Profughi, l’accoglienza
diffusa passa nella
Consulta del Casalasco
Nella foto Scandolara, sede della Consulta del Casalasco
SCANDOLARA RAVARA – Una linea comune al termine di una riunione molto più pratica che ideologica o politica, dove si è andati ben oltre il colore del proprio pensiero e del proprio partito. Quello che Velleda Rivaroli, sindaco di Scandolara Ravara nelle vesti di presidente della Consulta del Casalasco, si augurava, la strada che gli altri sindaci (con le sole eccezioni di Tornata, Voltido e Calvatone, assenti e che a breve saranno interpellati sull’argomento) hanno avuto la capacità di seguire, mettendo da parte linee guida o “beghe” dettate magari dal contesto nazionale. Era presente anche Casalmaggiore, assente al precedente incontro con la Prefettura. Va detto però, a onor del vero, che contrariamente a un primo sunto molto positivo, qualche frizione alla fine è comunque emersa. In particolare sul numero dei profughi da ospitare in ciascun comune e prima ancora sugli immobili a disposizione.
L’emergenza profughi tocca dunque ufficialmente il Casalasco, che ha prodotto con i sindaci riuniti un documento, ancora da firmare ma subito condiviso, già venerdì sera al telefono, dalla stessa Rivaroli con il Prefetto di Cremona Paola Picciafuochi, che ha applaudito il lavoro dei primi cittadini, dicendosi disposta ad assecondare la richiesta. Già, ma in cosa consiste quest’ultima? “Ci siamo detti favorevoli – spiega Rivaroli – all’accoglienza diffusa, ma in cambio abbiamo chiesto che ogni spostamento preveda un’informazione puntuale delle varie amministrazioni, senza passare più esclusivamente per i privati. Di fatto, non vogliamo più che l’assegnazione di migranti a ciascun comune passi sopra le teste dei sindaci. E il Prefetto ha dato il suo assenso”.
Accoglienza diffusa, di fatto, significa distribuire “un po’ per uno” i profughi che arriveranno. E che continuano ad arrivare: soltanto venerdì mattina la Prefettura di Cremona ne ha gestiti altri 30 e i numeri, stante la situazione nazionale, lieviteranno ancora. Un’emergenza senza precedenti, ma anche questo era già stato detto. “Accoglienza diffusa – specifica Rivaroli – significa anche una distribuzione equa sul territorio. Non avrebbe senso, ad esempio, avere 50 profughi in un comune da 600 anime, solo perché un privato fa un accordo con la Prefettura. L’idea, invece, è di guardare il numero degli abitanti e di destinare 2-3 profughi circa ogni mille abitanti in ciascun comune”. Su questo passaggio alcuni sindaci, su tutti quello di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni si sono detti contrari: “Se a Casalmaggiore arrivassero dai 30 ai 45 profughi, non avremmo le strutture per accoglierli, e non siamo i soli. Dunque a livello di distribuzione numerica un accordo non è stato raggiunto”.
In linea di massima, non si può dire che ogni trattativa sarà esclusivamente tra Prefetto e comuni. Anche le cooperative avranno voce in capitolo, ma soltanto tre saranno quelle accreditate, ossia la cooperativa Nazareth, la cooperativa Il Sentiero e la Caritas. L’altra novità riguarda poi il coinvolgimento diretto del Concass, il Consorzio Casalasco dei Servizi Sociali: “Così – spiega Rivaroli – avremo modo di valutare ogni singola situazione e soprattutto avremo professionalità capaci di aiutarci a governare questo fenomeno, non soltanto a subirlo. La distribuzione dei migranti, infatti, terrà conto anche di storia ed etnia: per esempio, in un comune dove l’etnia straniera prevalente è musulmana, cercheremo di non mandare migranti che professino una fede o facciano parte di una cultura storicamente opposta e in frizione con l’Islam, anche per tutelare i nostri cittadini e per una questione di ordine pubblico”.
Dunque, dopo queste novità, spazio alla domanda che molti cittadini continuano a porsi: quanti profughi arriveranno nei 22 comuni del Casalasco? “Non lo sappiamo con precisione, non lo sa nemmeno la Prefettura – precisa Rivaroli – . Il numero di 80 è credibile, perché nel calcoli di 2-3 profughi ogni mille abitanti va a coprire i 40mila residenti dell’intero Casalasco. Tuttavia l’emergenza è caldissima e si evolve continuamente, dunque staremo a vedere”. Ma sui numeri, come detto, più di un motivo di disaccordo sussiste.
Giovanni Gardani
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