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Pomì, nuove facce,
stesso spirito: l’inizio
si ispira a scorso anno

Nella foto Mazzanti e Barbolini, passato e presente della Pomì Casalmaggiore

CASALMAGGIORE – E’ cambiata per nove tredicesimi, eppure sembra avere almeno un paio di caratteristiche decisamente “pesanti”, tramandate dallo scorso campionato: sono bastate due partite per capire che questa Pomì, sulla carta più matura, consapevole ed esperta, ha in realtà almeno due o tre punti di forza dai quali ripartire ispirati al proprio passato più prossimo.

Con Novara abbiamo assistito alla vittoria della voglia e della volontà, del sacrificio, della capacità di gestire con la mente fredda e il cuore caldo i momenti più difficili del match. Uno spirito vecchio, insomma: c’è una squadra che sembra già un po’ meno spettacolare rispetto alla gestione aggressiva e di sana incoscienza di Mazzanti, ma più solida ed equilibrata, qualità che pure usciranno col tempo, perché sin qui Barbolini non ha ancora avuto il tempo necessario per gestire al meglio nuove soluzioni. Una gestione, la sua, per il momento non meno esaltante, e questo conta. A proposito di confronti, ci avete pensato? Dei cinque set vinti in Supercoppa – a proposito, Pomì e Novara per la terza volta nelle ultime sei sfide sono andate al tie break – Casalmaggiore ha conquistato i tre parziali più tirati. Dunque Casalmaggiore, in quel match che ora, con i tre impegni in trasferte alle porte, sembra già così lontano ma in realtà s’è giocato un paio di settimane fa, ha dimostrato che o perde nettamente, come nel primo set, oppure se si va punto a punto c’è sempre. Senza scordare la capacità di cambiare in corso d’opera una partita che si stava mettendo male: l’ultima Pomì perdente “nel midollo”, ossia incapace di reagire e quindi trascinata dalla partita in balia delle avversarie, risale a gara-2 di semifinale Scudetto con Conegliano. 3-0 e tutti a casa: qui sì, però, stiamo parlando di una vita fa.

Insomma, tornando ad oggi, una forma diversa, ma la stessa sostanza, in attesa di vedere la mano di Massimo Barbolini, che non poteva, in pochi giorni, mostrare già tutto il potenziale della sua creatura, ma intanto ha dimostrato di saper leggere la partita. Grazie anche ai cambi, che Mazzanti, tolta la staffetta OrtolaniBianchini, non aveva. Ha avuto coraggio, sempre in Supercoppa, Barbolini, ha rischiato una giovanissima Carlotta Cambi non solo nel primi set, ma anche nel cuore del tie-break, ha inserito Matuszkova, che non ha brillato ma può essere una valida alternativa per fare tirare il fiato a Kozuch, già martellante, ha gestito l’abilità a muro di Stevanovic, e ha dimostrato di avere più soluzioni tattiche, quando si tratta di alzare il muro e di avere tre attaccanti pesanti in campo.

E passiamo ora alla sfida contro Vicenza, la prima di campionato, così differente dal successo sulla Igor: tutt’altra partita, ma una caratteristica, anche in questo caso, ripresa dal passato. Non ci sono soltanto la costanza, la pazienza e la capacità di leggere meglio, tenendo a freno i nervi, le situazioni più difficili. Casalmaggiore ha dimostrato di avere un’altra qualità che già le era stata riconosciuta, ossia la capacità di vincere le partite sulla carta facili, senza renderle difficili. C’è modo e modo di chiudere una sfida dove parti con i netti favori del pronostico: si può soffrire perché manca l’approccio, ci si può incartare in corsi d’opera, si può inciampare in una squadra che, considerando il roster di Vicenza con ben tre nazionali serbe, bronzo agli ultimi Europei femminili, poteva tranquillamente creare grattacapi.

Nulla di tutto questo: 3-0 in poco più di un’ora, 64 minuti per la precisione, e tanti saluti. Massimo Barbolini, a fine gara, ha detto che la Pomì l’ha aggiustata a muro nei momenti più tosti della partita, quando Vicenza è rientrata fino al meno due, fino al 17-15, nel cuore del secondo parziale e quando Wilson e Goliat, le migliori del gruppo di Rossetto, hanno messo cinque punti filati nel terzo set. D’accordo col coach, ma la verità è che la Pomì ha messo in mostra una superiorità netta in tutti i fondamentali, sbagliando il meno possibile e vincendo così con semplicità una partita da 3 punti secchi. Esattamente quello che chiedeva il pubblico e che chiedeva lo stesso staff tecnico, prima di una settimana infuocata, la peggiore logisticamente parlando dell’anno con tre trasferte filate, tutte durissime, a Bergamo, Istanbul, per l’esordio in Champions, e Conegliano.

Dunque, meglio averla chiusa presto con Vicenza e meglio avere subito lucidato le bocche da fuoco delle rosa, con Kozuch sugli scudi ed Mvp, e Tirozzi, Piccinini e Stevanovic capaci di arrivare tutte in doppia cifra in una partita finita presto e dunque, per così dire, con meno punti in palio. Altra caratteristica ripresa dallo scorso anno quando Skorupa palleggiava su 3-4 attaccanti sicure, trovando risposte concrete e puntuali. Un dettaglio statistico che conferma che il mercato ha cambiato tutto ma la nuova Pomì non è poi così diversa, per Dna, da quella che stupì l’Italia soltanto sei mesi fa. Almeno per ora, almeno in questo inizio già esaltante.

Giovanni Gardani

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