Mafia, “i candidati
prendano posizione
contro discriminazione”
Nella foto, Giovanni Frijio
VIADANA – Emigrato per oltre 30 anni in Germania, difensore della propria identità di provenienza e da qualche anno residente a Viadana, il cavaliere Giovanni Frijio interviene “su una questione sulla quale sono stati scritti tanti libri e centinaia di pagine di giornali: il fenomeno mafioso”. “Scritti con luci ed ombre, distanti da una più ampia analisi e sintesi rispetto ai conflitti socio culturali ed etnici prodotti e conseguenti al sistema di corruzione e concussione di mafie e politica”. Frijio, scrivendo una lettera ad OglioPoNews, offre un’analisi della politica tra mafia e legalità che pubblichiamo integralmente.
Nell’Italia di oggi trova centralità l’affermazione di Acton secondo il quale il potere corrompe ed il potere assoluto corrompe assolutamente. Le numerose inchieste dimostrano quanto sia radicato in Italia il fenomeno mafioso e la concussione del potere politico e di quello burocratico dei colletti bianchi, all’interno dei poteri dello stato a tutti i livelli territoriali. Questa è ormai una convinzione che si sta affermando nella opinione pubblica, rafforzata dagli eventi degli ultimi mesi, vedi indagini della magistratura a cominciare da: dirigente del ministero lavori pubblici, del presidente della camera di commercio di Palermo, Roma capitale, Expo, Mose ecc. Secondo una ricerca OCSE la corruzione in Italia viene percepita al 90% dalla opinione pubblica.
Mentre si pretende un comportamento etico da cittadini ridotti alla fame, la mafia dei colletti bianchi pagati profumatamente dallo stato, lucrano anche sul lavoro degli altri. Siamo di fronte ad una mutazione genetica del potere – politica – mafia che modifica il rapporto tra i ruoli. Infatti quel dato di percezione di corruzione al 90% dimostra che la mafia non ha più bisogno di infiltrarsi nei luoghi di potere, é il potere che prepara e sviluppa accordi: appalti e favori in cambio di mazzette e pacchetti di voti. Si è venuta a creare una situazione dove le grandi imprese del nord, (soprattutto Emilia Romagna e Lombardia) così come le cooperative, più o meno in odore di mafia o di pratiche di attività illegali, pagano il pizzo o pagano con pacchetti di voti a politici e colletti bianchi in cambio di favori e di appalti, i quali vengono poi sub appaltati a basso costo a piccole imprese artigiane, costrette a lavorare a prezzi stracciati. La mafia dei traffici illeciti esiste in tutto il mondo, ma solo in Italia esiste una simile spirale speculativa non più sopportabile, per artigiani e piccole imprese che vogliono lavorare nei margini della legalità.
Bisogna rompere i meccanismi di quel patto scellerato del – vivere e lasciar vivere – che hanno favorito concussione e corruzione sugli investimenti pubblici, producendo danni non soltanto economici e politico istituzionale, ma che sconfinano oggi anche in conflitti socio – culturali generando sensi di colpa da una parte, e dall’altra la demonizzazione per l’appartenenza territoriale. Una generalizzazione che spesso sconfina nel colpevolizzare intere comunità, individuate in quella calabrese o di altre regioni del sud, alimentata spesso da certa stampa più attenta a spettacolarizzare che non ad informare correttamente.
A questo punto diventa necessario un breve cenno su un fenomeno storico del quale bisogna pur tener conto, voglio ricordare a chi dimostra di avere una memoria storica corta, che sono milioni i cittadini del sud che pur di non vivere di assistenzialismo e per non diventare mafiosi, hanno scelto la via della emigrazione, non per libertà di scelta ma per cercare lavoro altrove, al nord Italia, in Svizzera, in Germania ed in tutta Europa, accettando di vivere condizioni abitative e lavorative più difficili, a vivere anche in baracche di legno in Germania, adeguandosi a nuovi lavori e condizioni climatiche diverse, perseguendo pazientemente condizioni di vita migliori. Sto parlando di un popolo vittima della mediocrità politica italiana, vittima di uno sviluppo economico disordinato sul territorio nazionale, che proprio nel momento del miracolo economico italiano, favoriva allo stesso tempo lo spopolamento di una parte del suo territorio. In Germania lo stesso problema è stato affrontato in maniera diametralmente opposta.
Una comunità che merita il rispetto della dignità, di quella forte presenza non solo numerica di cittadini meridionali, che sono ormai giunti alla quarta generazione in diversi comuni e città del nord, e che hanno contribuito allo sviluppo di questi territori, divenendo nel tempo parte integrante della vita economica, sociale, culturale e politica, a testimonianza del loro duro e costante lavoro. Quella stessa comunità impegnata soprattutto nel settore edile, oggi maggiormente colpita dalla crisi occupazionale, senza tutele e soggetta ad una iniqua tassazione basata su anacronistici studi di settore, e che sopporta oggi le maggiori conseguenze del rientro forzato e della via di una nuova migrazione verso l’estero. La generalizzazione del fenomeno mafioso non fa altro che danneggiare quei cittadini che si guadagnano da vivere onestamente e sentono sulle loro spalle questo ulteriore disagio. Per queste comunità chiedo a tutti i candidati sindaci di Viadana, ma anche di tutti i comuni, di prendere posizione contro la discriminazione lì dove queste discriminanti vengono percepite, e lavorare per l’inclusione socio culturale. La mafia c’è ma non si possono sopportare teorie secondo le quali la ‘ndrangheta sia una rete alla quale affiliare tutti automaticamente per provenienza territoriale, per cognome e parentela fino al terzo grado. Aggiungo ancora che le discriminazioni verso i meridionali, oltre ad essere rozze sono anche assurde, nel momento in cui i politici del nord vanno tutti al sud per cercare voti.
