“Una tavola lunga un
secolo” per inaugurare
Palazzo del Bue
Nella foto, l’allestimento della mostra
RIVAROLO MANTOVANO – Sabato 25 luglio apre al pubblico lo storico Palazzo del Bue con la mostra “Una Tavola lunga un secolo”, dedicata alla cucina italiana del XX secolo ed agli oggetti d’uso relativi, prodotti da due storici marchi del Made in Italy: Richard Ginori 1735 e Ballarini 1889. Un percorso, unico nel suo genere, tra ricette e piatti storici esposti come opere d’arte e strumenti d’uso, che raccontano la quotidianità del Novecento, il secolo breve. Nell’anno di Expo 2015, “Una Tavola lunga un secolo” offre al visitatore la possibilità di constatare come neppure il benessere diffuso nell’Italia del boom economico e le aperture agli influssi dell’alta Cucina internazionale abbiano spezzato la continuità con la tradizione culinaria di origine nazional-popolare.
PALAZZO DEL BUE – Del Bue è insieme il toponimo, luogo di residenza della Famiglia “del Bue” fin dal XVI secolo, e l’acronimo, “Bottega di Utopie ed Eventi”, dello spazio multidisciplinare situato al piano terreno dello stabile di via Marconi 44, che verrà inaurato sabato 25 luglio, dopo cena, con una cerimonia sobria, all’insegna del “lume di candela” e del “gelato artigianale” offerto ai tavoli allestiti “in strada”, davanti all’ingresso del Palazzo. Gli ambienti al piano terreno dello storico Palazzo sono stati infatti recentemente acquisiti dal Comune di Rivarolo Mantovano perché i Cittadini, singolarmente o riuniti, possano sviluppare attività socio-culturali, ricreative e produttive, senza discriminazioni economiche, sociali, culturali o generazionali. “L’iniziativa – spiega il sindaco Massimiliano Galli – è da collocarsi nell’ambito delle premesse e nelle promesse, manifestate in campagna elettorale, dove ho dichiarato di voler perseguire concreti obiettivi di sviluppo sostenibile, con azioni volte al benessere della comunità locale. Attrezzare uno spazio pubblico, dove i nostri giovani, i nostri anziani, tutti Noi si possa mettere in campo le forze migliori per realizzare l’obiettivo di una comunità unita e partecipe, è l’intento che ci siamo posti, come amministrazione, già in apertura di mandato; anche per superare le ineguaglianze economiche, sociali, etniche, culturali e generazionali al libero manifestarsi del pensiero umano. Auspico pertanto che, attraverso la condivisione ed il libero l’utilizzo degli ambienti di Palazzo del Bue, si possano esprimere al meglio le capacità di accoglienza, solidarietà, convivialità e creatività, che fanno della collettività una comunità, la nostra comunità.”
I 350 metri quadrati di superficie disponibile, candidati al Bando Cariplo denominato “Emblematico minore 2015”, saranno adeguatamente attrezzati per:
– sviluppare attività di coworkin giovanile e non, esplicitate nei settori della ricerca scientifica, tecnologica, ambientale e dei servizi alle imprese;
– trasmettere il “sapere utile”, cioè il patrimonio di conoscenze che gli anziani possono condividere con le giovani generazioni;
– promuovere la valorizzazione del territorio, nei suoi aspetti ambientali, storico-culturali e produttivi, anche mediante l’allestimento di esposizioni tematiche temporanee promosse e sostenute dalle aziende operanti sul Territorio, delle quali Una tavola lunga un secolo, costituisce un paradigma;
– sperimentare percorsi formativi e creare possibilità di impiego giovanile anche attraverso l’istituzione di corsi di formazione per l’avvio alle professioni artigianali e turistiche, da gestire in collaborazione con la Fondazione Sanguanini, partner nel progetto candidato al Bando Cariplo denominato “Emblematico minore 2015”;
– consentire la realizzazione di progetti didattici in collaborazione con la scuola;
– favorire la socialità delle associazioni locali e dei singoli cittadini;
– incentivare lo sviluppo delle idee, in particolare attraverso la partecipazione ai bandi europei per la formazione e l’avvio dell’imprenditoria giovanile e creativa, con l’attenzione volta al settore della mobilità internazionale;
– ogni altra attività avente come finalità il generale miglioramento delle condizioni esistenziali della popolazione residente.
