Quando la scuola
fallisce… Da Sabbioneta
una lettera a Renzi
Nella foto Renzi e uno scorcio di Sabbioneta
SABBIONETA – Uno studente ha preso 7 in condotta nonostante sia certificato con legge 104/92, per motivazioni che, come vedremo, sono quantomeno discutibili: così una signora di Sabbioneta vicina all’ambiente scolastico ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere al Premier Matteo Renzi, protagonista nelle ultime settimane della riforma della scuola, per provare a mettere al centro dell’attenzione le vere problematiche del sistema educativo italiano. Un atto di coraggio di Katia Lodi Rizzini che precisa di avere già scritto al Presidente del Consiglio in passato: “Dall’ultima mia lettera l’Italia è molto cambiata, lei ha attuato tante riforme, ci sono state le regionali, è arrivato il ciclone Salvini e i Grillini avanzano armati di idee fino ai denti, tutto si muove, ma ciò che rimane immobile ed immutabile è la scuola in tutti i suoi apparati. Data la fine dell’anno scolastico e la sua riforma alle porte, da mamma, privata cittadina e contribuente, appartenente ad uno Stato con libertà di espressione, mi piacerebbe coinvolgerla in alcune considerazioni”.
Da qui parte l’analisi della signora Lodi Rizzini. “La prima riflessione riguarda il merito, al quale aggiungerei il gradimento dei genitori, tanto per uniformarci alle scuole americane, a quelle Europee ed internazionali. Inoltre, Lei crede veramente che una commissione interna sarebbe imparziale nel proprio giudizio? Da utente credo che la questione verrebbe concordata davanti ad un buon piatto di spaghetti. Quindi, chi più dei genitori desidera avere buoni insegnanti per i propri figli? Nel suo Decreto proponga noi e le garantisco che faremo un ottimo lavoro. Il secondo pensiero riguarda quella parte di Dirigenti Scolastici, uomini e donne che non hanno responsabilità personali nelle scelte e nelle valutazioni dei nostri figli, speriamo che la riforma preveda maggiori controlli e meno potere. Come un buon padre di famiglia gestiscono e proteggono l’operato dei propri docenti dalle timide proteste di genitori particolarmente irritanti. Sul loro lavoro non vigila neppure il provveditorato ridimensionato a centro di riferimento per lo svolgimento di pratiche burocratiche. Ma allora chi sono i garanti dei nostri ragazzi?”.
Il terzo punto è quello che prende in esame una situazione specifica. “E’ un tema a me molto caro e cioè l’applicazione della 104/92, legge pensata per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. Rientrano in questa legge anche tutti quei bambini che necessitano, a vario titolo, di un accompagnamento scolastico. E qui, caro Primo Ministro, salga in cattedra, prenda la sua lavagna e per favore spieghi in modo chiaro e conciso la prassi per la messa in atto di questa legge. Occorrerebbe precisare ai Dirigenti Scolastici che la legge impone agli insegnanti una formazione adeguata e professionalizzante per poter garantire la realizzazione di un progetto individuale redatto in collaborazione con la ASL locale insieme al personale specialistico e alla famiglia. Va da sé che il contributo dei docenti non è solo un obbligo sancito dalla legge, ma un dovere deontologico vertente allo sviluppo delle potenzialità di questi bambini. Il concetto di obbligatorietà, professionalità e collaborazione in team pare essere molto confuso, creando una serie di balzelli e perdite di tempo. Senza parlare del ruolo riservato ai genitori considerati degli intrusi incompetenti ma senza i quali sarebbe impossibile un adeguato sviluppo del progetto iniziale”.
Qui poi Katia propone l’esempio concreto in questione, entrando nei dettagli. “Caro Primo Ministro, è capitato che ad un bambino assistito per un deficit dell’attenzione venisse dato 7 in comportamento. E’ capitato che i genitori non ne fossero stati avvertiti e che questa valutazione “tranchant” non fosse stata concordata con gli organi preposti. Quel bambino sarà sempre disordinato, smemorato, ciarliero e forse qualche volta intemperante e poco rispettoso delle regole, ma niente di particolarmente eccessivo e comunque riconducibile alla sua personalità. Attribuirgli 7 in pagella per la condotta, oltre che essere poco significativo, va nella direzione contraria alla legge, non sviluppa le sue capacità ma ne abbatte l’autostima. Un 7 in comportamento sottolinea la sua diversità e ci ricorda l’inefficacia della nostra strategia. Quel 7 discrimina, non integra e valuta noi stessi. Così come è un inutile accanimento scrivere su un verbale che lo stesso bambino nell’ultima settimana di scuola, anziché fare i compiti, si “rilassava” nella sua piscina nascondendo ai genitori ed insegnanti libri, quaderni e diario, dimostrando una immaturità verso i doveri scolastici. Peccato che questo atteggiamento, a dir poco bizzarro, sia coerente per un bambino il cui impegno scolastico è doppio rispetto ai compagni, con un percorso ogni giorno in salita e che vede la fine dell’anno scolastico come una vera e propria liberazione. Ed è altrettanto superficiale asserire che il bambino memorizza le canzoncine quindi impara ciò che vuole!!! Forse a scuola non si conoscono le tante pubblicazioni e studi dove si comprova che una delle tecniche di apprendimento è proprio la musica? Persino le tabelline si imparano cantando”.
Da qui l’invito a Renzi a venire a visitare Sabbioneta. “E’ uno dei borghi più belli d’Italia, avremmo bisogno di pubblicità e la sua visita ci gioverebbe, sarebbe affiancato dalle migliori guide turistiche e potrei presentarle altri bravissimi insegnanti e Presidi che, con tanta competenza e spirito di abnegazione nel totale anonimato e con stipendio minimo, svolgono quotidianamente in maniera egregia il loro lavoro. Fortunatamente ancora ne esistono…”.
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