Niente fischi, solo applausi per gli arbitri sportivi
Assemblea d'istituto a Viadana, organizzata dal professor Stefano Ventura e dai rappresentanti degli studenti. Presente il decano dei fischietti, Alberto Michelotti.
VIADANA – Cinque ore complessive a contatto con personalità dello sport di squadra e con figure che, solitamente, si prendono i fischi perché hanno l’ingrato compito di essere arbitri in un contesto in cui la cultura sportiva non sempre è sufficientemente allenata. Discorso valido per il calcio, meno forse per altri sport ma non è questo il punto. Venerdì mattina infatti, durante l’assemblea d’istituto organizzata dal professor Stefano Ventura e dai rappresentanti degli studenti, i ragazzi del Sanfelice di Viadana – divisi in due gruppi, uno di terza, quarta e quinta e uno di prima e seconda – hanno ascoltato, intervenendo anche con domande e proponendo pure video esemplificativi tratti da Youtube, l’esperienza quotidiana di arbitri di calcio, volley, basket e rugby. Sport con tante differenze, unite però, banalmente, dal fatto di rispettare un regolamento codificato e ben preciso e dunque dalla presenza in campo di una figura “d’autorità”, che funge da giudice.
Il decano al tavolo era senza dubbio Alberto Michelotti, arbitro parmigiano di calcio con una carriera internazionale alle spalle (le foto con Pelè e Beckenbauer, da lui arbitrati, hanno spopolato), che alla veneranda età di 86 anni ancora una volta ha saputo incantare col suo modo di fare affabile e diretto e col suo stile insieme colloquiale e dialettale. Accanto a Michelotti, in una sorta di salto generazionale rivolto al futuro, Alessio Marra e Saverio Mattarozzi, il primo arbitro di Eccellenza e dunque sulla soglia del salto verso il nazionale, il secondo arbitro di Promozione ed ex studente proprio del Sanfelice (tanto che lì iniziò il corso per arbitrare). Per il basket, invece, l’esponente era Luciano Riva, nome di spicco della pallacanestro mantovana e più in generale italiana, oltre che responsabile del corso arbitri: stesso ruolo di prestigio e responsabilità per un altro mantovano, Giasone Giarola, arbitro di pallavolo. Per il rugby invece due direttori di gara presenti anche all’ultimo Mondiale under 20 giocato pure a Viadana, ossia Stefano Pedezzi e Filippo Bertelli.
Un incontro per capire lo sport, e dunque anche la vita, da una prospettiva differente, per crescere come cultura sportiva e dunque come senso civico. Tanti i temi trattati, a 360°: dal rapporto con gli atleti basati sul dialogo piuttosto che sull’imposizione, al regolamento applicato in forma ristretta oppure con buon senso, alle motivazioni che spingono un giovane a divenire arbitro (spesso di tratta di ex atleti, non necessariamente dello stesso sport arbitrato), agli allenamenti ai quali un direttore di gara settimanalmente si sottopone, risultando in questo per nulla inferiore agli atleti stessi, alla certezza della pena (il Giudice Sportivo, di fatto). E ancora, si è parlato di scandali legati allo sport, come ad esempio una combine in campo, del contesto del pubblico e, nello sport giovanile, spesso anche dei genitori presenti al campo, passando, mediante le domande dei ragazzi, dalla presenza femminile nel mondo arbitrale e ancora dalla remunerazione economica (notevole per il calcio, dato che si parla ormai di professionismo vero e proprio, decisamente bassa per gli altri sport, con il rugby a fare da Cenerentola). Il tutto missato e fissato ad una regola: avere l’Abs, che non è certo quello delle automobili, bensì la sigla per il motto “Avere buon senso”. Nello sport, nella scuola e nella vita di tutti i giorni, preferendo l’autorevolezza dei comportamenti e del modo di porsi all’autorità che del resto già deriva dal regolamento. La chiosa ideale è stata offerta da Michelotti, che ha letto le sue 13 regole non codificate, che costruiscono un buon direttore di gara: un “decalogo” scritto negli anni ’80 eppure ancora valido oggi.
Giovanni Gardani