Busi: dopo la relazione
di Vacchelli, la risposta
dei sindacati
Nella foto, da sinistra: Negri, Dusi e Corbari
CASALMAGGIORE – I segretari generali provinciali di Fp Cgil Sabrina Negri, Fps Asse del Po Cisl Roberto Dusi e Fpl Uil Fulvio Corbari hanno redatto una lettera per il presidente della Fondazione ‘Busi’, il cda, i dipendenti e i cittadini casalaschi contenente la replica alle dichiarazioni rilasciate da Franco Vacchelli nell’ultimo consiglio comunale tenutosi a Casalmaggiore e che ha visto la questione della Rsa maggiorina tra i punti all’ordine del giorno. “Facciamo chiarezza in merito ai ruoli ed alle responsabilità”: questo il titolo della missiva che proponiamo integralmente.
Lo scorso 20 Ottobre si è tenuto il Consiglio Comunale a Casalmaggiore in cui l’attuale CdA della Fondazione Busi, nella persona del Presidente Dott. Vacchelli, avrebbe dovuto spiegare le ragioni che li hanno portati ad adottare la scelta unilaterale di spostare il pagamento dello stipendio dei dipendenti dal 27 al 10 del mese successivo: iniziativa che ha determinato la proclamazione dello stato d’agitazione dei lavoratori, la convocazione del Presidente davanti al Prefetto di Cremona e l’interruzione del confronto con le OO.SS. In tale importante occasione quella che avrebbe dovuto essere la relazione del Presidente, in realtà, si è rivelata una vera e propria arringa, con la quale si è inteso attaccare il Sindacato Confederale. Noi c’eravamo, abbiamo ascoltato attentamente e nel rispetto delle regole, non abbiamo potuto intervenire. E’ mancato il contradditorio che, ne siamo certi, avrebbe ricondotto ad una più corretta analisi del contesto e avrebbe permesso di replicare alle insinuazioni addotte dal Presidente. Niente di grave, sapevamo che il momento era solo rimandato all’incontro pubblico convocato per sabato 24, incontro a cui avremmo sicuramente partecipato per dare le risposte tanto invocate dal Presidente durante il Consiglio Comunale, peccato però che proprio un giorno prima l’iniziativa sia stata sospesa dal Presidente stesso che così facendo si è sottratto al confronto con i lavoratori, con i cittadini e con i parenti degli ospiti della Fondazione Busi. Negli ultimi vent’anni, caro Presidente, la situazione delle RSA Cremonesi ha subito una trasformazione straordinaria, soprattutto per effetto della Legge Regionale Formigoniana con la quale anche il Busi da IPAB (natura giuridica pubblica) ha scelto di diventare Fondazione (natura giuridica privata). Lei sicuramente saprà quanto il Sindacato Cremonese abbia tentato di contrastare allora tale scelta, puntualmente contestata a tutte quelle amministrazioni che l’ hanno adottata, indipendentemente dalla loro appartenenza politica. Non è compito del Sindacato gestire i bilanci delle Fondazioni, il nostro scopo è difendere i diritti e promuovere gli interessi dei lavoratori e dei cittadini che usufruiscono dei servizi, cercando il confronto con chi come Voi riveste il ruolo di Amministratore. Ogni qual volta è stato necessario, il Sindacato Cremonese unitariamente, si è reso protagonista, mettendo a disposizione le proprie competenze, con grande assunzione di responsabilità, partecipando all’individuazione di azioni che hanno garantito la salvezza di realtà in gravi difficoltà economiche. Ciò è stato possibile grazie al confronto e alla consapevolezza, da parte di livelli dirigenziali lungimiranti, che la delicatezza di certi percorsi pretendono la condivisione soprattutto con le parti sociali.
Signor Presidente,
Perché non ha spiegato in Consiglio che la richiesta di condividere un percorso in trasparenza che prevedesse il coinvolgimento e la condivisione dei lavoratori era il contenuto di un documento votato all’unanimità da loro stessi durante un’assemblea sindacale? Perché non ha detto che in sede di conciliazione si era impegnato a farsi portavoce delle richieste espresse dai lavoratori, da cui avevamo ricevuto il mandato, presso il CdA? Perché non ha precisato che la lettera dei Sindacati con la quale si chiedeva di avere conoscenza piena e particolareggiata (apprezzerà il fatto che non abbiamo utilizzato il termine “contezza” che così tanto l’ha infastidita) rispetto ad alcune questioni, fra cui il gettone di presenza al CdA, era conseguente alla Vostra espressa volontà di:
-Posticipare il pagamento dello stipendio ai dipendenti, sostenendo in un primo momento che ciò avrebbe garantito un significativo risparmio, affermazione poi smentita
-Applicare un contratto di natura privatistica ai dipendenti.
Perché non ha ricordato a quella Consigliera di maggioranza che, superficialmente, chiedeva a chi esprimeva dubbi sulla scelta di posticipare il pagamento degli stipendi, “Ma tu lo stipendio ai tuoi operai quando lo paghi?”, che i dipendenti del Busi non sono gli operai né suoi né del CdA.
Gli operatori della Fondazione Busi sono lavoratori chiamati ad erogare una funzione di pubblica utilità, offrono assistenza a persone anziane e vulnerabili, garantendo la loro presenza nelle 24 ore; erogano 950 minuti per ospite alla settimana (100 minuti in meno rispetto alla media provinciale, ciò significa che pur essendo in numero inferiore rispetto ad altre realtà garantiscono la stessa qualità assistenziale agli ospiti), hanno un contratto che non vede un rinnovo da anni e, a cui da anni non viene erogato il premio di produzione.
Sono lavoratori che operano in una struttura che sopravvive grazie alle rette pagate dagli utenti e dalle risorse economiche messe a disposizione dalla Regione in seguito alla tassazione applicata ai cittadini Lombardi (ovviamente a quelli che le pagano le tasse, tra cui per esempio gli stessi lavoratori del Busi).
Signor Presidente nella consapevolezza di tutto ciò,
perché non ha sottolineato che un costo del lavoro pari al 75% è imprescindibile stante il fatto che la Fondazione Busi si occupa di persone, questi lavoratori non producono bulloni e non possono essere sostituiti da macchine.
In primis come cittadini, poi come professionisti del settore ed infine come sindacalisti siamo sempre più convinti che questi lavoratori , primo patrimonio della struttura, debbano essere messi nelle condizioni di svolgere il loro delicato compito in serenità, condizione indispensabile per una buona qualità del servizio.
Trovate, Presidente e CdA, il senso di opportunità che vi porti a fare un passo indietro, non mettete in difficoltà anche un solo dipendente della Fondazione, costringendolo a subire l’imbarazzo di venirvi a raccontare le proprie questioni economiche solo perché avete deciso di spostargli il pagamento dello stipendio.
La Fondazione Busi non è in stato di crisi, non l’avete dichiarato, come si potrebbe giustificare altrimenti la scelta di ripristinare il vostro gettone di presenza?
Non temiate, ritornare su questa decisione non sminuirà l’importanza del vostro ruolo; ne uscireste rafforzati, questa è la nostra convinzione.
Ovviamente le OO.SS. continueranno insieme ai lavoratori, a presidiare la struttura in attesa e con la speranza di poter ricondurre il confronto alla sua sede naturale: il tavolo di trattativa.
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