Cronaca

Sanità, Torchio
tuona: “Perché dividere
Bozzolo da Asola?”

Nella foto l’ospedale “Don Mazzolari” di Bozzolo

BOZZOLO – Il punto di vista di Giuseppe Torchio, sindaco di Bozzolo, uno dei primi a battersi contro la paventata riforma della sanità a livello regionale, con particolari problemi, a detta dello stesso primo cittadino, proprio per i territorio di confine come l’Oglio Po, prende in esame la situazione dell’ospedale di Bozzolo e di quello di Asola. “Si può accettare di vedere Viadana passare sotto l’Oglio Po di Casalmaggiore, ossia sotto Cremona, perché in fin dei conti si tratta di territori che da sempre dialogano e operano come un’unica unità – spiega Torchio – . Penso alla Diocesi o al fatto che lo stesso nosocomio di Vicomoscano sia nato come un’unione di intenti proprio tra Casalmaggiore e Viadana, oltre che Bozzolo”.

Il problema però riguarda quell’unica unità ospedaliera composta da Bozzolo e Asola, che a questo punto rischia di sfaldarsi. “Bozzolo andrà a perdere la sua unicità con questa riforma. Il distretto Asl di Viadana è molto ampio e tocca vari comuni, tra i quali appunto Bozzolo. Ora, sin qui il centro “Don Primo Mazzolari” era l’unico di riabilitazione su un territorio da 420mila abitanti, dunque rappresentava un indubbio punto di forza e di riferimento. Non solo: dato ad Asola si trova il centro per subacuti, ecco che i due ospedali formavano di fatto un unico presidio connesso. Così facendo, con Asola che rimane sotto Mantova e Bozzolo che va sotto Cremona, si sfalda tutto. E’ una decisione arbitrario che non tiene conto della storia del nostro territorio”.

Non solo. Secondo Torchio “non ha senso che Pilastro o Ospitaletto di Marcaria, che rispondono all’Asl di Viadana, finiscano sotto Cremona: non ha senso perché si tratta di territorio, comuni o frazioni che si trovano a 8 km dalla città di Mantova. Scandita così, la riforma non ha senso”. La reazione nel mantovano è stata molto forte e ovviamente ha toccato soprattutto i comuni dell’Oglio Po, più interessati dalla riforma e non basta il fatto che proprio Cremona e Mantova, con le dovute modifiche, rientrano nella stessa ATS, agenzia territoriale della salute, ossia l’area 6 Valpadana. Si tratta infatti di due Aziende Socio Sanitarie Territoriali, ASST, comunque distinte.

Il governatore di Regione Lombardia Roberto Maroni ha spiegato che il risparmio sarà notevole con questo provvedimento, si parla di 400 milioni di euro da reinvestire. Soprattutto lo stesso Maroni sottolinea come il peso della ATS che nascerà unendo Cremona e Mantova sarà superiore, perché è in quest’ottica allargata, fuori dai campanili, che occorre ragionare. Una spiegazione che non convince però gli oppositori e l’opposizione: ed ecco che la battaglia politica è destinata a incendiarsi. Non si escludono gesti clamorosi di protesta, tra i quali anche una possibile marcia su Milano, al Pirellone, dei sindaci del comprensorio con la fascia tricolore sul petto, prima del voto del consiglio regionale previsto il 14 luglio prossimo, che potrebbe avere l’opposizione di Nuovo Centro Destra (che ha già chiesto emendamenti) ma che, numeri alla mano, non dovrebbe trovare ostacoli sulla strada verso l’approvazione.

Giovanni Gardani

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