Sono sconcertanti a questo proposito le domande che pone qualche giornale sul viaggio di Del Rio a Cutro, lasciando intendere che non doveva andare in un paese dove c’è la Ndrangheta, allora neanche Salvini dovrebbe andare a Napoli ed a Palermo, e ci va nonostante sia convinto che al sud vi sia una diffusa connivenza mafia-politica, mentre risulta evidente che ormai vi è più omertà e connivenza al nord.
Quello stesso giornale si poneva anche la domanda se il viaggio di Del Rio avesse avuto lo scopo di fare campagna elettorale, la risposta è già contenuta nella domanda, per un politico presenziare ad una manifestazione popolare ha sicuramente l’obiettivo di promuovere la propria immagine e raccogliere consensi, ma questo non è un reato. A Cutro in quei giorni c’era anche il candidato del centro destra, infatti qualche giornale locale scrisse: si è spostata a Cutro la campagna elettorale per la elezione del sindaco di Reggio Emilia. Non sto difendendo Del Rio, sto solo cercando di portare il discorso su un piano strutturale logico, pragmatico e reale. A questo proposito non si capisce perché non ci si indigna più di tanto, rispetto a conflitti di interessi, reati di illecito passati in giudicato che producono disfacimento della moralità.
Mentre si spreca tempo a discutere di dichiarazioni inopportune e luoghi comuni ormai condivisi dalla opinione pubblica: la mafia non è “coppola e lupara”, il mafioso non lo si riconosce per il suo comportamento scorretto e minaccioso, sono persone che si comportano bene nel vivere sociale, queste sono affermazioni di validi giornalisti, scrittori e magistrati dell’antimafia.
La domanda è se continuare a ripeterci queste cose oppure pensare a come ridimensionare drasticamente lo stato di cose che rendono necessari interventi incisivi contro la concussione, la corruzione e le speculazioni, colpendo l’illegalità alla fonte, cioè lì dove ha origine. Bisogna che ci siano pene pesanti a politici e poteri burocratici, a tutti i livelli territoriali, che si siano macchiati di reato, ma soprattutto vi deve essere la certezza della pena, se si vuole veramente smantellare questo sistema di potere corrotto. In Italia a differenza di altri paesi europei pagano sempre i più deboli, nel caso degli appalti truccati pagano quelli che hanno realmente lavorato, magari pagando il pizzo, mentre i poteri forti dello stato, i soliti privilegiati della politica non pagano quasi mai, basta andare nelle carceri per vedere quanti ladri di polli e quanti politici o burocrati per reati di concussione e/o corruzione sono detenuti, per rendersene conto. La normativa anticorruzione si occupa molto di falso in bilancio, un po’ meno di concussione e corruzione, legge esoterica per il mantenimento di quei privilegi che tengono in piedi questo sistema. Sicuramente oltre a legislazioni di repressione della illegalità e del fenomeno mafioso, c’è anche bisogno di creare anticorpi socio culturali, ma la parte sana del paese che in passato ha contribuito ad arginare la corruzione, sente oggi il bisogno di punti di riferimento rassicuranti dal punto di vista politico istituzionali, che difficilmente riesce a trovare nei partiti politici, nessuno escluso di quelli che negli ultimi 20 anni hanno partecipato alternativamente al governo.
La gente vuole lavorare senza dover pagare il pizzo alla mafia, alla politica e poteri vari, ma cosa non si fa per avere un lavoro quando si è in condizioni di ricattabilità? Oltre ad una legislazione che rompa i meccanismi di corruzione, necessita anche il ripristino della dignità di cittadinanza, concedendo un reddito minimo a chi non ha nessuna entrata, proprio per toglierli dalle condizioni di ricattabilità. Vi sono due proposte di legge depositate in parlamento sul reddito minimo, anche queste bloccate in parlamento, non si capisce perché si possano dare vitalizi a politici condannati, privilegi esagerati, pensioni d’oro, e non si possono concedere un minimo di diritti di cittadinanza a lavoratori che hanno perso tutto, non si capisce il perché possiamo assicurare vitto e alloggio ad immigrati (richiedenti asilo e/o clandestini) mentre non si fa nulla per famiglie italiane che sono state sfrattate.
Questa non è una questione ideologica, in Germania qualsiasi diritto che viene concesso all’ultimo arrivato, viene prima garantito dignitosamente ai propri cittadini. Un sistema che va cambiato. La politica deve dotarsi di strumenti di maggiore trasparenza per evitare diseguaglianze sociali, speculazioni nel mondo del lavoro di servizi e appalti pubblici. Dopo di che alla giustizia deve rispondere ogni singola persona che si è macchiata di reato, da qualsiasi territorio esso provenga, qualsiasi cognome, qualsiasi attività e qualsiasi funzione egli svolga.
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