“Agnese ora
illumina il cielo
per sempre”
Nella foto, i funerali di Agnese Garatti
DRIZZONA – C’è una frase struggente, scritta chissà quando, sull’asfalto davanti alla casa di Agnese Garatti la sedicenne morta nell’incidente stradale della settimana scorsa nell’asolano. Una di quelle scritte che i giovani della leva tracciano col gesso bianco per mandare messaggi alle amiche del cuore. “Buonanotte amore, vediamoci nei sogni a mezzanotte”. L’abitazione immersa nel verde in fondo al paese, ben prima delle 15, ora dei funerali era circondata da un oceano di gente che poi si è riversata su via della Libertà sino a raggiungere la chiesa. Sulla siepe dell’abitazione alcuni avvisi appesi dai genitori invitavano al slienzio per rispettare la loro bambina. All’ingresso accanto alla candida bara ricoperta di rose bianche un tavolo su cui erano disseminate molte foto di Agnese, da quella in cui muoveva i primi passi sino alle ultime col volto già modellato da una particolare bellezza adolescenziale. Anche dopo il rito funebre don Massimo Sanni ha diffuso la volontà della famiglia nel chiedere di non lasciarsi andare a quella diffusa e impropria abitudine di accompagnare la bara all’uscita con gli applausi.
“Ho sentito spesso risuonare la parola angelo in questi giorni. Se permettete io vorrei dirvi che Agnese non è un angelo ma molto di più perchè è figlia di Dio e voi continuerete ad essere i suoi genitori. E’ vero che vi è stata sottratta ma la verità è che voi l’avete consegnata a Dio per riaverla in un’altra dimensione. Donandola così perché nessuno più ve la potrà più portare via restando per sempre con voi nella vita eterna”. Composta e intensa l’omelia di don Sensi che ha continuato parlando anche dei giovani lontani dalla fede forse perché non abbastanza coinvolti da chi dovrebbe farlo. “So che in questi momenti arrivano i sensi di colpa quando un padre e una madre si sentono di non avere fatto abbastanza per imporsi sui figli ‘Se avessi fatto questo, se le avessi impedito quello’. Purtroppo noi siamo persone deboli e fragili diventando poi ipersensibili quando eventi così drammatici ci toccano da vicino. La morte – ha concluso il sacerdote – è la più grande delle esperienze. Non rappresenta l’ultima parola ma la penultima perché precede l’inizio di una vita trasformata”. Solo un intervento composto e sintetico alla fine del rito, da parte di un’amica che così l’ha salutata: “Tu rimarrai quella bomba di gioia e di allegria che eri. L’Agnese che entusiasmava gli amici e che ora illuminerà il cielo per sempre”.
Rosario Pisani
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