Lombardia divisa in Cantoni? Fava: “Per Oglio Po è un’occasione”
Nella foto Gianni Fava
La Regione Lombardia si riorganizza in nome dell’aggregazione e dell’unione di forze e servizi. Questa almeno la prospettiva, che tanto scalpore ha destato nella giornata di giovedì, avanzata dal governatore lombardo Roberto Maroni, che per la zona che riguarda il comprensorio arriverebbe alla costituzione di un Cantone capace di unire l’ormai ex Provincia di Cremona a quella di Mantova, in procinto di terminare il suo corso amministrativo. Un percorso giudicato positivamente da Gianni Fava, assessore all’Agricoltura che però si esprime questa volta soprattutto come appartenente dell’area Oglio Po.
“E’ una grande occasione per il nostro territorio, per divenire baricentrico – spiega l’assessore – rispetto ad una macro zona. Il presidente Maroni ha parlato di Cantoni, con tono quasi provocatorio, riprendendo il modello federale della Svizzera. Ma al di là del nome che si vuol dare (si parla di Cantone della Val Padana, ndr), l’intenzione è di costituire aree omogenee e non più semplicemente vaste. La riorganizzazione pensata da Regione Lombardia combina sia la riforma Delrio delle Province sia la riforma istituzionale. E’ lo stesso pensiero elaborato sulla Riforma Sanitaria ma con una nuova modalità e con orizzonti allargati”.
Analizzando nello specifico l’area Cremona-Mantova, secondo Fava questa può portare ad un rilancio del ruolo dell’Oglio Po. “Però dobbiamo precorrere i tempi, anticiparli se possibile. Le amministrazioni del comprensorio, a prescindere dal colore politico, devono pensare di strutturarsi sia sulla parte ex cremonese sia su quella ex mantovana. Abbiamo un territorio da 83mila abitanti, quasi equamente diviso anche numericamente e non è più rinviabile un dibattito sulla riorganizzazione. L’Oglio Po, se davvero vuole rilanciarsi, non può più aspettare e deve salire su questo treno: il punto è che siamo al centro della nuova maxi area che potrebbe costituirsi”.
Una prospettiva simile, con Casalmaggiore e Viadana sede istituzionale, era emersa all’orizzonte anche quando, in piena riforma Delrio, si era parlato di creare un’unica provincia Cremona-Mantova. Ora il passaggio è lievemente differente, ma non così lontano da quella circostanza. “In passato proposi un consorzio di comuni sulla scorta di quanto avvenuto nel Basso Mantovano: l’idea era quella di unire vari servizi, come lo sportello unico, la vigilanza, e via discorrendo, con una sede centrale a Casalmaggiore, il comune più numeroso assieme a Viadana e baricentrico rispetto a Cremona e Mantova. In sintesi, occorre ragionare seriamente su una modalità molto autonoma di gestione per l’Oglio Po all’interno di un’area omogenea estesa. Questi Cantoni rappresentano aree molto vaste, infatti, e dunque sono i singoli territori a doversi riorganizzare al loro interno. L’iniziativa politica da parte degli amministratori locali è auspicabile, anzi è l’unica modalità che vedo per intercettare in modo utile il cambiamento. Altrimenti restiamo inchiodati a vecchi schemi, rimanendone vittime. Il mondo cambia: se per una volta lo anticipiamo, facciamo un favore ai nostri cittadini”.
Anche perché l’Oglio Po è storicamente e culturalmente omogeneo. “Siamo un territorio che insiste su due province diverse ma che non può avere confini tracciati a tavolino. Penso alla Diocesi, creata secoli fa, che è unica. Certo, dobbiamo sfruttare questa chance per pesare di più e magari andare oltre le divisioni che, in materia di Sanità, hanno creato più dissidi che accordi. Una gestione unica del comprensorio Oglio Po, con la collaborazione di vari comuni in diversi settori, può creare benefici anche sul distretto sanitario che si vuole andare a costituire. Ma la Sanità sarebbe solo il primo passo di una grande rivoluzione”.
Giovanni Gardani
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