Quattrocase ricorda
i Caduti e si dedica
a un futuro di Pace
Nella fotogallery alcuni momenti della mattinata
QUATTROCASE (CASALMAGGIORE) – Non c’è che dire. Quando Quattrocase, una delle più piccole frazioni di Casalmaggiore, organizza eventi in nome della tradizione, questi risultano sempre particolarmente riusciti. Merito di persone che non chiedono mai nulla e si spendono al massimo, precisa Angelo Martani, bersagliere di Casalmaggiore sempre a proprio agio nel ruolo di gran cerimoniere di un evento che, cent’anni dopo l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, ha inteso ricordare i Caduti di tutte le guerre e dare un senso anche a questa celebrazione, pensando al futuro, ossia a un domani di pace.
Una mattinata suggestiva e giocata su più fronti, quasi difficile da riassumere nello spazio di un articolo: dopo la presentazione, nel salone dell’oratorio, del periodico “Quattro passi nella storia… e non solo”, le prime note interpretate con grande maestria e compostezza dalla fanfara dei bersaglieri Ghinzelli di Viadana sono risuonate nell’atrio davanti alla chiesa parrocchiale, mentre sfilavano, una dopo l’altra chiamate agli onori dallo stesso Martani, le forze militari e le forze dell’ordine presenti ciascuna con il proprio gonfalone. Dai carabinieri, ai carabinieri in congedo, dalla polizia, alla polizia locale. E ancora crocerossine, aeronautica militare, alpini, marinai d’Italia (con una sentita dedica ai Marò, ancora bloccati in India per una vicenda giudiziaria al limite del grottesco), gli stessi bersaglieri, la protezione civile. Senza scordare il gruppo di rievocazione storica I Dragoni del Po. Un momento comunitario che, con la folla a fare ala alla sfilata, ha raccolto gli applausi di tutti.
Molti dei presenti, comunque, aspettavano soprattutto il grande corteo con la fanfara dei bersaglieri impegnata lungo la via principale della frazione, che poi è di fatto l’unica strada di una certa grandezza che taglia in due il paesello. Anche in questo caso l’evento pensato dall’Associazione Emergenti di Quattrocase insieme al gruppo di rievocazione storica Il Torrione sul Po non ha tradito le attese: le grandi piume di gallo cedrone sul cappello hanno suonato i grandi classici, fermandosi una prima volta davanti alla Chiesa di San Rocco e San Martino, ristrutturata grazie al lavoro encomiabile di tanti volontari nei mesi scorsi e rimessa finalmente a nuovo. Una chiesa dedicata ai Caduti di tutte le guerre, ricordati uno per uno, per quanto concerne il tributo della singola frazione di Quattrocase, sopra due lapidi ai lati della porta d’ingresso. Da domenica mattina, tuttavia, quel sacello è dedicato ufficialmente alla Pace, proprio per lasciare un segno tangibile di cambiamento.
La fanfara dei bersaglieri ha proseguito il proprio percorso fino al termine della strada, contornata di bandiere bianche rosse e verdi per l’intero tragitto, per poi tornare a passo di carica e regalare tre dei grandi classici, acclamati, applauditi e per molti dei presenti anche particolarmente commoventi: si pensi a “Inno al Settimo”, unico pezzo cantato tra tanti, al “Silenzio”, momento al solito toccante, fino a “Il Piave mormorò…”, il vero simbolo della riscossa italiana nella Prima Guerra Mondiale dopo Caporetto, cantato anche dall’anziana signora seduta sulla carrozzina a pochi passi dalla chiesetta. Si è poi scoperto che questa signora era la nonna di Sara Valentini, assessore alla Frazioni che ha sostituito il sindaco Filippo Bongiovanni con tanto di fascia tricolore al petto. La stessa Valentini, presente assieme all’altro assessore della giunta casalese Gianfranco Salvatore, ha indossato volentieri durante tutta la cerimonia il cappello da bersagliere, che fu del bisnonno. Ma non è stato l’unico momento significativo della mattinata: un’altra signora, infatti, mentre riprendeva l’evento con la propria telecamera digitale, stringeva tra le mani una foto di un bersagliere, in bianco e nero. “Questo era il tuo bisnonno – ha detto ad un certo punto ad un ragazzino vicino a lei – vanne fiero”. In quel momento, in quel quadretto bagnato anche di lacrime sincere si è esplicato tutto il senso della mattinata.
Che ha trovato il proprio simbolismo perfetto durante la messa celebrata da don Ottorino Baronio e animata dal coro guidato dal Maestro Abele Zani. Colui che solitamente dirige i Joy Voices, per l’occasione ha approntato assieme agli stessi ragazzi alcuni canti alpini così che, dietro l’altare, tutti i coristi hanno intonato brani tipici del repertorio bellico con in testa il caratteristico cappello verde scuro con la piuma. Durante la messa, si diceva, don Ottorino ha pure celebrato un battesimo, sacramento di nuova vita in un momento di ricordo di migliaia di morti. E come dimenticare, peraltro, i due bambini che hanno posto un piccolo omaggio floreale e un cero tricolore sotto le lapidi di ricordo ai Caduti? Un cerchio che s’è chiuso di seguito, attorno alle 12.30, quando Rosetta Vicini ha letto un messaggio con il quale, ufficialmente, il sacello di San Rocco e San Martino è divenuto chiesetta dedicata alla Pace. Prima di un rinfresco gastronomico nostrano (con pane, salame e frittata fatta in casa) che ha chiuso un appuntamento intenso e davvero difficile da dimenticare.
Giovanni Gardani
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