olfattive e avranno la possibilità di praticare un percorso tra le essenze appositamente studiate.
Alla presentazione del progetto, che partirà a maggio, era presente anche il presidente della Provincia di Cremona Carlo Vezzini, che ha rivelato di essere inserito nella commissione che ha valutato i vari progetti assieme a Fondazione Cariplo “e sul progetto Iris davvero non abbiamo mai avuto dubbi”. “E’ un giorno felice per la comunità e per il territorio – ha rimarcato Stefano Alquati, presidente del Gal Oglio Po (ma non mancava nemmeno il suo precedessore Giuseppe Torchio) – e come Gritta ha spiegato, ora questa biocomunità deve essere vissuta dalla comunità. Parliamo di un piano di crescita economica, ma anche sociale e di un piano inclusivo e interdisciplinare”. “Indispensabile è stata e sarà la collaborazione tra pubblico e privato” ha voluto evidenziare Maurizio Gritta, che ha poi citato Ivo Toti, suo ispiratore: “Bisogna convertire, oltre alla terra, anche la testa dei contadini. Questa proprietà è un bene collettivo, come del resto la stessa Fondazione Iris e in questo modo è più facile pensare da comunità”. Fabio Bertusi di Fondazione Sospiro ha evidenziato i vantaggi dell’agricoltura sociale “che aiuta la patologia e il benessere e può essere la sintesi anche verso un percorso di produzione. Noi a Sospiro diamo ai nostri ospiti il piacere le possibilità di produrre frutti della terra e ora vogliamo convertire, grazie a Iris, tutto questo al bio, arrivando presto alla filiera completa con un laboratorio di packaging”.
Ancora Gritta ha voluto ringraziare Mario Gualazzi, il sindaco di Casteldidone che per primo diede l’ok al progetto “capendo che non eravamo semplici matti”, oltre ovviamente a Pier Romeo Vaccari, attuale primo cittadino che ha operato in continuità, e a Davide Caleffi, sindaco di Spineda e presidente dell’Unione Foedus. “E’ un progetto ambizioso – è stato rimarcato dai due – dove il valore culturale si sposa con quello etico e territoriale. Soprattutto, così facendo abbiamo avuto lo sprint per collegare il territorio, realizzando l’ultimo tratto di ciclabile che collega i vari comuni alla biocomunità pronta a sorgere”.
A proposito di trasporti, infatti, va detto che solo la parte anteriore della fabbrica sarà aperta al traffico per il carico/scarico delle merci, mentre tutt’attorno, dove cioè sorgeranno scuola, bosco e il cuore della biocomunità, sarà solo pedonale. Vittorio Ceresini, presidente della Fondazione Aragona, ha illustrato il progetto di giardino bioterapeutico e piscina riabilitativa, che non sorgeranno vicino alla sede operativa Iris, ma saranno promossi, rientrando nel progetto, all’interno della stessa Aragona, mentre per l’università Cattolica di Piacenza Gritta ha ringraziato il professore Gabriele Canali, che pure non era presente. Per l’Atletica Interflumina, invece, Carlo Stassano è arrivato accompagnato da Michele Camozzi, atleta ipovedente che punta alle Olimpiadi di Rio, Leo Vighini, delegato del Comitato Paralimpico di Mantova che ha dato l’input verso questo settore all’Interflumina nel 1978, e Angelo Serra definito “volontario per natura”: “L’apprendimento cognitivo è alla base dell’educazione motoria – ha spiegato Stassano – . Ecco perché abbiamo detto subito sì, al di là della grande amicizia che mi lega a Gritta”. Il sindaco di Sospiro Paolo Abruzzi è stato l’ultimo a prendere la parola ricordando che “progetti come questo ridanno fiducia a territori come il nostro, che rischiano di impoverirsi culturalmente”.
Successivamente spazio alla visita alle strutture, sia quelle già in piedi che quelle ormai prossime a nascere. Per scoprire altri particolari: la scuola ad esempio sarà a zero inquinamento elettrico, mentre il rivestimento in Piz, materiale unico prodotto in Italia, è garantito da uno speciale strato di fibrovetro e cemento con particelle di titanio che si autopulisce e che riveste pannelli interni in legno con coibentanti naturali. Metodo ideale per garantire dispersione termica ridotta ai minimi termini e grande comfort interno anche agli operai.
“Abbiamo costruito tutto con aziende nel raggio di 150 km, valorizzando eccellenze vicine, che spesso nemmeno sappiamo di avere” ha rimarcato Gritta. In particolare sono stati ideati percorsi per il recupero dell’acqua piovana, che sarà distribuita al bosco che contornerà la fabbrica e in parte sarà garantita agli agricoltori della zona. “Lo spirito è ancora quello della vanga e del badile – ha spiegato Gritta con un paragone – ma la tecnologia è davvero d’avanguardia”. Da evidenziare la presenza di quattro vetrate giganti che consentiranno agli operai di osservare, dalla scrivania, l’esterno con scuola e bosco, per contribuire a migliorare la giornata lavorativa. Tra queste vetrate anche un magazzino da 8mila pallet, simbolo della grandezza dell’attività produttiva con silos costruiti – unico pastificio a farlo – in un particolarissimo acciaio che garantisce la genuinità del prodotto. “Questa biocomunità è sostenibile e si ripagherà da sola e posso promettere che tra 4-5 anni saremo un faro e un riferimento a livello europeo” ha chiosato Gritta, evidenziando così la genialità e la maestosità del progetto messo in campo.
Giovanni Gardani