“Magana del Po”,
Legambiente difende
il Grande Fiume
Nella foto il fiume Po a Casalmaggiore
CASALMAGGIORE – Il richiamo agli impegni presi dai comuni dell’asta fluviale firmatari della Carta del Po, la volontà di monitorare l’inquinamento nel tratto medio padano del Grande Fiume, il coinvolgimento dell’Università degli Studi di Parma: tutto questo, in tre parole, è la ‘Magana del Po’, il progetto di Legambiente che prenderà il via nei prossimi mesi, come annunciato nel corso della Discesa del Po. E per ‘magana’ si intende un’imbarcazione che sino agli anni cinquanta solcava le acque del Po, trainata da cavalli. Sì, avete letto bene: una barca a fondo piatto adibita al trasporto merci che sfruttava la forza animale per muovere grandi quantità di legname, sabbia, ghiaia. I cavalli procedevano sulla riva alzaia, legati alla magana che navigava in acqua col loro passo. Energia idraulica e animale, esempio concreto di come poter utilizzare la dorsale verde della pianura padana, quel corridoio ecologico che è, o meglio, potrebbe essere il Po.
Un nome scelto non a caso da Legambiente per un progetto che prevede il monitoraggio delle acque del Grande Fiume. In condizioni di piena, di magra e di normale portata, in sette diversi punti del tratto medio padano del Po verranno effettuati dei prelievi d’acqua che saranno poi analizzati dagli studenti del distretto di Scienze Ambientali dell’Università di Parma. Il segmento casalasco del fiume è compreso tra le aree interessate. Legambiente, che una decina di giorni fa annunciava a Casalmaggiore la volontà di candidare l’area golenale tra le province di Cremona, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Mantova come riserva Unesco, continua ad avere a cuore la salute del grande fiume e delle località rivierasche che ne abbracciano il corso, Casalmaggiore compresa.
Simone Arrighi
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