UNA TAVOLA LUNGA UN SECOLO – La mostra è un itinerario espositivo che rappresenta un autentico viaggio nella storia della cucina italiana dagli albori dal XX secolo ai giorni nostri e si snoda attraverso un percorso storico/narrativo scandito da otto periodi tematici integrati da quello riservato alla contemporaneità:
• Il primo Novecento tra povertà e grande cucina;
• La cucina di guerra, la crisi agraria e la cucina della “Resistenza”;
• La cucina e il periodo futurista;
• La diffusione nazionale della cultura in Cucina;
• La cucina della trattoria;
• Il benessere e il consumo alimentare diffuso;
• La nuova cucina italiana;
• La creatività e la sperimentazione in cucina;
• La contemporaneità della tradizione.
L’allestimento, particolarmente originale e d’impatto, affronta ognuno degli otto periodi storico-culinari da tre distinti angoli prospettici, che costituiscono altrettante modalità espositive e narrative:
– la cucina, ovverosia l’illustrazione delle tecniche e degli utensili per la preparazione dei cibi che caratterizzano uno specifico periodo;
– la tavola, in cui sono esposte le ricette e le riproduzioni dei piatti più rappresentativi;
– la storia, che completa la panoramica offerta dalle precedenti sezioni attraverso l’esposizione di ulteriori utensili da cucina, piatti e oggetti d’uso comune prodotti dai due prestigiosi marchi costituiti da Richard Ginori 1735 e Ballarini 1889.
Richard Ginori 1735 incarna una tradizione plurisecolare di perfezione estetica, padronanza assoluta delle tecniche di manifattura della porcellana e costante ricerca di design che ha innovato nel tempo la cultura della tavola nel nostro Paese, interpretandone puntualmente il bisogno di qualità, bellezza e prestigio. Ballarini 1889 rappresenta da 120 anni la solidità della tradizione italiana nella forgiatura degli utensili da cottura, fatta di cura del dettaglio e impeccabile funzionalità, proiettata nella dimensione dell’innovazione. Tecnologie avanzate applicate a raffinati strumenti di cottura testimoniano ogni giorno la passione di un’Azienda nell’assecondare l’evolversi della cucina italiana a tutti i livelli: dall’alta ristorazione alla più semplice delle ricette di famiglia.
SEZIONI DELLA MOSTRA
Il primo Novecento tra povertà e grande cucina
L’Italia che si affaccia al XX secolo è il primo ambito temporale e culinario affrontato dalla mostra.
Gli oggetti esposti documentano l’abisso esistente tra la cucina popolare, frugale e basata unicamente su vegetali e farinacei, e la “cucina colta” dei ceti abbienti:mentre la piccola borghesia del periodo si attiene al modello dell’Artusi, solo l’élite può permettersi di frequentare i santuari di un’alta ristorazione che s’ispira ai dettami di Auguste Escoffier.
La cucina di guerra, la crisi agraria e la cucina autarchica
Il periodo che va dalla conclusione della Grande Guerra al termine della Seconda Guerra Mondiale è dominato dalla diffusa penuria di generi alimentari, dai severi razionamenti imposti dall’autarchia. Questo stato di cose spinge le classi meno abbienti a industriarsi per la loro sussistenza con una cucina ancorata ai prodotti agricoli fondamentali, cereali e vegetali, con cui cucinare zuppe e minestre. La necessità di amministrare le poche derrate disponibili porta in auge ricette come il Riso all’Onda, una minestra brodosa di verdure con l’aggiunta di un pugnetto di riso che, versata nelle fondine, ammollava pezzi di pane raffermo.
La cucina e il periodo futurista
Il Futurismo, oltre ad essere un movimento artistico e culturale non limitato al territorio nazionale, è il primo fenomeno moderno di comunicazione totale. I suoi riflessi arrivano alla cucina con prodotti artistici/culinari, che restano negli annali come autentiche opere d’arte e di comunicazione.
L’influenza della cucina futurista si riverbererà in molte creazioni della futura Nouvelle Cuisine e, ancora oggi, l’esperienza futurista resta insuperata per livello di coinvolgimento polisensoriale in cucina e nella convivialità.
La diffusione nazionale della cultura in cucina
A cavallo tra le due guerre fiorisce un nuovo settore editoriale, quello dei libri, delle riviste e delle guide di cucina, che avvia un processo di generale acculturazione gastronomica. Caratteristica comune di tutte le pubblicazioni del periodo sono le rubriche di consigli e ricette, che consentono ai ceti medi di sfruttare al massimo i surrogati e i pochi ingredienti ancora facilmente reperibili e non costosi. La notevole diffusione di queste iniziative editoriali crea le premesse per l’esplosione dell’editoria e della cucina, che avverrà con il benessere diffuso del secondo dopoguerra.
