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Piccinini fa sognare
la Pomì: “Qui perché
voglio vincere ancora”

Nella foto Piccinini, il presidente Boselli e il pubblico durante la presentazione

CASALMAGGIORE – Cento persone alla presentazione nella pancia della Baslenga non si erano viste neppure con Tai Aguero. Molto più che un dettaglio, che rende bene il senso dell’evento. E se qualcuno potrebbe obiettare che stavolta, a differenza di allora (era l’inizio del 2014), la Pomì può mettere sul piatto anche lo Scudetto appena conquistato come giustificazione del crescente entusiasmo, beh, allora basti pensare che per Massimo Barbolini, ex ct della Nazionale e nuovo coach della Pomì Casalmaggiore, i tifosi presenti erano una quarantina. E si parlava di due sole settimane fa.

Francesca Piccinini è il nuovo volto delle rosa: arriva il 12 giugno alle ore 12 con la maglia che porta il suo numero di sempre, ovviamente il 12. Guai però a pensare soltanto a un colpo “mediatico”, per così dire. Massimo Boselli Botturi, presidente rosa, ci mette un attimo a spiegare perché Piccinini, al di là di un palmares da urlo, può ancora dare tanto alla causa di Casalmaggiore e della pallavolo in generale. “Ci siamo convinti che Piccinini poteva fare al caso nostro – ha spiegato il numero uno – dopo averla vista nella gara di ritorno a Modena: abbiamo vinto, è vero, ma sul 2-0 per noi, è stata trascinante e ha portato la Liu Jo al tie break. Non solo: se andiamo a vedere le statistiche, con Tirozzi e Piccinini abbiamo le due migliori posto 4 d’Italia in ricezione e come percentuale di positività d’attacco”.

Peraltro era stata la stessa schiacciatrice toscana a chiarire le sue intenzioni sportivamente bellicose. “Vengo a Casalmaggiore – ha chiarito Piccinini – per provare a ricucire sul petto di questa società sana lo Scudetto, per prenderla per mano in Champions League, una competizione che volentieri torno ad affrontare dopo scelte diverse negli anni passati, e per prendermi l’Olimpiade: sì, l’obiettivo personale è Rio e deve per forza passare da obiettivi di squadra, dunque da un anno da ricordare con la maglia della Pomì. A proposito, il rosa mi dona vero?”. Risposta affermativa. Osservi Piccinini e capisci subito perché è divenuta un’icona della pallavolo nostrana. Perché al di là della conclamata bellezza estetica e delle indubbie doti sul campo (altrimenti non avrebbe vinto 4 Scudetti, 2 Coppe Italia, 5 Champions League e un Mondiale), sorride sempre e sprizza una grande umanità. “Sono felice di vedere tanti giovanissimi, magari pallavoliste del futuro”. Poi scherza: “Ci sono donne di 50 anni che hanno giocato con me quando io ne avevo 18. Ora le 18enni sono le mie compagne: magari giocherò un giorno ancora con una di queste bimbe”.

Il segreto della longevità e dell’essere vincenti, per Francesca, che a 36 anni chiarisce di “volere ancora tutto sul campo, perché la voglia è davvero tanta e non cala mai”, è un mix di umiltà, entusiasmo, lavoro e anche un po’ di fortuna. “Sono felice di essere a Casalmaggiore perché mi sembra un paese a misura d’uomo, che imparerò a conoscere: sono nata a Massa, che non è certo una metropoli, e la tranquillità mi piace, anzi mi aiuta. E poi ho tanti amici tra Parma, Busseto e Modena, che sono comunque cittadine vicine (e qualche fan fedele delle tre città indicate, mentre Francesca spiega, è presente in sala, ndr). Peraltro la Pomì era una bestia nera per Modena, e negli ultimi due anni abbiamo perso ben tre sfide cruciali con Casalmaggiore: sono contenta di ritrovare Imma Sirressi, che con me giocava a Torino ed è cresciuta tantissimo. E sono contenta di avere dalla mia parte Gibbemeyer e Stevanovic, che finalmente smetteranno di fare muri contro”.

Fisicamente Piccinini è integra (“faccio le corna, ma l’anno scorso non mi sono mai infortunata”) e riguardo agli screzi con Massimo Barbolini ai tempi della Nazionale, ora che ritrova l’ex ct, è onesta. “Qualche litigio c’è stato, ma fa parte di un normale rapporto di famiglia. Abbiamo chiarito, siamo persone adulte, ora è tutto a posto, mica ci teniamo le cicatrici: anzi, sono contenta di avere Massimo come allenatore, perché parliamo di un vincente, di un tecnico preparato, che sa fare giocare bene la squadra e di una persona che merita tanto rispetto perché è un vero professionista. E sa anche come gioco: mi piace leggere l’azione, prendere campo partendo anche da dietro e prendere spazi. Ho sempre fatto così e credo sia nel mio Dna”.

Sulla Champions Piccinini si dice fiduciosa. “Il livello italiano, dopo qualche anno non al massimo, sta tornando alto, quindi possiamo fare bene pure in Europa. Di sicuro dovremo essere concentrate, in particolare negli allenamenti ridotti ma intensi che saranno organizzati specie durante la settimana”. Pensiero molto simile a quello espresso da Barbolini soltanto due settimane fa. “Non è stata una questione di soldi – chiarisce poi Francesca – perché mai ho messo prima il portafoglio. Da giovane, a 18 anni, sono stata la prima italiana ad andare a giocare all’estero, in Brasile. Sarei rimasta un altro anno, ma le Olimpiadi di Sidney chiamavano e io dovevo essere vicina a casa per prepararle bene. Poi ho avuto altre occasioni per varcare il confine, ma ho sempre scelto di giocare nel mio paese: per essere serena, tranquilla, per stare vicina a casa, mettendo anche da parte la possibilità di avere conti in banca più cospicui. Credo di essere stata anche una bandiera, dato che a Bergamo sono rimasta 13 anni, sentendomi parte nel midollo di quella società e di quella esperienza”.

Ora però sei a Casalmaggiore e la presentazione al pubblico di tutta la squadra sarà durante la Festa della Zucca al via il 29 settembre. Perché sottolinearlo? La risposta la offre la stessa Piccinini. “La zucca mi piace, il tortello di zucca meno: ma vedrete che andremo comunque d’accordo. Non so se ci sarò alla festa, perché spero di essere convocata in Nazionale in quel periodo. Ma contateci, voglio conoscere questa città quanto prima: in giro mi vedrete spesso”. Osservando il sorriso solare di Francesca, sono pochi i dubbi sulla sua sincerità.

Giovanni Gardani

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