Spiraglio alla Composad, ma i manifestanti restano al loro posto. Re: "Azienda spieghi"
Mercoledì si è tenuta la nuova conferenza stampa del sindacato, convocata prima davanti agli uffici della Sadepan in viale Lombardia e poi spostata in Gerbolina dove da giorni vi è il quartier generale dei manifestanti.
VIADANA – Nonostante il panico diffuso dal comunicato della Saviola Holding di chiudere la Composad per il perdurare della vertenza, c’è ancora molta fiducia tra i 185 lavoratori della Facchini di raggiungere una soluzione. Molto dipenderà dall’incontro che giovedi pomeriggio alle 17 le delegazioni avranno in Prefettura a Mantova. Stefano Re, portavoce dell’Adl Cobas, ritiene possibile e doverosa la svolta auspicata.
Mercoledì intanto si è tenuta la nuova conferenza stampa del sindacato, convocata prima davanti agli uffici della Sadepan in viale Lombardia e poi spostata in Gerbolina dove da giorni vi è il quartier generale dei manifestanti. Anche la notte scorsa, come la precedente e le prossime, ancora tanti lavoratori, per la stragrande maggioranza stranieri, si sono fermati sotto la tenda, accanto al fuoco. I giovani tunisini con il tappeto per le tradizionali preghiere e le mamme africane con i piccoli avvolti dietro la schiena pronte ad allattarli al primo vagito. Dal Tempio Sikh collocato tra Martignana e San Giovanni ogni giorno arriva una macchina carica di cibarie. Mercoledì ad esempio per sfamare i manifestanti è giunto un pentolone con 10 chili di riso, 15 di verdure miste con ceci neri schiacciati e curry offrendo a tutti un piatto caldo e sostanzioso.
Dopo aver sottolineato l’atteggiamento di disponibilità non ostacolando i dipendenti diretti di Composad nel regolare svolgimento dei rispettivi turni, Stefano Re ha giudicato pesante e inopportuna la “serrata” dell’azienda presa in un momento in cui qualche spiraglio di soluzione cominciava a intravedersi. “Invece di un grido di dolore come dicono nel loro comunicato, sarebbero bastate poche ma chiare parole. Perché la volontà di preservare un’azienda che molti di questi lavoratori, ricordiamolo, hanno contribuito a far crescere, evidentemente appartiene a tutti”.
Il portavoce dei Cobas non si lascia sfuggire l’occasione di lanciare una critica alle altre organizzazioni sindacali chiedendosi cosa stiano facendo loro per risolvere questa situazione. “L’unica cosa a cui si assiste sono questi continui attacchi e tentativi di delegittimazione nei confronti di chi come noi, senza sedi o grandi palazzi, siamo qui ogni giorno a difendere una categoria di lavoratori con una rappresentatività schiacciante”.
Rosario Pisani