La cucina della trattoria
La storia della cucina italiana nel Novecento sarebbe monca senza un capitolo riservato alle trattorie, alfieri di una cucina del territorio semplice, quasi rustica, dal costo inversamente proporzionale alla gratificazione sensoriale. Il boom della motorizzazione di massa, prima con la Vespa e la Lambretta e poi le utilitarie, mettono in movimento gli italiani che, in questo modo, scoprono i percorsi verso le “buone trattorie”, facendole diventare famose. Le specialità offerte nei menù sono i piatti regionali: dalle fettuccine al pollo alla diavola, dalle trippe agli stufatini col sedano, dai crostini alla costata di vitellone. Toscani e Bolognesi sono i veri pionieri che diffondono il modello della trattoria al di fuori dei loro confini territoriali: esempio eccellente è la toscana “BICE”, che si trasferisce stabilmente a Milano.
Il benessere e il consumo alimentare diffuso
L’inurbamento del secondo dopoguerra, le grandi emigrazioni verso l’industrie del nord, il crescente benessere sono i presupposti di un’esplosione del consumo alimentare che scatta nella seconda metà degli anni ’50. Il salto, insieme economico e culturale, viene favorito dall’avvento della televisione e di altri elettrodomestici come il frigorifero, ma anche dall’aumentata disponibilità di merci attraverso i nascenti supermercati. L’industria alimentare italiana riscopre alcuni eccellenti prodotti di base già perfettamente industrializzati: in primo luogo la pasta, che diventa l’emblema del benessere raggiunto e il simbolo identificativo di un’intera nazione.
La nuova cucina italiana
Verso gli anni ‘70, le trattorie si evolvono trasformandosi in ristoranti. Gualtiero Marchesi è lo chef alla testa dei fautori di un rinnovamento creativo della cucina italiana affine a quello introdotto internazionalmente dalla Nouvelle cuisine. Ed è proprio Gualtiero Marchesi a emergere per la ricerca accurata, quasi ossessiva della qualità degli ingredienti e della perfezione tecnica nella realizzazione delle ricette, estesa all’uso degli utensili e degli attrezzi espressamente concepiti ricetta per ricetta. La scuola di Marchesi sviluppa nuovi piatti che, pur legati alla cucina classica o a quella del territorio, esprimono la volontà di liberarsi da antiquati schemi tradizionali.
La creatività e la sperimentazione in cucina
Nell’ultimo scorcio del ‘900, all’ennesima riscoperta del territorio, si affiancano diverse tendenze creative e sperimentali che partono da grandi Chef italiani e stranieri. Ed è proprio la figura carismatica dello chef a emergere dalle cucine per diventare personaggio pubblico a tutto tondo.
La cucina destrutturata con il catalano Ferran Adrià o la cucina molecolare con l’inglese Heston Blumenthal sono solo due esempi di questo trend globale che identifica una tendenza della ristorazione con il suo esponente più acclamato.
La contemporaneità della tradizione
Il nono e ultimo spazio espositivo della mostra è dedicato all’oggi, ma non a un oggi generico, bensì all’attualità della tradizione del sapere e del saper fare applicata alla cucina e alla tavola.
Aziende che hanno una antica storia di eccellenza come Ballarini 1889 e Richard Ginori 1735, insieme agli altri nomi di spicco del Made in Italy che hanno aderito al progetto “Una tavola lunga un secolo”, sono convinte che gli elementi fondanti del loro futuro risiedano nella loro storia, nella loro tradizione tecnica e progettuale.
L’innovazione nelle forme e nei materiali diventa autorevole non grazie a una tecnologia asettica, bensì grazie alla capacità di interpretare i bisogni creando prodotti che migliorano la vita. Si tratta di un talento che ha poco a che spartire con l’intuizione episodica o con l’improvvisazione, molto invece con la pratica costante e affinata nel tempo.
A simboleggiare l’unione di tradizione, conoscenza e soluzioni innovative che è la chiave per il futuro del Made in Italy applicato alla cucina italiana, l’area tematica riservata alla contemporaneità ospita due pezzi inediti: “In palmo di mano”, una piccola casseruola per cucinare e servire in tavola, prodotta dalla Ballarini, ed un pregiato Piatto con decoro fatto a mano Richard Ginori, testimonianza dell’intervento degli artigiani nella produzione degli oggetti d’uso contemporanei.
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